Sabato, 14 Aprile 2018 - 18:23 Comunicato 743

Gli adulti si stanno trasformando tutti in eterni bambini digitali?

La domanda è stata al centro dell’incontro a EDUCA in cui Sergio Tramma, docente di Pedagogia generale e sociale all’Università degli studi di Milano-Bicocca ha avvertito: “i bambini oggi apprendono qualcosa nascendo in un contesto in cui la tecnologia è già parte del loro ambiente ed entrano in relazione con adulti costretti, invece, a imparare continuamente qualcosa di nuovo, trovandosi in difficoltà poiché devono ininterrottamente apprendere un sapere, invece di trasmetterlo. Il tutto in una dimensione di dovere, di costrizione sociale e non di piacere”.

Viviamo in un’epoca di grandi cambiamenti, demografici, climatici, economici, politici, sociali, e sicuramente uno degli aspetti decisivi della contemporaneità è la pervasività della tecnologia. Siamo abituati a vedere le tecnologie come strumenti mediante cui interagiamo con il mondo e tra di noi. In realtà da strumento con cui agiamo, la tecnologia sembra essere diventata l’ambiente dentro cui agiamo, andando ad influire sulle relazioni e sulle identità.

Per questo nella seconda giornata del festival dell’educazione, la Fondazione Franco Demarchi ha organizzato oggi l’incontro “Eterni bambini digitali” guidato da Valentina Chizzola, ricercatrice e formatrice della Fondazione stessa. Si è parlato di come le nuove tecnologie, nelle relazione e nell’utilizzo dell’immagine, sembrino minacciare le dimensioni tradizionali dell’essere adulti: senso critico, consapevolezza, mancanza di responsabilità, scarsa percezione del limite.

A tal proposito Sergio Tramma, docente di Pedagogia generale e sociale all’Università degli studi di Milano-Bicocca, sostiene che oggi il bambino storicamente e culturalmente apprende qualcosa nascendo in un contesto in cui la tecnologia già c’è ed entra in relazione con l’adulto costretto, invece, ad imparare continuamente qualcosa di nuovo, trovandosi in difficoltà poiché deve continuamente apprendere un sapere, invece di trasmetterlo. La situazione degli adulti è paradossale, perché dobbiamo continuamente imparare qualcosa di nuovo all’interno di una dimensione di dovere, di costrizione sociale e non di piacere.
Il media editor e formatore Michele Marangi ricorda come le tecnologie siano incardinate in una dimensione culturale, politica e sociale secondo logiche di mercato: “Sono immediate, comode e omnicomprensive e vanno a colmare lo slogan sempre, tutto e subito. Bisogna essere consapevoli però che il loro utilizzo non è legato ad un sapere tecnologico, ma ad un sapere pedagogico”.
Un altro elemento che sembra ormai acquisito è il fatto che oggi si vive in un ambiente in cui il valore dell’immagine sembra prevalere. La domanda allora è: come lo si utilizza attraverso le tecnologie e i social network? Tramma sostiene che l’adulto è affascinato dell’effetto narcisistico che lo rende protagonista senza la fatica di dover imparare ad utilizzare il mezzo fotografico come un tempo accadeva, mentre Marangi sottolinea come sia necessario riflettere sulle immagini che “devono essere spiegate, commentate, narrate, anche se oggi le logiche del mercato sono scisse dal pensiero pedagogico. L’immagine ha una grande potenza, ma bisogna capire come produrla e utilizzarla senza appiattirla ad una dimensione estetica”.
In merito all’influenza della tecnologia sulle relazioni tradizionali, questa è condizionata soprattutto dalle tempistiche. “Lo sviluppo tecnologico è costante e continuo - dice Tramma - e la relazione si sviluppa in tempi sempre più brevi con il rischio di dimenticare la memoria e il passato”. L’elemento chiave nelle relazioni è quindi il tempo in relazione alla spazio. Per Marangi “le tecnologie ci spingono ad avere input e output sempre più veloci, dando per scontato che la relazione debba avvenire velocemente. A questo punto la scelta del mezzo diventa spesso un obbligo e una necessità. Siamo sempre più connessi con il mondo, ma come educatori dobbiamo ricordare che non è la tecnologia che influenza la relazione, ma è l’utilizzo che ne faccio.”
Anche gli apprendimenti oggi sono “mobili”, ma “non bisogna dimenticare - sottolinea Tramma - che l’apprendimento deve essere sempre un piacere da salvaguardare, altrimenti tra un po’ non ne potremo più di apprendere.”
In conclusione Sergio Tramma sottolinea come sia importante che il bambino che c’è in noi debba manifestarsi con la consapevolezza che l’adulto può “giocare” con la tecnologia, ma deve stare attento a non infantilizzare il suo essere. Per Michele Marangi bisogna invece riflettere sui cambiamenti tecnologici e riuscire a comprendere quali sono i codici che funzionano a livello educativo e non di mercato: “Dobbiamo capire quanto lo schermo diventa qualcosa da cui proietto o quando è qualcosa da cui mi difendo. E quindi chi siamo quando nessuno ci guarda?”



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