
Poi Giovannini ha proseguito: "Lo scorso anno sono stati affidati lavori per 40 miliardi e nonostante lo stress del settore vogliamo che ci sia assistenza tecnica. Non tutte le opere partiranno assieme, quelle più grandi hanno bisogno di tempo. Una centrale di progettazione nazionale? Non credo funzionerebbe, la situazione è troppo variegata. Il settore privato deve strutturarsi meglio, serve una qualificazione delle imprese”. Il decreto aiuti è sufficiente? E che ne pensa della modifica dei progetti in corso? “Il meccanismo che abbiamo creato è quello della revisione dei prezzi, prima non c’era. Ora è una clausola obbligatoria, noi speriamo che il 2022 sia un anno eccezionale sui prezzi. La crisi dei chip, per esempio, è un tema importante: dall’Asia ci dicono che non continueranno ad inviarli, anche per motivi ambientali, in Europa. E che ci dovremo attrezzare”. Il tema idrico fa parte del suo ministero: “È fondamentale per il nostro Paese. Non tutti hanno fatto investimenti coerenti su questo aspetto. Il Piano è anche di resilienza” ha osservato Giovannini.
Dopo l’intervento del ministro il teatro Sociale ha ospitato una tavola rotonda sul tema con Antonio D'Amato, presidente Fondazione Mezzogiorno, Giovanna Della Posta, ad Invimit Sgr, Andrea Falleni, ad Capgemini Italia & GSO Capgemini South and Central Europe, Luigi Ferraris, ad gruppo FS Italiane, Gabriele Giudice, vice-direttore direzione affari economici e finanziari della Commissione europea, Nicoletta Parisi, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roberto Garofoli, sottosegretario di Stato presidenza del Consiglio dei ministri, Stefano Stoppani, country manager VISA, Fabio Vaccarono presidente e ad Multiversity Group (CVC Capital Partners portfolio Company) e Marco Venturelli, segretario generale Confcooperative.