La Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droga è stata istituita con la Risoluzione 42/112 del 7 dicembre 1987. Il 19 dicembre 1988, la Conferenza delle Nazioni Unite contro il traffico illecito di sostanze stupefacenti e psicotrope ha adottato la relativa Convenzione, che ha ottenuto un’ampia adesione da parte degli Stati: ad oggi, sono 189 i paesi che l’hanno ratificata.
Secondo un recente rapporto dell’UNODC, l’ufficio delle Nazioni Unite per il contrasto al crimine e alla droga, sono oltre 275 milioni nel mondo le persone di età compresa tra i 15 e i 64 anni che fanno o hanno fatto uso di sostanze stupefacenti negli ultimi anni. Oltre 31 milioni coloro che soffrono direttamente di disturbi legati all’uso di queste sostanze, molte di più quelle coinvolte indirettamente: famiglie, vittime di reati connessi al consumo e al traffico di droga, e così via.
I costi del consumo e abuso di sostanze stupefacenti gravano pesantemente sulla sanità pubblica, sia in termini di prevenzione che di trattamento e cura dei disturbi legati all’uso, ma solo uno su sei, tra i consumatori di stupefacenti in tutto il mondo, ha accesso a cure adeguate.
Le morti direttamente legate al consumo di droghe sono aumentate del 60% dal 2000 al 2015. Il 39% dei decessi riguarda oggi persone di 50 anni o più, segno che il problema interessa più generazioni, e in tre casi su quattro è legato al consumo di oppiacei: l’eroina, insomma, che si pensava confinata al XX secolo, e soppiantata da altre sostanze, è tornata tragicamente alla ribalta e oggi è molto più accessibile che in passato.
L’economia illegale generata dalla droga, infine, ha un impatto enorme sul sistema economico mondiale, e “contagia” anche altri ambiti della sfera produttiva, compresi ovviamente quelli leciti.
Ma cosa possono fare le comunità locali? Ad esempio lavorare per un’efficace prevenzione. "Ce lo hanno chiesto in primo luogo le famiglie – sottolinea Fugatti - preoccupate per quello che potrebbe succedere o già succede ai propri figli. Abbiamo il dovere di raccogliere questo appello con maggiore forza e determinazione. Gli approcci possibili sono molti, e investono una molteplicità di soggetti, ma io credo sia necessaria innanzitutto una mobilitazione culturale netta e senza equivoci: la droga fa male, qualsiasi tipo di droga. Basta con i messaggi sbagliati, che tendono a minimizzare la portata del fenomeno. Dobbiamo costruire una narrazione responsabile, attendibile, che non minimizza il problema. E dobbiamo valorizzare di più il lavoro di chi in Trentino sta già operando in tal senso, costruendo una grande alleanza, oltre ogni divisione”.
Per Samaden “il fatto che si dedichi simbolicamente una giornata a questo problema è importante, ma la sfida ce l’abbiamo di fronte tutti i giorni. Si dice che ogni società ha i drogati che merita. Vorrei far sì che in Trentino si dicesse: no, la nostra è una società che sa produrre al suo interno gli anticorpi adeguati. E dovremmo farlo tutti assieme. Dobbiamo smetterla di dire a ragazzini di 14 anni che certe sostanze non fanno male. Ma soprattutto, dobbiamo mettere al centro i minori e i loro diritti, troppo spesso negati o trascurati”.