Il futuro secondo Massimo Gaggi: "Rischia di essere all’insegna di una frattura sempre più marcata nelle società, frattura che si può già osservare oggi nell’America di Trump, destinata ad allargarsi fra lavori precari e una sorta d’élite che grazie alla tecnologia affronta una vita migliore e anche più lunga".
A discuterne con Gaggi, nell’incontro moderato dalla giornalista Tonia Mastrobuoni, corrispondente a Berlino de "La Repubblica", anche Serena Danna Vicedirettore di “Vanity Fair” che ha sottolineato come negli ultimi anni: "Si sia passati da un’ ondata di quello che si può definire come tecnottimismo ad un’accezione negativa della tecnologia”. Per Serena Danna inoltre: “L’Homo Premium declinato da Gaggi è frutto della rivoluzione digitale e tecnologica. Una rivoluzione che per come viene gestita oggi è destinata inevitabilmente a creare un numero sempre maggiore di diseguaglianze".
Secondo Lucaca De Biase, giornalista e saggista, responsabile di “Nova24” oggi: "Stiamo uscendo da una sorta di ubriacatura collettiva che ha portato ad un mondo senza regole o quasi nella diffusione e nello strapotere dei giganti digitali, da Google a Facebook, cresciuti fino a diventare monopoli. In questo contesto ha prevalso, fino ad oggi, l’idea tutta amerticana del “prima si fa e poi si valutano le conseguenze” mentre in Europa si è sempre stati più prudenti attraverso quel principio di precauzione che ci contraddistingue”. Per Debiase: “Il nostro mondo segnato dalle connessioni fra reti ci da opportunità fantastiche ma ci lascia esposti alla sorveglianza, all’invasione della nostra privacy sempre più opprimente".
Massimo Gaggi ha posto anche l’accento su come i big di quella che per anni è stata la nuova economia, con i mantra digitali della Slincon Valley, abbiano poi di fatto iniziato a ragionare come le vecchie società quotate a Wall Street perdendo il loro spirito originale. Il nostro presente è fatto così di sfide sempre più urgenti per salvaguardare la democrazia e per evitare terremoti sociali e politici, che possono derivare da quella diseguaglianza generata da una tecnologia informatica e soprattutto genetica e biotecnologica nelle mani di pochi eletti.
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