
Il volume, curato da Lia Camerlengo, Alessandro Pasetti Medin e Claudio Micheletti, con un saggio anche di Katia Malatesta, racchiude in un formato agile numerose illustrazioni, frutto di un’apposita campagna fotografica. È composto da una prima parte dedicata ai “luoghi del giardino”, in forma di schede di approfondimento degli episodi salienti del percorso di visita, e da una seconda con saggi via via dedicati alla storia dell’insolito complesso, alla sua fortuna nel tempo, alle fotografie storiche del sito e al suo lungo restauro, appena concluso grazie a consistenti finanziamenti pubblici.
Il giardino è una suggestiva architettura fatta “di mura merlate, di balconi pensili, di serre, di terrazze”, che decorano “l’ultima falda meridionale del colle detto Paion”, come scrisse nel 1927 Luigi Sette, e costituisce una delle particolarità del territorio trentino, visitata da viaggiatori illustri e citata dalle guide turistiche già a fine Ottocento.
Frutto dell’ingegno e della creatività dell’eccentrico e poliedrico Tommaso Bortolotti (1796-1872), che vi profuse le sue sostanze, ha conosciuto nel Novecento un progressivo degrado, dal quale l’ha riscattato un attento restauro che ne ha consentito la regolare apertura al pubblico con visite guidate condotte dall'Ecomuseo. Il complesso si sviluppa in verticale su Dos Paion, prospiciente il centro di Lavis, in asse con il vecchio ponte sull’Avisio, e contiene diverse costruzioni: la casa del giardiniere, una serra con una collezione di agrumi e un giardino d'inverno, terrazze e 'scale moresche', una grotta e le scenografiche quinte di una chiesa, di un palazzo con loggia, di un castello con torre.
A conferma della sua importanza, il giardino dei Ciucioi è stato inserito nel PNRR dedicato ai giardini storici italiani.
Immagini a cura dell'Ufficio Stampa
Intervista assessore Bisesti
Intervista soprintendente Marzatico
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