Venerdì, 24 Gennaio 2014 - 02:00 Comunicato 150

Oggi all'Iprase di Rovereto con gli assessori Olivi e Ferrari
GIOVANI E LAVORO TRA PRESENTE E FUTURO

Un rapporto più stabile, organico, e continuativo fra mondo della scuola e mondo del lavoro, per offrire ai giovani l'opportunità di essere protagonisti del proprio futuro, pur in un quadro economico ancora incerto e che ci "bombarda" con messaggi ansiogeni: questo in sintesi il quadro tracciato oggi pomeriggio a Rovereto, nella sede dell'Iprase, dove sul tema del rapporto scuola-lavoro si sono confrontati studiosi, insegnanti, esperti e rappresentanti istituzionali. Per la Provincia autonoma è intervenuto Alessandro Olivi, vicepresidente della Giunta e assessore provinciale allo sviluppo economico e lavoro, che ha sottolineato l'importanza di superare un modello improntato alla rigida separazione fra il tempo di vita dedicato allo studio e all'apprendimento e quello dedicato al lavoro, anche rivedendo e valorizzando adeguatamente strumenti come l'apprendistato e i tirocini, nonché gli esempi positivi già esistenti, come quello di Meccatronica, e Sara Ferrari, assessora provinciale all'Università e ricerca, politiche giovanili, pari opportunità, cooperazione allo sviluppo, che ha ammonito sul rischio di assumere atteggiamenti troppo protettivi anziché promuovere la cittadinanza attiva e offrire ai giovani reali opportunità. Presenti all'incontro anche la dirigente del Dipartimento della Conoscenza e nuovo direttore dell'Iprase Livia Ferrario l'assessore alla formazione e al patrimonio civico dei saperi del Comune di Rovereto Giovanna Sirotti, e Italo Fiorin, presidente del comitato scientifico Iprase, professore associato di didattica e pedagogia speciale presso l'Università Lumsa A di Roma.-

"Siamo bombardati di dati sulla disoccupazione – ha esordito l'assessore Olivi - che a volte non ci aiutano a capire realmente l'entità dei problemi. Il dato sulla disoccupazione giovanile attuale, attorno al 16% - che scende al 5% se consideriamo la fascia 15-24 anni –indica in realtà uno stato di disoccupazione solo apparente, perché in Trentino, come anche nel resto dell'Italia, la separazione fra sistema scolastico e formativo e mondo del lavoro e delle imprese è molto più rigida che, ad esempio, in certi contesti del Nord Europa. L'alto tasso di scolarizzazione del Trentino, paradossalmente, genera sul piano statistico un alto tasso di disoccupazione, ma in realtà la maggior parte di quei giovani è ancora impegnata a studiare. Io credo che nei prossimi quattro, cinque anni la grande sfida sarà quella di andare verso un modello centrato sull'alternanza e sulla complementarietà fra mondo della scuola e del lavoro, anziché su una rigida separazione. Proprio oggi non a caso la Giunta provinciale ha approvato un atto di indirizzo che indica la necessità di creare una vera e propria filiera tra scuola, occupazione, lavoro. Dobbiamo anche affinare gli strumenti di cui già disponiamo, posto che il lavoro lo si crea innanzitutto con le politiche economiche adeguate: a partire dall'apprendistato, che dovrebbe essere il tipo di contratto principale con il quale il giovane fa il suo ingresso nel mondo del lavoro, che deve essere reso più snello, fluido, meno burocratico; poi i tirocini, rafforzando ulteriormente l'incontro con il mondo dell'impresa. Infine, anche per rispondere a certi attacchi scomposti di questi giorni, io credo che dobbiamo reagire dando fondo alla nostra capacità di innovare anche strumenti come il reddito di qualificazione professionale, o i contratti di solidarietà espansivi, che personalmente vedrei applicati non solo al settore privato ma anche, se necessario, a quello della pubblica amministrazione. Il tutto nel quadro di una grande sfida che attende il nostro Paese: la creazione di un vero e proprio Patto di solidarietà fra le generazioni".
Di necessità di coltivare un approccio interdisciplinare ha parlato invece l'assessore Ferrari, un "approccio, ha detto " a cui nelle aule scolastiche noi ci sforziamo di preparare i nostri giovani. Ma siamo poi noi adulti ad essere spesso in difficoltà, se dobbiamo rinunciare alle nostre categorie. Ciò vale anche per la politica, alla quale si richiede della di saper lavorare con un approccio integrato. E' quello che stiamo cercando di fare anche come Giunta provinciale. Negli anni scorsi si è lavorato molto sulle politiche giovanili e sono stati creati strumenti come i Piani giovani. Ora, a dieci anni dalla nascita di questi strumenti, dobbiamo analizzare le loro potenzialità ed eventualmente ragionare sulla necessità di un loro aggiornamento per rendere i giovani realmente protagonisti delle iniziative che si realizzano sul territorio. Noi dobbiamo insistere sull'autonomia dei nostri giovani, offrendo loro possibilità che ciascuno possa sfruttare al meglio. L'auspicio è che dall'incontro di oggi emergano indirizzi e piste di lavoro che co consentano anche di condividere nuovi strumenti per affrontare la questione giovanile nel modo più corretto".
A tracciare una cornice del contesto sono intervenuti Carlo Buzzi, professore ordinario di sociologia delle generazioni e metodologia delle scienze sociali presso l'Università di Trento (Giovani e lavoro: tendenze, motivazioni e prospettiv); Gustavo Pietropolli Charmet, psicoterapeuta e già docente di psicologia dinamica all'Università di Milano, attualmente è presidente dell'Istituto Minotauro di Milano (Cosa farò da grande? Il futuro dei ragazzi tra vocazioni e vincoli); Anna Maria Ajello, professore ordinario di psicologia dello sviluppo e dell'educazione presso l'Università La Sapienza di Roma (Giovani tra scuola e lavoro); Pasquale Colloca, ricercatore in sociologia generale presso l'Università degli studi di Bologna.
Dopo gli interventi istituzionali e le relazioni di contestualizzazione del fenomeno, sono stati presentati gli esiti della ricerca Le conseguenze della precarietà lavorativa sugli orientamenti politici in provincia di Trento cofinanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto e realizzato da Fondazione Istituto Cattaneo di Bologna (capofila) con Iprase e il Dipartimento di Scienze dell'educazione dell'Università di Bologna con la supervisione scientifica di Piergiorgio Corbetta, professore ordinario di metodologia della ricerca sociale presso l'Università di Bologna. Al centro di questo studio esplorativo due punti, in particolare: la precarietà occupazionale come causa o concausa di possibili fratture sociali e le differenze di atteggiamenti e rappresentazioni fra lavoratori stabili, atipici e disoccupati.
La ricerca è stata fatta su due moduli: una prima parte quantitativa, con questionari strutturati e una seconda parte qualitativa, con interviste in profondità. La rilevazione quantitativa è avvenuta tramite questionario faccia-faccia somministrati a un campione di 270 giovani lavoratori, in fascia 20-35 anni. Il questionario mirava a rilevare dati socio grafici, carriere lavorative, posizionamenti socio-politici.
La rilevazione qualitativa, invece, è stata fatta attraverso la realizzazione di 25 interviste in profondità a giovani disoccupati o precari di età compresa tra i 25 e i 40 anni di età. In generale gli oggetti specifici indagati sono stati l'impatto della crisi economica, l'interesse e il coinvolgimento politico, gli atteggiamenti di fiducia ed efficacia nei confronti della politica, il comportamento elettorale, la partecipazione politica non elettorale, l'associazionismo e la fiducia negli altri.
In particolare dai primi risultati di questa indagine esplorativa sembra che la condizione di precarietà e insicurezza lavorativa, nell'attuale fase di recessione economica in Italia, sia un'importante variabile esplicativa di atteggiamenti e comportamenti politici, nel senso che la differente posizione occupazionale dei giovani lavoratori stabili, precari, disoccupati influenza i loro orientamenti politici.
Per quanto riguarda il coinvolgimento politico le difficoltà occupazionali non allontanano dalla politica come ipotizzato ma hanno un effetto positivo di maggiore coinvolgimento. Sul versante della sfiducia e dell'inefficacia della politica risulta tra gli intervistati un appiattimento generazionale critico e sfiduciato nei confronti della politica istituzionale. Per quanto riguarda l'orientamento ideologico predomina una visione sostanzialmente socialdemocratica, ossia maggiore eguaglianza sociale e più statalismo, con un'accentuazione in questa direzione da parte dei disoccupati. Per quanto riguarda l'orientamento al voto si evidenziano due tendenze. La prima è un esteso rifiuto verso tutti i partiti che si manifesta con l'astensionismo o scheda bianca. Questa tendenza si colloca sul 25/30% degli intervistati ed è maggiore fra precari e disoccupati. Per quanto riguarda la seconda tendenza, ossia quando una preferenza politica è espressa, emergono differenze marcate fra gli stabili e i precari-disoccupati.
Infine, per quanto riguarda l'associazionismo e il civismo, i precari e i disoccupati esprimono una maggiore partecipazione ad azioni di protesta come scioperi, manifestazioni e cortei, e una minore partecipazione associativa specie i disoccupati. Nello stesso tempo presentano una maggiore erosione civica, ossia sfiducia verso gli altri e tendenza a minor rispetto delle regole di convivenza civile.

Foto e immagini video a cura dell'ufficio stampa
All.: audiointerviste agli assessori Olivi e Ferrari e al professor Corbetta; sintesi dei risultati della ricerca Iprase

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