Venerdì, 01 Giugno 2012 - 02:00 Comunicato 1557

Difficile diventare grandi in un sistema che non aiuta a crescere e a diventare indipendenti
GIOVANI DAVVERO POCO BAMBOCCIONI NELL'ITALIA DELLE SCARSE OPPORTUNITA'

I giovani italiani negli ultimi anni sono stati nel mirino di molti politici che dal loro pulpito li hanno definiti bamboccioni e persino "sfigati". Appellativi che hanno spaccato l'opinione pubblica ma che hanno anche attirato l'attenzione su quella "sindrome del ritardo" che affligge il mondo giovanile in Italia. Ma la colpa non è loro, almeno non solo, ma di una società che spesso è incapace di offrire opportunità e prospettive come emerso dall'incontro di oggi nell'Aula Kessler della Facoltà di Sociologia. Dal mondo della scuola a quello del lavoro fino alla scelta di lasciare il tetto famigliare per crearsi una vita propria la crescita del giovane italiano è davvero ad ostacoli e raggiungere l'indipendenza, quasi, un'impresa.-

E' sempre più difficile, ancor più in tempi di crisi, per i giovani italiani affrontare la fase di transizione che li possa portare ad una vita adulta. E il quadro che è emerso dal confronto "Bamboccioni, sfigati e sindrome del ritardo: quale ruolo delle istituzioni nella transizione della vita adulta?" non lascia presagire nulla di buono per il futuro.
Tutto sembra infatti cospirare o quasi contro i presunti "bamboccioni" costretti a confrontarsi con un sistema Paese in cui il mercato del lavoro e il sistema del welfare di fatto non li favoriscono.
Proprio sul lavoro si è concentrato l'intervento di Paolo Barbieri docente di Sociologia a Trento che ha subito sottolineato come la deregolamentazione del mondo del lavoro non abbia aiutato di certo i giovani a trovare un'occupazione: "I dati parlano chiaro - ha sottolineato Barbieri – è dimostrano come gli occupati non siano aumentati e nello stesso siano cresciuti i precari senza avere alcuna flessione del lavoro nero". Ecco cosi che il precariato finisce in Italia per penalizzare sia i giovani che le donne ma l'aspetto preoccupante è che sono bassissimi i tassi di che fuoriesce stabilmente dal precariato per trovare un lavoro fisso. Senza dimenticare i rischi di povertà, ad esempio, per decide di fare dei figli in una simile situazione lavorativa".
La professoressa Stefani Scherer, anche lei docente di Sociologia, ha evidenziato la crescita costante di coloro che vivono con la famiglia nella fascia di età fra i 25 e i 49 anni: "Una situazione che appare strutturale, e cioè correlata alla situazione della società, più che strettamente culturale come sostengono invece molti".
Per Carlo Buzzi, direttore del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell'Università di Trento, i giovani italiani sono consapevoli della loro situazione: "I giovani sono realisti – ha spiegato Buzzi – e si rendono conto che per uscire di casa servono soldi e lavoro". Questo non significa che una parte di giovani pur lavorando facciano comunque la scelta di restare nel loro nucleo famigliare. In questo caso è interessante osservare come siano pochi coloro che partecipano alle spese della loro famiglia pur lavorando e come spesso a spingerli ad allontanarsi dai genitori sia un altro aspetto: la famiglia col crescere dei figli tende a chiedere loro un maggior impegno nella condivisione degli oneri di lavoro domestico. E questo spesso è uno dei motivi che spinge i giovani a lasciare la "vecchia" abitazione.
Sia Massimo Livi Bacci, docente di Demografia presso la Facoltà di Scienze politiche all'Università di Firenze che Gabriele Ballarino, che insegna presso il Dipartimento di Studi del lavoro e del welfare della Statale di Milano, hanno posto l'accento sul mondo della scuola e dell'Universitàsottolineando come a parità di istruzione le origini sociali in Italia continuino ad avere un effetto significativo sulle opportunità di occupazione al termine degli studi. Un segnale di come sia quella della mobilità sociale una delle sfide da affrontare per dare ai "bamboccioni" qualche possibilità in più.

Per seguire e partecipare al Festival l'hashtag ufficiale è #festivaleconomia

-