Giovedì, 23 Maggio 2024 - 23:05 Comunicato 1238

Francesca Michielin; la responsabilità di essere artista tra impegno e fragilità

“La vita non è una lista di successi ma quello che vivi ogni giorno, un artista deve quindi raccontare tutto, anche le proprie cadute e le proprie debolezze”. Queste alcune delle parole più significative di Francesca Michielin protagonista giovedì sera dell’appuntamento fra musica e parole “Di quello che ancora non c’è e di quello che ci sarà” al Teatro Sociale per il Festival dell’Economia. La cantautrice veneta si è raccontata, fra vita privata e professionale, alla giornalista di Radio 24 Marta Cagnola senza nascondere anche i suoi recenti problemi di salute.
Di quello che ancora non c’è e di quello che ci sarà - Chiacchiere e musica con Francesca Michielin e Marta Cagnola Nella foto: Marta CAGNOLA; Francesca MICHIELIN [ Daniele Paternoster - Archivio Ufficio Stampa PAT]

Ad aprire la serata Francesca Michielin al pianoforte fra le note di due delle sue canzoni di maggior successo:  “Quello che ancora non c’è” e “Bolivia”.

Le prime parole dell’artista sono state sul rapporto con i suoi fan più giovani: “Avere 29 anni  è una cosa super hard core perché ora non mi perdonano niente. Sto entrando nel mondo degli adulti e vedere ai concerti bambini che cantano le mie canzoni è strano, mi sento molto responsabile nei loro confronti anche se mi chiedo quanto sia giusto visto che non salvo delle vite”.

Per poi aggiungere: “Penso che ogni artista debba essere libero di esprimere anche il suo lato non politically correct ma non posso fare a meno di chiedermi a chi sto parlando, per chi faccio le canzoni e quindi cresce sempre più in me la voglia di raccontare qualcosa affinché possa essere utile”.

La cantante di Bassano del Grappa ha affrontato anche il tema della frenesia del nostro presente: “Dopo il covid ho provato un senso di sopraffazione perché in qualche modo dovevamo recuperare il tempo perso. Mi sembra che anche in musica sia così: c’è ansia e foga di fare tante cose, di non perdersi nulla, escono tante canzoni ma durano poco e molte non se lo meritano. Bisogna allenarsi alla lentezza e prendersi il proprio tempo perché le cose belle resistono ”.

La musica è fatta di emozioni ma anche di impegno per la Michelin che racconta la sua partecipazione all’Arena di Verona al concerto “Una. Nessuna, centomila”: “ Ero agitata perché mi avevano affidato pezzi non proprio facili ma è stato bello, ho provato un senso di comunione perché eravamo tutte insieme con un senso”. Più recente la sua partecipazione al concerto del 1 maggio a Taranto: “Ho suonato due versioni di “Nessun grado di separazione” che è diventata abbiamo “Nessun grammo di retribuzione”, un titolo che fa ridere ma anche riflettere. È stata una scelta precisa essere a Taranto perché è un palco libero e pensante. Parlare di lavoro nel campo musicale è importante perché dopo la pandemia il settore è uscito con le ossa rotte”.

Francesca Michielin ha poi parlato di un tema delicato come quello che si lega alla sua salute: “Sono molto riservata riguardo la mia vita privata perché voglio salvaguardare la mia sfera personale. Mi sono interrogata se condividere l’intervento che ho subito perché non volevo diventare la mia malattia. Poi mi sono detta che era il momento di vivermi questo corpo imperfetto, di condividere la paura e la speranza che dopo si può tornare a una vita normale e di raccontarlo. Ho sempre parlato di fragilità nelle mie canzoni perché non credo serva sempre mostrarsi forti. Non si vive per ostentare anche se spesso i social ti portano a questo”.

(fds)


Immagini