Domenica, 14 Ottobre 2018 - 17:01 Comunicato 2492

Fondriest e Paternoster: passato, presente e futuro del ciclismo per le vie della città

Una pedalata domenicale molto diversa dal solito, quella che oggi pomeriggio ha coinvolto una ventina di appassionati. A fare da apripista, infatti, niente meno che due campioni trentini del ciclismo: Maurizio Fondriest, la stella degli anni ’80 – ’90, e Letizia Paternoster, la promessa azzurra delle due ruote.

Partita da Piazza Dante, per dirigersi verso sud in direzione Mattarello e risalire poi lungo via Rosmini e attraversare Piazza Duomo, la piccola carovana di ciclisti di ogni età ha seguito Maurizio Fondriest e Letizia Paternoster per circa diciassette chilometri, accompagnata dagli applausi a bordo strada dei tanti partecipanti al Festival. Un’occasione per i circa venti amanti della pedalata, per seguire più concretamente che mai le orme dei loro idoli. In prima fila, infatti, due grandi stelle del ciclismo: Letizia Paternoster e Maurizio Fondriest. Appena diciannovenne, la Paternoster ha voluto raccontare, prima della partenza per il piccolo tour cittadino, le sue prime esperienze in bicicletta: «Avevo 5 anni, la prima volta che ho iniziato a gareggiare in bici. Ho provato ogni disciplina possibile sulle due ruote, dalla mtb, al pump truck, ma pista e strada restano i miei due grandi amori tra i quali non saprei mai scegliere; cerco semplicemente di dividermi tra loro, con un giusto equilibrio» - racconta. Ma quali sono le più grandi soddisfazioni e i sogni di una ragazza che vince quasi tutto e che, solo nel 2017, si è portata a casa otto ori tra Europei e Mondiali, nonché il titolo europeo assoluto nel quartetto dell’inseguimento? «Il momento migliore del mio percorso atletico è stato la prima vittoria in maglia azzurra, è stato rappresentare l’Italia» - dichiara - «e in nome di quella sensazione dico a tutti i bambini presenti di tenere duro, se sognano un futuro nello sport, perché le difficoltà ci sono e sono tante, ma senza bassi non si arriva mai in alto. Il mio sogno, invece, continua ad essere, come per qualsiasi atleta al mondo, una vittoria alle Olimpiadi». Cresciuta tra le file del team Cristoforetti Fondriest Anaune, Letizia è nata a Revò e cresciuta a Cles, proprio come il suo maestro, Maurizio Fondriest, che ironizza: «Oltre a noi, la Val di Non ha prodotto anche Moscon. Sembra quasi che la nostra valle sia nel tempo entrata in competizione con tutto il Trentino, per battere grandi nomi come Moser. Scherzi a parte, quando ho esordito io nel ciclismo, nel ’75, non esisteva nemmeno il primo giovanile; sicuramente l’investimento fatto nel settore è fondamentale per scovare nuovi campioni». Pur avendo come anno di gloria il ’93, con i suoi 26 successi portati a casa, Fondriest festeggia quest’anno i 30 anni dalla vittoria del Mondiale, all’età di 23 anni: «Un anniversario che ho voluto celebrare andando a Santiago di Compostela e incentrando il mio viaggio sulla sicurezza stradale. Sono infatti partito con 14 magliette di ragazzi, molti dei quali ciclisti, morti sulla strada a causa di incidenti e di autisti disattenti» - racconta. Un percorso, quello della sensibilizzazione, che promette di proseguire in futuro, in parallelo all’attività di produzione di bici, «perché anche se l’agonismo non c’è più, il ciclismo è un mondo vasto che continua a darmi tanto e ad appassionarmi totalmente».



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