Domenica, 14 Ottobre 2018 - 08:33 Comunicato 2482

Federico Buffa strega il pubblico con il racconto dell’epica sfida fra Muhammad Ali e George Foreman

La vis affabulatoria del giornalista sportivo Federico Buffa ha incantato, sabato sera, la platea di un Teatro Sociale all’insegna del tutto esaurito per lo spettacolo “Night in Kinshasa”. Una performance fra musica e parole quella del noto giornalista che ha rievocato con un forte ritmo narrativo il leggendario incontro di boxe che si è svolto nell’autunno del 1974 a Kinshasa in Zaire. Una sfida entrate nella storia di questo sport quella fra Muhammad Ali e George Foreman che andò ben oltre il mero contesto del pugilato trasformandosi in uno di quei momenti di riscatto sociale in grado di mutare a suo modo la storia.

Accompagnato sul palcoscenico del Sociale dal pianoforte di Alessandro Nidi e dalle percussioni di Sebastiano Nidi, all'interno della cornice visionaria della regista Maria Elisabetta Marelli, Federico Buffa ha tenuto i presenti inchiodati alle sedie. Un ritmo narrativo insieme sincopato ed avvincente ha avvolto uno spettacolo che ha preso le mosse dalla scelta del folle e sanguinario dittatore africano Mobutu di organizzare proprio in Zaire un match per il titolo mondiale dei massimi. I protagonisti dell’incontro erano due miti della boxe come Cassius Clay, diventato Muhammad Ali dopo la conversione all'Islam e il detentore George Foreman: fra i due, entrambi afroamericani, ci sono sette anni di differenza a favore del venticinquenne Foreman ma nonostante il colore della loro pelle fosse uguale tutti si schierarono in favore di Alì. La gente di Kinshasa in quel momento infatti vedeva Ali come il nero d’Africa che tornava dai suoi fratelli mentre George i personificava un uomo di colore che era diventato complice dei bianchi. La narrazione di Buffa ha posto l’accento più volte su quel grido estremo, «Alì bomayé» ovvero «Alì uccidilo»,  che accolse Alì in quel tormentato stato africano e lo accompagnò per tutto il periodo che precedette lo scontro. Ma il racconto del match diventa anche una scusa per parlare dell’efferato Mobutu, pronto anche a minacciare di morte i famigliari della nazionale di calcio approdata ai Mondiali, e di un Paese che era stato oltraggiato, prima della dittatura, dal colonialismo belga di Re Leopoldo II che si distinse per le sue brutalità. Oltre la storia ovviamente c’è il pathos dell’incontro allo Stade Tata Raphaël di Kinshasa nello Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo) che passò alla storia con il nome di The Rumble in The Jungle ("La rissa nella giungla") e viene ricordato anche per essere stato il primo organizzato da Don King. Il manager americano fiutò i fatti l’affare dopo aver compreso la volontà di Mobutu di fare leva su quella sfida per aumentare agli occhi del mondo il suo prestigio. Il match iniziò alle 4 del mattino per permettere al pubblico americano di assistere alla diretta televisiva serale e, come ha raccontato Federico Buffa, vedeva Foreman nel ruolo di favorito assoluto anche secondo i bookmaker. Ma alla fine, dopo un duro scontro, ad avere la meglio fu Muhammad Ali che con un terribile diretto al viso, durante l’ottavo round, mise a terra di schiena Foreman. Il ring e le sue emozioni diventano un volano usato da Buffa per parlare anche di musica perché come corredo al "Rumble in the Jungle" Mobutu pensò bene di organizzare quello che diventò uno dei più grandi concerti della storia africana con artisti diventati leggende quali Miriam Makeba, BB King e James Brown.



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