Domenica, 13 Ottobre 2019 - 17:42 Comunicato 2564

Eiter – Mingolla: «Un modo di guardare il climbing tutto al femminile, esiste»

Si parla di “arrampicata di genere”, coniando un nuovo termine, al Festival dello Sport con Angela Eiter, la prima e unica donna ad aver salito un 9B, e Federica Mingolla, miglior climber italiana del momento. Perché le donne, a detta di entrambe queste campionesse ed esploratrici di nuove vie, «hanno un modo diverso di arrampicare, più lento, concentrato e meno dispendioso di energia, e pertanto possono portare nuove letture nel mondo del climbing».

Leggere una parete, una via, con un alfabeto tutto nuovo, per due fenomeni come Angela Eiter, colei che, prima al mondo, ha affrontato la Planta de Shiva nell’ottobre 2017, portando l’arrampicata femminile a un nuovo livello, e Federica Mingolla, tra le poche al mondo ad essere andata a caccia di vie e falesie tra il Pakistan e la Groenlandia, è cosa abbastanza ovvia e naturale. È con naturalezza estrema, allora, che affrontano il tema di questo nuovo sguardo al climbing: «Per me, fare quel 9B, è stato del tutto spontaneo» - racconta l’austriaca, quasi non si trattasse di un’impresa da record - «mi trovavo lì, cercavo una via più bassa, che fosse 9A, ma non riuscivo a trovarla. Grazie all’incoraggiamento di mio marito, e, ammetto, anche all’ispirazione e al supporto di Adam Ondra, sono riuscita in questo progetto. È vero, è la prima volta che accade, nel mondo femminile, ma il bello di questo sport è proprio la motivazione che viene trasmessa dall’uno all’altro» - continua - «spero quindi di essere di ispirazione per molte altre donne dopo di me». Meno interessata a codici e definizioni, è invece l’italiana, che ha come sogno nel cassetto, dopo che sarà diventata guida alpina, «quello di dedicarmi ad una via difficile ma bella. Non l’ho ancora trovata, ma so che quando capiterò sotto una montagna e penserò “non ce la farò mai”, sarà lei quella giusta». Innovatrici, scopritrici e amanti delle sfide: entrambe queste climber nascono in palestra e negli ambienti di gara, ma entrambe prediligono, ad oggi, il rapporto con la natura, la montagna, la roccia. «Io amo le vie lunghe, quelle che posso fare con mio marito, con calma, immergendomi nell’ambiente» - dichiara Eiter - «l’arrampicata è uno sport unico perché è come una storia senza fine: ogni volta troverai una nuova montagna, o una nuova via, o una nuova roccia, o solo un nuovo modo di scalarla». Più decisa nella scelta persino di una roccia del cuore, Mingolla, che conclude: «Per me le migliori arrampicate si fanno su granito. È una pietra che puoi sempre reinterpretare. E poi è legata emotivamente ad una mia esperienza, quella nella Valle dell’Orco, in Piemonte, lungo la cosiddetta “Itaca nel sole”, una via senza appigli, che mi è costata ben quattro anni di studio, pianificazione e allenamento, prima di completarla, eppure non saprei davvero descrivere sensazione più bella di quella positività che mi pervadeva, ancor prima di partire, il giorno in cui poi ce l’ho fatta. Il granito è una pietra positiva, ecco».



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