Venerdì, 12 Aprile 2019 - 18:45 Comunicato 794

Dialogo sulla funzione genitoriale e sulle fragilità di piccoli e grandi
Educa: bambini, quanto fastidio

Genitori terrorizzati dalla fragilità dei figli. Insofferenza degli adulti nei confronti dei bimbi. Accade nelle famiglie, per strada, in pizzeria. Giampaolo Nicolais e Paola Venuti raccontano il paradosso di un’epoca nella quale tutti parlano dei bambini e dei loro diritti, ma in realtà si respira ostilità nei loro confronti: non se ne fanno più e danno fastidio. Oggi pomeriggio a Educa i due esperti si sono confrontati sul mondo dell’infanzia e sul ruolo dei genitori. Tutto sembra ruotare intorno ai bambini, eppure è un’attenzione piena di ambiguità.

Paola Venuti, direttrice del Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive dell’Università di Trento e coordinatrice scientifica del Festival Educa, e Giampaolo Nicolais, professore di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione dell’Università Sapienza di Roma, hanno dialogato nell’incontro “Cosa significa essere genitori oggi” partendo da due loro libri: “Basi biologiche della funzione genitoriale. Condizioni tipiche e atipiche” per Venuti, scritto assieme ad Alessandra Simonelli e Paola Rigo, e “Il bambino capovolto. Per una psicologia dello sviluppo umano” per Nicolais.
Venuti ha invitato a non mettere in contrapposizione il binomio natura e cultura. Infatti, comportamenti geneticamente determinati, temperamento dei genitori e temperamento del bambino s’integrano con modelli culturali e religiosi, educazione ricevuta da entrambi i partner e personalità dei genitori.
Venuti ha descritto la funzione genitoriale come una funzione complessa che consiste nel prendersi cura di chi ha bisogno (della prole come dei genitori anziani). La funzione genitoriale serve al bambino a soddisfare bisogni primari e ad acquisire competenze cognitive, sociali e strumentali che gli permetteranno di adattarsi all’ambiente.
Venuti ha illustrato studi e ricerche svolte in ambito universitario. Emerge che la struttura di base del comportamento parentale è basata su segnali biologici prodotti dal cucciolo e da specifiche reazioni a quei segnali determinate dall’attivazione di specifiche aree neurali. Con alcune differenze tra donne e uomini. Un esempio? Di fronte al pianto dei bambini, le donne interrompono i pensieri erranti, gli uomini no.
Nicolais si è soffermato sul paradosso di un’epoca nella quale tutti parlano dei bambini e dei loro diritti, ma in realtà si respira ostilità nei loro confronti: non se ne fanno più e danno fastidio. Nel Novecento, finalmente, si era scoperto cos’è il bambino, con le sue caratteristiche e i suoi bisogni. Ma ora, celebrandolo, lo si ignora. Una delle ragioni è che non si può stare di fronte al bambino se non decentrandosi e che il bene del bambino è il vero che sappiamo di lui.
Nicolais ha ragionato in particolare su tre capovolgimenti avvenuti nei riguardi dell’infanzia. Si è soffermato, innanzitutto, sull’intercorporeità. Ha parlato di inumanità della maternità surrogata se si considera lo sviluppo intercorporeo che avviene nei 9 mesi di gestazione. Ma c’è un’ideologia del desiderio imperante. Ha poi analizzato la resilienza. Si pensa che i bambini siano fragili, che possano andare in mille pezzi. I genitori sono terrorizzati e non sanno che, fin da piccoli, si è fatti per essere resilienti.
Infine un invito a valorizzare la moralità dei bambini e la loro ricerca di cose grandi e a riscoprire la funzione di guida che i bambini si aspettano dagli adulti.

Paola Venuti

 

Giampaolo Nicolais

 



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