Venerdì, 28 Settembre 2012 - 02:00 Comunicato 2942

EDUCA - ORIENTAMENTO: L'IMPORTANZA DELLA RETE E LA NECESSITÀ DI UNA ADEGUATA VALUTAZIONE DELLE COMPETENZE

È stato l'orientamento il tema al centro di due incontri proposti oggi all'interno di EDUCA dal Centro di formazione continua e aggiornamento del personale insegnante. Una pratica si configura all'interno di un sistema che comprende scuola, famiglia, società e mondo del lavoro. E la valutazione delle competenze gioca un ruolo essenziale.
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"Quello della rete è stato un tema centrale di EDUCA fin dalle sue prime battute giovedì pomeriggio" ha affermato Luciano Covi, direttore del Centro per la formazione continua del personale insegnante di Rovereto. "La rete non è statica ma è legata ai vari contesti sociali, le cui caratteristiche influenzano le pratiche di orientamento. Oggi dobbiamo tener conto della mobilità, delle difficoltà ad immaginare il futuro, della dimensione professionale diventata sinonimo di progetto di vita, del fatto che ci attendiamo da ciascuno che si prenda cura di sé in modo autonomo. Per questo, pur continuando a rispettare le propensioni individuali, nell'orientamento è necessario abbandonare l'approccio psico-attitudinale in favore di quello formativo-educativo". E' il concetto di auto-orientamento, ovvero la maturazione di competenze orientative lungo l'intero arco della vita dell'individuo, per poter rispondere efficacemente ad esigenze che mutano con l'età.

"Questo contesto sociale, unito alla modificazione delle politiche pubbliche, provoca la comparsa delle reti, che sono risorse per interventi organici a sostegno della formazione", ha confermato Theofanis Vervelacis, esperto nella gestione strategica di servizi. "Le reti nascono per organizzare l'azione di più attori e reperire le risorse necessarie per affrontare problemi complessi, non più gestibili individualmente". I vantaggi di un lavoro organizzato in questo modo sono stati evidenziati dalle testimonianze dei vari docenti che si sono susseguiti nel corso del pomeriggio.
"A ogni individuo vanno forniti gli strumenti per costruire il miglior percorso di vita. La rete favorisce il confronto, la riflessione teorica e operativa e una visione dettagliata e complessa allo stesso tempo", ha affermato Oliva Marella, referente delle reti di orientamento Franciacorta Brescia. Questo significa che un intervento orientativo limitato alle sole classi terze medie non funziona più. "Per combattere l'abbandono scolastico e aumentare l'autostima dei ragazzi, abbiamo esteso l'orientamento anche alle classi seconde", ha confermato Andrea Piccardi dell'Istituto comprensivo di Carcare (Savona), un territorio a forte vocazione industriale che ha visto la chiusura negli ultimi 6 anni di aziende per un totale di 6mila occupati.

Le reti in provincia di Trento hanno avuto sviluppo nelle zone più periferiche e questo dato richiederebbe delle riflessioni sul rapporto tra scuola e territorio. Due le esperienze presentate: quella di Primiero e delle Giudicarie Esteriori. "La rete serve a superare il senso di concorrenza, differenza, pregiudizio tra le scuole" secondo Delia Scalet, insegnante e referente per il Tavolo dell'Orientamento del Primiero, un territorio dove "la rete coincide con la comunità stessa. Seguendo il motto "vicini ma non troppo" e partendo dalla premessa che la scuola da sola non educa, abbiamo voluto diffondere il concetto di orientamento formativo, da zero anni in su". Concorda Elena Valduga, referente per il Tavolo dell'Orientamento delle Giudicarie Inferiori: "Dobbiamo accompagnare, sostenere e formare l'individuo dalla scuola materna in poi. La rete ci ha aperto l'orizzonte, permettendo l'integrazione di una molteplicità di punti di vista provenienti da un territorio montano con 37.550 residenti dei quali 4860 studenti di cui 7,2% stranieri".

Il sistema formativo e suoi criteri di valutazione degli studenti sono adeguati ad una società in cambiamento e in crisi? Alla tavola rotonda sul rapporto tra orientamento e valutazione hanno partecipato due docenti di didattica generale, Mario Castoldi dell'Università di Torino, e Lucio Guasti, dell'Università Cattolica di Milano, accompagnati dal direttore del quotidiano L'Adige Pierangelo Giovanetti, che si è domandato se, considerati i dati del rapporto sul lavoro presentato di recente dal CNEL, la scuola sia davvero in grado di rispondere alle esigenze della società, di valutare gli studenti e quindi di orientarli al meglio.
Parrebbe di no. Per il professor Guasti, "il trittico integrato perfetto è costituito da conoscenza, abilità e attitudini. C'è un ragionamento errato alla base dello storico predominio della conoscenza sulle competenze. Queste devono essere gli elementi fondanti del curriculum e ciò richiede un profondo cambiamento nella scuola".
Anche per il professor Castoldi è necessaria "una svolta epocale. La valutazione scolastica oggi non è adeguata perché ancora troppo separata dal momento formativo. L'oggettività è poi un mito fuorviante. Il concetto di competenza fa riferimento alla capacità di mettere in collegamento realtà e saperi e può rimettere al centro la funzione orientativa, che altro non è che la sfida di costruire un progetto di vita".

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