Venerdì, 28 Settembre 2012 - 02:00 Comunicato 2943

EDUCA - LOTTA ALLE MAFIE E ALL'EVASIONE

La mafia non è prodotto esclusivo del sud, ma un fenomeno diffuso ma c'è evidentemente chi chiude gli occhi. Ecco perché è necessario nominarla a voce alta senza temere di spaventare la gente, educare al rispetto delle regole a scuola, ma anche nelle amministrazioni pubbliche. Da Corsico un esempio per tutti i comuni d'Italia.
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A 20 anni dalla morte di Falcone e Borsellino, a EDUCA ci si interroga sull'educazione come uno dei più potenti strumenti di lotta alla mafia. Mafia che – contrariamente allo stereotipo che la vuole solo al sud – è diffusa in tutta Italia. "Troppo a lungo la mafia è stata considerata prodotto esclusivo di un mezzogiorno arretrato e plebeo e forse troppo spesso identificata solo con Cosa Nostra – ha affermato Enzo Ciconte, uno dei massimi studiosi in Italia di ‘ndrangheta al seminario di questo pomeriggio "Mafia non eroi ma cittadini". La ‘ndrangheta calabrese si basa sulla famiglia naturale (Cosa Nostra è classificata in base al nome del territorio) e questo è il suo vero segreto, perché riesce a crearsi automaticamente un forte scudo. Ed è stato proprio lo strumento della famiglia a permettere agli ‘ndranghetisti di muoversi nel nord Italia e all'estero, lasciando il centro di comando al sud." "La ‘ndrangheta ha iniziato ad infiltrarsi al nord con il boom economico degli anni 50-60 che ha fatto scattare la richiesta di manodopera. Questo ha naturalmente portato molti meridionali a spostarsi per cercare lavoro, ma assieme alla gran parte di persone oneste, è arrivato anche chi voleva solo sfruttare lo sviluppo economico di quell'epoca. Non lo hanno fatto con la violenza, come al sud, ma inserendosi nei subappalti o cominciando piano piano ad occupare territorio senza creare allarme sociale". Ma la mafia non può esistere senza la collaborazione della politica ed in particolare delle amministrazioni comunali. "Ecco perché è necessario nominare la parola "mafia" a voce alta senza temere di spaventare la gente ed avviare azioni pratiche per contrastarla" – ha affermato Maria Ferrucci, Sindaca di Corsico, comune alle porte di Milano, socio dell'associazione "Avviso Pubblico. Enti locali e Regioni per la formazione civile contro la mafia". "La passione per il tema della legalità – ha spiegato Maria Ferrucci – è nato in me quando insegnavo, prima alle elementari, poi alle superiori. La legalità parte da un concetto molto semplice: il rispetto delle regole, che tutti i docenti dovrebbero insegnare ai propri studenti. La democrazia ha bisogno di cittadini che sappiano essere coscienti, ecco perché è necessario educare le persone, fin da piccole, alla consapevolezza. Nel 2008, quand'ero assessore, già si cominciava a parlare di crisi e crisi nel nostro territorio significa spalancare le porte a chi ha molti soldi, puliti o meno, da investire. È stato quello il momento in cui ho deciso di fare un'azione forte, bisognava parlare ai cittadini. Come? Andando in piazza a leggere Gomorra, dalle 10 di mattina alle 10 di sera. Lo abbiamo fatto per metterci la faccia, in un momento in cui Saviano era sotto i riflettori in maniera molto pesante. Mi aspettavo che tutti i consiglieri comunali leggessero, ma non è stato così. Non è stato così nemmeno per qualche assessore, che in seguito, infatti, ha costituto una lista civica con nomi molto inquinati." Maria Ferrucci ha costituito all'interno del suo comune il gruppo legalità, coinvolgendo amministratori, dipendenti pubblici, polizia municipale per cominciare a combattere la ‘ndrangheta sul piano del diritto amministrativo.
Un altro aspetto su cui Il comune di Corsico sta investendo è la lotta all'evasione: "abbiamo stipulato una convenzione con l'Agenzia delle Entrate per poter accedere ai dati relativi ai redditi e alle utenze domestiche di persone giuridiche ed enti pubblici. Abbiamo fatto denunce per un milione di euro, soldi che poi tornano nelle tasse del comune di Corsico e vengono direttamente utilizzati per migliorare la città. Abbiamo iniziato a creare delle banche dati per individuare atti illegali o evasioni fiscali. Facendo, ad esempio, un incrocio di dati fra unità immobiliari registrate come sfitte e utenze domestiche, siamo riusciti a scovare molte attività illegali: dall'affitto in nero a chi spaccia droga o a chi è coinvolto nel traffico di armi. O ancora, riusciamo a monitorare le attività illecite attraverso "l'indice di mafiosità", diamo cioè un punteggio a certi fattori in base al rischio: un'attività che prevede un alto smercio di contanti (come ad esempio il compro oro), gestita magari da un ragazzo piuttosto giovane che riesce ad avere un fatturato molto alto in poco tempo e uscite molto basse, avrà un punteggio totale molto elevato ed entra così automaticamente nella "zona a rischio". A quel punto chiamiamo carabinieri o magistratura per un controllo".

Service video a cura dell'ufficio Stampa della Provincia autonoma di Trento
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