Sabato, 29 Settembre 2012 - 02:00 Comunicato 2956

EDUCA - LA CULTURA DELLA CRISI UCCIDE IL FUTURO

Per immaginare costruire il domani i giovani hanno bisogno di adulti che non stiano ad aspettare che le cose cambiano, che la crisi tramonti. Occorre agire ed insegnare responsabilità, umanità, lucidità e integrità, cosi il filosofo Roberto Mancini oggi a EDUCA-

Come possiamo oggi riaprire il futuro? E' questo l'interrogativo cui ha provato a rispondere il filosofo Roberto Mancini ospite oggi a EDUCA. "In molti Paesi della Terra - ha affermato il professore di Filosofia teoretica all'Università di Macerata e docente all'Accademia di architettura dell'Università della Svizzera italiana - ci sono popoli che chiedono giustizia, in Italia non è così: stiamo fermi, siamo come paralizzati. Invece dovremmo assumerci la responsabilità di cambiare. Responsabilità è parola pesante che sa di moralismo e che nella nostra cultura cattolica è legata alla colpa. Ma se noi venissimo al mondo irrimediabilmente condannati, l'educazione stessa non avrebbe alcun significato". La responsabilità, secondo Mancini, nasce dal dono della vita, è libertà di poter fare una scelta: "in ogni situazione possiamo aprire altre modalità di stare al mondo e il calcolo degli effetti non li si deve fare prima; è l'esperienza, infatti, che genera il sapere". Secondo Mancini non si può continuare ad aspettare un leader politico come Ghandi o Martin Luther King: "guardatevi intorno e vedrete che non ci sono. Nella politica e nell'antipolitica, nei partiti e nei movimenti non c'è una visione della società. Sono le persone normali che possono cambiare le cose". Limitarsi a registrare che c'è crisi è inutile: anzi secondo Mancini occorre smettere di usare questo termine: "è parola ideologica perchè indica allo stesso tempo il fenomeno e la sua causa nascondendo ciò che sta realmente accadendo. é vero, infatti, che l'economia reale è in crisi, ma quella finanziaria gode di ottima salute ed è una salute politica. Sono riusciti a fare passare richieste di sanità, scuola, lavoro come pretese di gente abituata a vivere sopra le proprie possibilità. Hanno poi proposto come ricetta per uscire dalla crisi l'esasperazione di ciò che ha in realtà l'ha generata: la competizione e la logica capitalistica". Secondo Mancini serve lucidità, giustizia e riconoscimento della dignità delle persone: "i giovani non faranno nulla di buono e di nuovo se saranno nutriti dalla "cultura della crisi" che moltiplica la paura e l'egoismo immediato, quasi animale". E non serve il pensiero consolatorio che le difficoltà fanno crescere, che quando si tocca il fondo poi si risale, perché ciò accade solo se ci sono risorse interiori e relazioni che aiutano a trovare risposte nuove, altrimenti c'è cinismo e imbruttimento. Per educare, secondo Mancini, occorre riconoscere che ogni uomo è unico, ma la sua unicità sta nella relazione con gli altri. Responsabilità, lucidità, umanità, relazioni con gli altri e integrità per Mancini sono vere e e proprie direzioni educative per costruire il futuro, che vanno correlate al contesto che viviamo: "un contesto paralizzante che cerca di allontanare il dono del futuro rendendo i giovani vecchi e cinici a vent'anni. Dobbiamo consentire ai ragazzi - ha concluso Mancini - di essere fedeli a quello che sono davvero: "questa libertà permetterà loro di resistere, magari anche il coraggio di rimetterci di persona".

Service video a cura dell'ufficio Stampa della Provincia autonoma di Trento -