Sabato, 30 Maggio 2015 - 02:00 Comunicato 1298

L'evento è stato proposto dalla Federazione Trentina della Cooperazione
È NECESSARIO PASSARE DAL WELFARE STATE AL WELFARE CIVILE

Il tradizionale sistema di assistenza è ormai superato ed è necessario dare vita a un welfare civile, di inclusione. Il come realizzarlo è stato il tema al centro del convegno "Un'economia civile per l'inclusione e la mobilità sociale" organizzato dalla Cooperazione Trentina al Festival dell'economia 2015, a cui hanno partecipato Stefano Zamagni e Maurizio Ferrera-

C'è bisogno di un nuovo welfare, che sappia rispondere ai bisogni di tutti grazie alla capacità di interagire di soggetti diversi quali ente pubblico, imprese e associazioni. il modello approfondito da Stefano Zamagni, economista e co-fondatore della Scuola di economia civile, e Maurizio Ferrera, professore di Scienze politiche all'Università degli studi di Milano, nel corso dell'incontro "Un'economia civile per l'inclusione e la mobilità sociale" organizzato dalla Federazione Trentina della Cooperazione al Festival dell'economia 2015.
Quello del welfare state è un sistema ormai superato, messo in crisi dalla difficile sostenibilità economica e dall'incapacità di garantire una elevata qualità tacita, cioè una qualità basata non su parametri standard ma sulla reale soddisfazione delle persone. A questo si aggiunge il tema del suprlus people, cioè delle persone escluse di cui nessuno vuole farsi carico. "Da questo – ha commentato Zamagni – nasce l'esigenza di reinventare il welfare".
"Il nuovo modello proposto è quello del welfare civile – ha spiegato Ferrera – che io definisco secondo welfare, sia perché arriva dopo il welfare state, sia perché coinvolge soggetti e risorse diverse, del mondo privato ". Ferrera ha quindi parlato di alcune esperienze che si stanno sviluppando anche in Italia, partendo dal mondo del credito e delle fondazioni che stanno utilizzando meccanismi tipici del mercato bancario per reperire risorse da investire in attività sociali. "Molte di queste cose stanno già dispiegandosi in Italia e in altri Paesi – ha aggiunto – il problema è che sono poco visibili perché manca una
rilevazione sistematica".
Ma quali sono gli strumenti da mettere in campo? Entrambi i docenti concordano nel dire che è alla base di questo nuovo modello ci deve essere il principio della sussidiarietà circolare. "Bisogna – ha chiarito Zamagni – che ente pubblico,mondo degli affari e società civile organizzata trovino il modo per programmare i servizi di assistenza, per erogarli e per valutarli". E in questo contesto, secondo Ferrera, allo Stato spetta il ruolo di coordinamento, mentre il sistema deve essere plurale e pluralistico.
Un ruolo speciale in questa fase di tradizione spetta alle imprese cooperative, secondo Zamagni. "L'essere umano ha bisogno del rispetto e del riconoscimento della propria specificità e una delle caratteristiche dell'impresa cooperativa è proprio il garantire il riconoscimento della specificità di ognuno. E questo ha un valore fondamentale anche ai fini della produttività".
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