Quando si parla di integrazione si parla degli immigrati ma non dei loro i figli, i quali invece, devono passare attraverso la scuola dell'obbligo che è il primo e più potente ascensore sociale. Non è tanto la quantità di immigrati che arrivano in Italia il problema, quanto la velocità con cui si è intensificata la loro presenza, quadruplicata oggi dal milione e 400.000 di venti anni fa. In meno di una generazione la nostra società è diventata una società multietnica e di conseguenza anche la scuola. Ma la scuola è pronta per accogliere la sfida della multiculturalità?
"Difficile - ha affermato Ongini, - se la politica è ancora convinta che l'integrazione sia già avvenuta. Tanto che nel documento ‘La buona scuola' in 186 pagine non c'è un accenno a termini come immigrati, integrazione o alla consapevolezza di questa esigenza". L'integrazione, ha sottolineato, è un processo lungo, che ha bisogno di lungimiranza, di visione. La seconda rappresentazione finta della politica è che gli alunni stranieri siano un segmento debole, e che vadano aiutati. Mentre è uno sguardo concentrato sulla diversità oggi l'orientamento più efficace, vale a dire quello di voler fare le cose insieme. Uno dei pregiudizi più diffusi si vede già nel tipo di battute sull'ufficio immigrazione considerato l'ufficio per "sfortunati". L'immigrazione invece è un'opportunità a favore di tutti. Dal Trentino, ha proseguito Ongini, dove mi risulta a breve sarà pubblicata una ricerca sul grado di integrazione di un territorio che comprende stranieri provenienti da 110 cittadinanze diverse, può arrivare una sollecitazione a considerare il grado di dinamismo che l'immigrazione porta nella mobilità sociale.
Oggi i figli di immigrati nati in Italia sono più della metà nelle scuole elementari e nelle scuole d'infanzia sono l'84%. Mentre i minori appena arrivati sono solo il 5%. E tra i neo immatricolati all'università gli stranieri che provengono da istituti professionali italiani sono il 17%, mentre gli italiani sono il 3%. La fiducia nel proseguire gli studi viene loro nonostante abbiano fatto un percorso diverso da quello dei licei e mostra la convinzione nella funzione di ascensore sociale della scuola, che non esiste più tra gli italiani. "La vulnerabilità se la si gestisce diventa resilienza - ha concluso Ongini - come Ulisse nascosto sotto il montone per sfuggire a Polifemo".
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Il maestro Ongini e le sfide della scuola multiculturale
È L'INTEGRAZIONE CHE PERMETTE ALLA SCUOLA DI ESSERE LA ‘BUONA SCUOLA'
"Gli alunni e gli studenti di origine non italiana sono diventati una realtà strutturale del nostro Paese. Ma ne sappiamo molto poco. Anche per questo si diffondono opinioni sbagliate e pregiudizi. Conviene partire da una mappa ragionata della realtà per fare sì che la ‘buona scuola' si affermi in Italia". Così Vinicio Ongini, maestro elementare per vent'anni e attualmente esperto per l'Ufficio immigrazione, orientamento e lotta all'abbandono scolastico del Ministero dell'Istruzione, nell'incontro dedicato a un'analisi dell'immigrazione nella dinamica della mobilità sociale.-