«La classe dirigente del mondo occidentale degli anni Novanta, di cui anch’io facevo parte, è colpevole di una gigantesca svista: avevamo tutti pensato che con la fine della guerra fredda e il crollo del comunismo ci sarebbe stato un nuovo ordine mondiale basato sulla globalizzazione capitalistica e sull’espansione del suo modello culturale e politico». Massimo D’Alema, rispondendo alle domande del direttore del Sole24Ore, Fabio Tamburini, ha sottolineato, però, che questa globalizzazione aveva un deficit di politica, vuoto che è stato riempito dal ritorno brutale del Novecento e dell’Ottocento. Una transizione che la guerra in Ucraina ha causato, accompagnato ed evidenziato, al tempo stesso.
Per D’Alema il concetto di «Occidente» oggi è molto sfumato: si è incrinata l’identità di interessi tra Stati Uniti ed Europa. Tra ottimisti e catastrofisti, l’ex premier ed ex segretario di Pds e Ds sceglie una terza via: «Il continente europeo è legato al destino della Russia, che è un destino di declino. La Russia sarà progressivamente assorbita nell’orbita cinese.
La Cina sta già mettendo le mani sulle risorse russe. Gli Usa, di contro, grazie alla guerra in Ucraina, stanno già rafforzando la propria presa sull’Europa. Noi importeremo gas liquefatto dagli Stati Uniti. Usa e Cina rappresentano il nuovo ordine mondiale bipolare: solo un negoziato tra loro potrà portare alla fine della guerra in Ucraina. Ma né Usa né Cina hanno interesse a far finire in fretta quel conflitto». D’Alema è perplesso sulla gestione del cosiddetto Occidente della guerra in corso: «D’accordo, mandiamo le armi all’Ucraina. Ma come si ricostruisce un ordine mondiale? Cosa vuol dire “vinceremo la guerra” combattendo con una potenza nucleare? A medio termine, chi governa, anche in Italia, che piano ha?». Per D’Alema serve quello che definisce «comprehensive agreement»: «Non c’è pace vera senza le ragioni della Russia. Che sono la sua sicurezza e la tutela dei diritti delle sue minoranze nelle repubbliche ex-Urss. Ma non dimentichiamo che la Russia ha perso le sue ragioni mettendo in atto la brutale aggressione all’Ucraina». L’ex premier vede nell’Europa la chiave di volta del conflitto: deve essere il Vecchio continente a dare alla Russia le garanzie che certamente non può dare il presidente ucraino Zelensky.
Dove stanno andando economia e politica mondiale, rischio guerra fredda e ruolo dell’Europa
FESTIVAL ECONOMIA TRENTO – Massimo D’Alema, presidente della Fondazione Italiani Europei, presidente del Consiglio a fine anni Novanta, ministro degli esteri con Romano Prodi al governo, già presidente del Copasir, a 360 gradi al Festival sulla situazione geopolitica ed economica mondiale. Per D’Alema l’integrazione dell’economia mondo è un dato irreversibile, ma c’è anche un nuovo ordine mondiale che si va facendo strada, basato sulla polarizzazione Usa-Cina. La guerra in Ucraina e il declino di Russia ed Europa favoriscono sia il gigante asiatico che la superpotenza a stelle e strisce.