
Il presidente della Provincia ha ascoltato con interesse la presentazione delle attività promosse ogni anno in favore di circa 120 madri con bambini piccoli che vivono una situazione di disagio sociale, ospitate nella casa di accoglienza, negli alloggi semi-autonomi, oltre che nelle foresterie sociali e negli alloggi protetti del Servizio Aurora. La residenzialità di “Famiglia materna” offre alle donne e ai loro piccoli una nuova opportunità di crescita e sviluppo verso l’indipendenza. Le persone accolte, con il sostegno degli operatori, dei servizi sociali e delle reti territoriali, costruiscono la strada verso una nuova responsabilità di vita. Non mancano i servizi dedicati all’infanzia, con proposte socio-educative che nascono con l’obiettivo di integrare la rete “tradizionale”, rispondendo alle esigenze delle famiglie con bisogni particolari di conciliazione. Per questo è stata avviata una collaborazione con la vicina scuola dell’infanzia Veronesi.
Accanto all’accoglienza, secondo quanto è stato riferito dagli operatori il lavoro è indispensabile per aiutare chi si trova in difficoltà a riprendere in mano la propria vita: “Al termine dell’esperienza, la persona riacquista fiducia in se stessa e può tornare ad avere un ruolo attivo nel mondo del lavoro e nella comunità” hanno spiegato. I progetti di reinserimento lavorativo - personalizzati e remunerati – promossi dalla Fondazione “Famiglia materna” sono aperti a persone inviate dai servizi sociali che non sono ospiti della struttura, ma che si trovano per vari motivi al di fuori del mondo del lavoro e a rischio di emarginazione sociale. Così 10 anni fa è nato il progetto di reinserimento lavorativo “Le formichine”, un laboratorio di cucina al quale aderiscono più di 100 aziende trentine per aiutare queste donne a rendersi autonome attraverso la formazione nell’arte culinaria, contribuendo peraltro al fondo di solidarietà della Fondazione. E così, proprio come le formichine, con un granellino alla volta le ospiti costruiscono le basi per un futuro più roseo.