“Il segreto principale del successo dell’economia cinese – esordisce Francesco Grillo – è la conoscenza. Un esempio su tutti: La Cina è al secondo posto a livello mondiale per le competenze matematiche degli studenti 15enni (al 1° c’è Singapore). Al tempo stesso la Cina è l’unico Paese al mondo (se si escludono il Vaticano e l’Arabia Saudita) in cui non sono previste elezioni nazionali”. Grillo poi prosegue enumerando anche altri indicatori poco noti sulla Cina: gli investimenti ammontano al 40% del PIL, mentre le esportazioni - diversamente da quanto si pensa – rappresentano “solo” il 19% del PIL, e le aziende con una capitalizzazione superiore al miliardo di USD sono ben 130 (paragonate alle 100 statunitensi). Molte delle considerazioni esposte da Francesco Grillo sono contenute nel suo ultimo libro “Lezioni Cinesi”.
“E’ evidente che la Cina cresce più di noi – sottolinea il rettore Collini – ma bisogna ricordare che parte da un gradino più basso rispetto al nostro Paese. Certo, il decisionismo del regime autoritario ha favorito questo “boom” ma c'è almeno un fattore da tenere presente per gli anni a venire: la questione demografica, generata dalla politica del figlio unico da poco abolita e la conseguente bassa natalità, creerà nel 2030 una situazione nella quale ci sarà un anziano e mezzo per ogni giovane, un coefficiente persino “peggiore” di quello italiano”. Inoltre, il rettore Collini si chiede anche se la base del sistema democratico, ossia il voto, stia ultimamente davvero funzionando a dovere.
Nutre invece dei dubbi sull’immediatezza della causalità regime/crescita, democrazia/stagnazione Innocenzo Cipolletta. “La curva della crescita del PIL cinese degli ultimi anni l’abbiamo sperimentata in Italia nel periodo del nostro “boom economico”, si tratta semplicemente di una curva differita di circa 60 anni”. E aggiunge: “Certo, la democrazia può avere dei tempi di reazione ai cambiamenti più lenta, ma rimane un valore non barattabile. Inoltre in Cina, che non può essere espressa solo attraverso numeri e coefficienti, esistono tremende tensioni: basti pensare ai 120 milioni di clandestini interni, ossia popolazioni rurali che migrano clandestinamente nei grandi centri, e la minoranza musulmana degli ujguri fortemente penalizzata dal governo di Pechino. E la Cina ogni tanto scoppia."
(gg)
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