Domenica, 14 Ottobre 2018 - 13:26 Comunicato 2487

Dan Peterson, al Camp basket lo storico allenatore

Diretto, ironico, disponibile. Dan Peterson, decano degli allenatori di basket del campionato italiano, non ha tradito le attese e davanti a un folto pubblico assiepato sotto il palco di Piazza Fiera ha regalato le sue analisi sul basket di oggi, americano e italiano, e rievocato aneddoti delle tante partite storiche da lui vissute in panchina con l'Olimpia Milano, soprattutto quella del grande slam nel 1987. I camp utilissimi per insegnare il basket e anche per migliorare come allenatori. Peterson ha speso parole di elogio al Festival dello Sport, al basket e alla vocazione sportiva trentina e per il camp di Folgaria che l'ha visto per anni protagonista.

La battuta scocca all’ultimo minuto, come una schiacciata del suo Dream Team sul fil di sirena: «Non mi ricordo nemmeno dove metto le chiavi. Per quello c’è qui mia moglie Laura che me lo ricorda…». Ma la memoria a Dan Peterson, mito del basket in panchina, non fa certo difetto quando si parla di palla a spicchi e di episodi lontani anche trent’anni. Il «coach» per eccellenza, 82 anni, sollecitato con le sue domande dal giornalista della Gazzetta Massimo Oriani, dal palco di Piazza Fiera vicino al camp del Basket, plaude subito alla formula indovinata di questo festival: «Il Trentino è stato intelligente e pronta a sposare l’idea della Gazzetta. Trento è una città di sport. Nel volley con l’Itas plurivincitrice e nel basket con l’Aquila che ha sfiorato due scudetti in finale negli ultimi due anni. E senza l’infortunio di Sutton, e quella gara-5 con Venezia persa di un soffio…». Dan Peterson incanta il pubblico con la sua dialettica e l’inconfondibile inflessione americana che lo ha reso un’icona televisiva. Ad ascoltarlo anche tanti bambini e adolescenti. «Per me l’attività sportiva è fatta di tre livelli – ha proseguito Peterson – e cioè gioco, sport e professione. Gioco per i bambini, sport per quelli bravi, professione per quelli bravissimi». «Io ero piccolo di statura e meno bravo degli altri. Perciò ho iniziato a fare l’allenatore a 15 anni. Allenavo ragazzini più giovani di me di quattro anni». NBA e campionato italiano hanno fatto da sfondo alle analisi del coach, tra attualità e memoria. L’Olimpia di quest’anno è ancora più forte, ma non avrà vita facile. Avellino, Venezia, Trento, Reggio Emilia, Sassari negli ultimi anni hanno dimostrato il proprio valore. Ora Pianigiani ha però dodici titolari… Ma lo stress di Milano sarà «fare due volte a settimana la partita dell’anno». In NBA Peterson ritiene Le Bron James il miglior giocatore, e ha rinforzato i Los Angeles Lakers, ai quali servirebbe però un altro innesto di primo livello. Brad Stevens l’allenatore oggi «numero uno» nel basket Usa. «Il miglior cestista di tutti i tempi? Michael Jordan». Quando gli viene chiesto a quale giocatore allenato in carriera affiderebbe a occhi chiusi l’ultimo tiro, Peterson non ha esitazioni: «Roberto Premier. Cento chili di muscoli e mani sapienti. Impavido e senza paura. Ai tempi dell’Olimpia dei record non si interessava al punteggio o al tempo mancante. Giocava e vinceva, come nella storica rimonta sull’Aris Salonicco». Ma coach Dan non ha voluto dimenticare nemmeno il monumentale Dino Meneghin («non è ancora nato un altro come lui») e Mike D’Antoni («un allenatore in campo»). Poi, dopo il bagno di folla, si è dedicato ai ragazzi della Rotaliana Basket nel vicino camp sotto le mura di Piazza Fiera.



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