Per Maria Chiara Carrozza, ex ministro dell’università e della ricerca nel governo Letta, già rettrice della Scuola Sant’Anna di Pisa e oggi docente di bioingegneria, esperta di robotica e genetica, la ricerca non si governa. È libera per sua stessa natura. Non deve avere confini, non deve essere incardinata in stretti settori disciplinari, come purtroppo avviene ancora nella nostra università. Un’assurdità, rileva Carrozza: le carriere universitarie sono basate sul concetto di pertinenza. Invece studi scientifici e humanities dovrebbero contaminarsi. L’Intelligenza Artificiale e la robotica oggi richiedono nuovi approcci filosofici, ad esempio. La scienza deve poi sapersi trasformare in tecnologia. La robotica industriale oggi è collaborativa e non sostitutiva dell’operaio. Entro il 2020 avremo robot impiegati nelle public relations, ovvero portinerie, desk, reception. Le tecnologie del futuro? La quantum tech: quantum crittografia e quantum computing. E il grafene, che forse sostituirà il silicio. I giovani devono imparare i nuovi linguaggi: programmazione, ingegneria genetica, per essere protagonisti e non consumatori di questa rivoluzione industriale. Carrozza rifiuta una distinzione tra ricerca di base e applicata. I privati investono sempre meno in ricerca; l’Unione Europea ha stanziato invece 115 miliardi di euro per i prossimi dieci anni.
Massimo Egidi, docente alla Luiss di Roma ed ex rettore a Trento, indaga la cosiddetta economia dell’incertezza. La classe media ha perso la sicurezza del lavoro. È già in atto un forte choc. Il lavoro del futuro dovrà essere per forza creativo. il sistema formativo deve essere capace di insegnare ad essere entusiasti.
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