Giovedì, 28 Settembre 2017 - 16:55 Comunicato 2543

L’intervento al Muse nell’ambito delle “Giornate del turismo montano”
Daldoss: “Nell’architettura di montagna la fotografia della nostra storia e la sfida del nostro futuro”

Paesaggio, sostenibilità, innovazione tecnologica, economia, turismo, costume, identità, tradizione: sono alcuni degli argomenti che ruotano attorno al dibattito sull’architettura dei rifugi alpini che ha preso il via nel primo pomeriggio nella sala conferenze del Muse, nell’ambito delle “Giornate del turismo montano”, e che ha visto la partecipazione, in apertura, dell’assessore provinciale all’urbanistica Carlo Daldoss. Parlare di architettura dei rifugi alpini, questo il tema di fondo, significa ragionare anche di modernizzazione nel turismo visto che la sfida è trasformare il rifugio da semplice punto di sosta ad una vera e propria infrastruttura per arricchire la capacità ricettiva del territorio.

“Quella del rifugio alpino è una tipologia di edifici molto particolare – ha evidenziato l’assessore Daldoss - con una storia relativamente recente che si è sviluppata a partire da quando l’alpinismo da pratica per pochi esploratori si è trasformato in un fenomeno di massa. Con la crescente accessibilità delle montagne, anche grazie alle moderne infrastrutture, sta cambiando radicalmente anche la funzione dei rifugi”.

In questi pochi decenni però molte cose sono cambiate e se all’inizio i rifugi sono stati soprattutto edifici semplici e funzionali, la cui costruzione è stata condizionata dalla disponibilità dei materiali per la loro costruzione, oggi, con lo sviluppo economico e tecnologico e l’aumentare delle aspettative di chi li frequenta, sono chiamati ad un’altra funzione che deve trovare anche espressione in ambito architettonico.

“Nell’architettura di montagna – ha aggiunto Daldoss – troviamo la fotografia della nostra storia, i segni della nostra identità alpina. Se rimane alto il valore simbolico di questi edifici oggi è ancora più importante pensare ad interventi qualificanti; dobbiamo accettare la sfida di interpretare il momento attuale senza chiuderci al confronto, anche serrato, su un modo nuovo di interpretare questi spazi, come è stato fatto recentemente nell’arco alpino, in Alto Adige, Svizzera, Austria”.
Prove difficili sia per committenti che progettisti, per quello che rappresentano e per il dibattito che innesca ogni progetto di costruzione o di restauro, i rifugi e i bivacchi in quota sono spazi in cui vengono oggi sempre più utilizzate e rese compatibili con il particolare contesto le più avanzate tecnologie e testati i materiali più innovativi, soprattutto nel campo dell’autosufficienza energetica e della gestione dei reflui.
“Parlare di rifugi – ha concluso l’assessore – significa quindi parlare di tante cose, di passato ma soprattutto di futuro, di tradizione e di tecnologia, di nuove tendenze e richieste del mercato e di come intendiamo assicurare uno sviluppo equilibrato ad un territorio fragile come quello alpino”.
Nel campo del supporto specialistico sui temi del linguaggio architettonico e della contestualizzazione nel paesaggio, è stato ricordato, è disponibile il Comitato per la cultura architettonica e il paesaggio, che offre un servizio di consulenza.
Il programma del convegno prevedeva anche gli interventi di Susanna Serafini, presidente dell’Ordine degli architetti, di Aldo Montibeller, dell’Associazione Artigiani e piccole imprese e di Claudio Fabbro, del Servizio Turismo e Sport della Provincia autonoma di Trento. A seguire la presentazione di alcune esperienze ed una tavola rotonda finale.

Riprese, fotografie e intervista a cura dell'Ufficio stampa



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