Sabato, 17 Novembre 2012 - 02:00 Comunicato 3576

Convegno oggi in Provincia con il volontariato trentino e testimonianze da Africa e America Latina
DISABILITA': UN APPROCCIO "SENZA CONFINI"

Come parlare oggi di disabilità? Come farlo in una stagione di profonda, strutturale crisi economica, evitando da un lato le trappole del linguaggio politicamente corretto (il "diversamente abili" coniato dal nostro Parlamento, ad esempio) e dall'altro le tentazioni del pietismo? Una risposta è arrivata dal convegno organizzato oggi in Provincia dagli assessorati alla salute e alla solidarietà internazionale: mettendo le esperienze a confronto, guardando al di là dei proprio confini, anche in quei paesi dove spesso realizziamo progetti di cooperazione allo sviluppo, come il Kenya, la Tanzania, la Bolivia, che forse hanno qualcosa da insegnarci. Ad esempio che la crisi del nostro welfare loro la vivono da sempre, non avendo molte risorse pubbliche da destinare allo stato sociale, e che ad essa hanno anche dato delle risposte: la comunità, il "fare assieme", il condividere esperienze, bisogni, tempi di vita. Risposte che certamente non sono estranee allo stesso Trentino, come sottolineato dall'assessore provinciale alla salute e politiche sociali Ugo Rossi nell'intervento che ha chiuso la mattinata.-

Sulla disabilità il confronto è continuo, a volte persino eccessivo, specie se poi le politiche non cambiano, e allora si rischia di fare pura accademia. Sulla disabilità vista attraverso la lente della solidarietà internazionale, invece, si parla poco. Lo ha sottolineato oggi Giuliano Beltrami, giornalista trentino, cieco, nell'introdurre stamani in Provincia il convegno "InternazionAbilità - per andare oltre i propri confini" - organizzato dagli assessorati alla solidarietà internazionale e convivenza e alla salute e politiche sociali, a cui hanno partecipato molte associazioni trentine e non assieme a delegazioni anche dall'estero, in particolare dalla comunità di Saint Martin, in Kenya, dalla diocesi di Njombe, in Tanzania, dal centro Hogar de Dios di Santa Cruz, Bolivia.
Un confronto per certi versi inedito e perciò stesso così importante, come spiegato in apertura dei lavori dal dirigente del settore solidarietà internazionale Sergio Bettotti, perché "vedere come loro sono riusciti, anche con forme di volontariato, a sostenere le persone che hanno delle difficoltà nella vita, è un motivo di interesse anche per noi, chiamati oggi a bilanciare l'intervento pubblico e l'apporto del terzo settore, cercando una sintesi ottimale fra questi due attori e rivedendo la nostra stessa idea di disabilità."
Un'idea viziata anche dal linguaggio, come ha ironizzato ancora Beltrami ricordando la genesi del termine "diversamente abile", un'idea che deve cambiare facendo tesoro delle esperienze anche positive registratesi negli ultimi anni, non da ultimo per effetto delle innovazioni tecnologiche ("quando ho iniziato a fare il giornalista dovevo scrivere i pezzi in braille").
Piergiorgio Cattani, caporedattore di Unimondo, aiutato da Pierino Martinelli, che ha letto al pubblico il suo intervento, ha ripreso con forza questi concetti: "Quando si parla di disabilità bisogna essere innanzitutto realisti, ma questo realismo impone anche di superare gli stereotipi e l'approccio paternalista alla diversità. Da noi è ancora difficile andare oltre la visione per la quale il disabile può dare poco o nulla alla società. E' evidente che il disabile ha bisogno di assistenza, in molte forme, e in Trentino le risorse per questo ancora ci sono. Ma sono contrario alla logica del disabile che dipende in tutto e per tutto dalla società. Bisogna cambiare visuale, come si fa oggi con gli stranieri, nel momento in cui ci si accorge che creano lavoro, che pagano le tasse e così via. I disabili possono fare molte cose. Ma hanno bisogno di aiuto. Se io non venissi aiutato, non potrei fare il giornalista per Unimondo. Ma attenzione: questo sostegno viene considerato spesso come unidirezionale, come un 'dare', senza attendersi niente in cambio. Non è così. L'assistenza produce degli effetti nel non disabile: non solo crea lavoro, ma rende possibile al disabile svolgere anche funzioni importanti, utili, di cui tutta la comunità può beneficiare."
Nel corso della mattinata si sono poi susseguite le presentazioni di alcune esperienze significative di realtà come Aifo, Unimondo, Handicrea, Fish, e della Provincia autonoma di Trento, con il dirigente del Servizio politiche sociali e abitative Luca Comper. La parola è passata quindi a Grace Wanjiru e Rachel Wachera della comunità di Saint Martin - a Nyahururu, in Kenya - il cui motto è, significativamente "tutto attraverso la comunità". Qui, dove un tempo l'handicap era uno stigma sociale e culturale pesantissimo, dove l'esistenza dei disabili veniva perlopiù nascosta o ignorata, anche dalla diocesi, è crescita nel tempo un'esperienza collettiva di grande rilevanza, che mette al centro il disabile (assieme ad altre categorie sociali "emarginate") non come soggetto bisognoso di assistenza ma come risorsa.
Ha chiuso la mattinata l'assessore alle politiche sociali e alla salute Ugo Rossi, che ha ricordato come il calo delle risorse pubbliche generato dalla crisi produca i suoi effetti anche sul welfare; per quanto riguarda la solidarietà internazionale, il meccanismo coraggioso individuato dal Trentino, che destina a questo settore lo 0,25% per cento del Bilancio, fa sì che in termini proporzionali l'impegno resti invariato. Analoga ad ogni settore dell'amministrazione è invece l'esigenza di unire le forze e di mettere le risorse a fattor comune. "L'impegno sul fronte della solidarietà internazionale - ha sottolineato non a caso Rossi - è per noi molti importante perché il patrimonio di esperienze e di valori di cui questo mondo è così ricco illumina un po' tutto il cammino che il Trentino sta facendo. Da un lato abbiamo bisogno di continuare a coltivare il valore della solidarietà, dall'altra usare sempre meglio le risorse di cui disponiamo, e in ciò anche le Comunità di valle potranno esserci d'aiuto." Rossi ha concluso ringraziando tutti i presenti per il lavoro che svolgono fianco a fianco, quotidianamente, e ribadendo l'impegno della Provincia a far sì che questo lavoro venga valorizzato nel migliore dei modi.
Nel pomeriggio i lavori proseguono in due gruppi di lavoro coordinato da Fabio Pipinato della Fondazione Fontana e da Rita Gelmini del Servizio politiche sociali e abitative della Provincia. Alle 16.30 la chiusura del lavori con l'assessore Lia Giovanazzi Beltrami.

Immagini a cura dell'ufficio stampa. Intervista video e audiointervista all'asessore Lia Giovanazzi Beltrami e a Grace Wanjiru.

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