Sabato, 31 Maggio 2014 - 02:00 Comunicato 1292

DEMOCRAZIA A 5 STELLE? PURA ILLUSIONE DIGITALE

Si va nella direzione recentemente individuata dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea che ha dato torto a Google e deliberato a favore della rimozione di link che riconducono a notizie obsolete e non più rappresentative della situazione. Ciò significa che nell'era del web si deve parlare di democrazia digitale, di diritto del popolo della rete. "In Italia lo abbiamo visto dal Movimento 5 Stelle quanto la rete possa determinare un cambiamento" esordisce Fabio Chiusi, giornalista di Wired durante l'introduzione all'incontro "I paradossi della rete" con Nadia Urbinati, docente della Columbia University.
Nel web – lo si è visto con i 5Stelle – un movimento ha sperimentato e sperimenta quotidianamente una forma di democrazia indiretta, e infatti in internet a decidere sembra proprio essere la massa. Sembra, appunto. Proviamo a domandarci se sia vero che la rete rende la democrazia più democratica. "La domanda non è retorica – spiega Nadia Urbinati, – perché l'impatto di internet è equivalente all'impatto che ebbe il torchio nel ‘500. Stiamo parlando di una nuova democrazia assolutamente meno democratica".
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Nel ‘500 la carta stampata fu il mediatore di una prima forma di democrazia: da qui ebbero inizio le grandi rivoluzioni della storia proprio perché la parola divenne accessibile. Oggi "il web accelera la disponibilità della parola, e la parola diventa volatile oltre che orizzontale" specifica Nadia Urbinati. Difficile perciò dire quali siano le conseguenze di internet sulla democrazia. "C'è un progetto – anticipa la Urbinati - che mira a rendere i nostri voti, le nostre petizioni e proposte capaci d'arrivare in tempo record ai governi. Iniziano, quindi, a intravedersi delle nuove forme di democrazia".
Internet però rivela una prima grande contraddizione della nostra società: "Da una parte – evidenzia Nadia Urbinati - si vede una trasformazione più autoritaria della leadership data dal fatto che alle urne si recano principalmente le classi privilegiate; dall'altra le classi più deboli usano le nuove tecnologie per far sentire la loro voce proprio perché privi di rappresentati al governo". Per questo un movimento nato sul web come il Movimento 5 Stelle ha avuto successo.
Ma ci sono dei rischi: "La politica mediata – racconta Nadia Urbinati - era fatta di partiti politici che formavano e selezionavo una classe dirigente; nei movimenti nati sul web tutto ciò non c'è. Beppegrillo.it è una società privata. Qui il leader accetta di diventare pubblico, di stare sotto i riflettori dell'audience in cambio di investiture. La rete spinge alla partecipazione politica fuori dalle istituzioni". La democrazia del web, dunque, bypassa le istituzioni e con esse anche il sistema della stampa: "Nelle rete siamo noi a scegliere quali notizie leggere – e lo sappiamo, entriamo solo nei siti che ci interessano - e quindi in questa forma di apertura ci sono già diverse chiusure. E i leader sanno quali sono le potenzialità dei media e le usano a loro vantaggio. Questa forma di democrazia spinge verso la fede e non verso la fiducia e per questo non è assolutamente più democratica".
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