Martedì, 27 Novembre 2012 - 02:00 Comunicato 3693

Presentato stamani da Agenzia del lavoro il 27' Rapporto sull'occupazione con i dati del 2011
DELLAI: "IL LAVORO E' IL TEMA CENTRALE DELLE POLITICHE DELLA PROVINCIA"

Il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, ha aperto i lavori del 27' Rapporto sull'occupazione in provincia di Trento. Nel suo intervento, il presidente Dellai ha ribadito la "centralità del lavoro" nelle politiche del Trentino: "Siamo dentro una crisi che sta pesando su famiglie ed imprese, in un contesto di recessione globale. Non è più tempo di ricette facili ma dobbiamo offrire risposte responsabili, attraverso politiche in grado di sostenere le fasce deboli e le aziende in difficoltà, ma soprattutto capaci di generare reddito". Da qui la volontà del presidente Dellai di sfruttare appieno i nuovi strumenti offerti dalla recente delega del Governo in materia di lavoro, che permetterà alla Provincia autonoma di Trento, ad esempio, di autorizzare la cassa integrazione straordinaria: "Dobbiamo interpretare in base alla realtà trentina le delega sul lavoro, portando le parti sociali a condividere assieme al pubblico le misure che il mercato del lavoro richiede. E dobbiamo farlo in tempi rapidi e in maniera responsabile". Il Trentino - è Dellai a ribadirlo - conta su un sistema di welfare fondato su quattro "pilastri": il reddito di attivazione con la possibilità di estendere le indennità di disoccupazione ai cittadini che temporaneamente perdono il posto di lavoro; il reddito di continuità, con la possibilità per la Provincia di decidere la cassa integrazione straordinaria e di individuare le forme di assistenza e di ammortizzatori sociali, "grazie al sostegno al reddito delle famiglie e lo stimolo a nuove forme di lavoro e a processi di formazione mirata"; il reddito di qualificazione per i giovani, già introdotto in via sperimentale in Trentino, ma che necessita - secondo Dellai - di essere esteso per accompagnare i giovani verso il mercato del lavoro e rafforzare una previdenza regionale in grado di tutelare il loro futuro; e, infine, il reddito di cittadinanza, a conferma di una scelta di civiltà del Trentino per cui "prevenire la povertà costa meno che rimuoverla" sia economicamente che socialmente. "L'obiettivo - ha concluso il presidente Dellai - è di stringere i tempi e di intensificare le politiche del lavoro, anticipando in legge finanziaria alcune norme che faranno parte della riforma del lavoro a cui il Trentino sta lavorando e che rappresenta la risposta strutturale della nostra terra alla crisi e all'emergenza occupazionale".
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L'Agenzia del lavoro e, in particolare, il suo presidente Michele Colasanto, hanno presentato oggi presso il Grand Hotel di Trento, il 27' Rapporto sull'occupazione in Provincia di Trento. Di seguito, la sintesi della rilevazione riferita al 2011 e ai primi sei mesi del 2012.

Il contesto economico
Nel 2011 il PIL mondiale è cresciuto ancora (+3,9%) anche se con una dinamica inferiore a quella dell'anno precedente (+5,3%) a causa di un rallentamento generalizzato di tutte le economie che si è presentato con modalità ed intensità differenti da paese a paese e tra le economie avanzate l'Italia è stato il Paese più in difficoltà (+0,4). Anche l'economia locale ha risentito della crisi: la variazione pur positiva del PIL nel 2011 si è attestata a +0,8 evidenziando una dinamica di crescita inferiore a quella del 2010 (+2,0). La tenuta del sistema trentino è tuttavia migliore di quella nazionale e sostanzialmente allineata a quella del Nord-Est. Nel 2011 la crescita del PIL locale è la risultante di dinamiche positive delle esportazioni estere, che hanno contribuito per + 1,7 punti percentuali, delle esportazioni interregionali (+0,5 punti) e seppur debolmente anche dei consumi interni. Nessun contributo alla crescita del PIL è derivato dalla P.A. che ha dovuto sottostare alle politiche di contenimento della spesa pubblica..In termini di fatturato totale, soprattutto nell'ultimo trimestre dell'anno, l'andamento è risultato direttamente proporzionale alla dimensione aziendale, con un profilo ancora positivo solo per le aziende con più di 50 addetti.

La domanda di lavoro delle imprese
Le difficoltà dell'economia si sono riflesse sull'occupazione locale. Il saldo occupazionale tra assunzioni e cessazioni (differenza tra le prime e le seconde) è stato nel 2011 prossimo allo zero e quindi non in grado di determinare quell'incremento di opportunità occupazionali capace di contenere la crescita dei disoccupati.
Il 2011 si è rivelato, infatti, un anno assai modesto per dinamica delle assunzioni (+0,7%). Il ritorno a valori negativi nel comparto del secondario e il forte rallentamento delle assunzioni nel terziario negli ultimi tre mesi dell'anno sono stati i principali elementi di preoccupazione.
Il quadro degli avviamenti è peraltro sempre più orientato verso rapporti di breve se non brevissima durata. Il vero fenomeno continua ad essere rappresentato dal lavoro a chiamata che nel 2011 è cresciuto di quasi 2.200 unità per una variazione del +21,6%. Senza questa tipologia di lavoro, la dinamica complessiva delle assunzioni sarebbe stata addirittura negativa. Da segnalare come le forme di lavoro più flessibili stiano progressivamente estendendosi alle classi centrali della popolazione, quelle di norma contrattualmente più forti. Il modestissimo progresso degli avviamenti nell'anno è da attribuire alle buone performance della manodopera straniera, che riesce a incrementare le opportunità lavorative del 2,4% rispetto al livello 2010, a fronte di una sostanziale stabilità della componente italiana.
Come nei due anni passati il segmento dei giovani è stato di gran lunga il più penalizzato dalla crisi. L'offerta di lavoro dei giovani si contrae per effetto di una maggiore scolarizzazione, ma gli stessi subiscono anche una più elevata concorrenza da parte dei segmenti più anziani che, spinti dalla crisi, non solo entrano in misura maggiore sul mercato del lavoro, ma sono anche costretti a rimanervi più a lungo per effetto delle recenti riforme pensionistiche. Nel solo 2011 il calo delle assunzioni per la fascia che va dai 15 ai 34 anni è stato superiore alle 2.800 unità, per una flessione del 2,6% (rispetto all'anno pre-crisi del 2007 per questo aggregato si contano 14.300 opportunità lavorative in meno).

Il quadro del mercato del lavoro dai dati ISTAT
L'ISTAT fotografa un'occupazione locale in leggero recupero 2011, ma limitatamente ai primi tre trimestri, in quanto l'ultimo (come nel caso delle assunzioni) evidenzia una sensibile flessione del dato occupazionale accompagnato da un aggravamento del livello di disoccupazione. Il nodo sembra concentrarsi proprio sulla disoccupazione, che proseguendo il trend di crescita degli anni precedenti aumenta di ulteriori 500 unità toccando coinvolgendo 10.800 persone. Il tasso di disoccupazione nel 2011 è pari al 4,5% della forza lavoro e tuttavia è ancora un valore inferiore di quasi mezzo punto percentuale rispetto a quello delle Regioni del Nord-Est e di quasi quattro rispetto all'ambito nazionale. La disoccupazione è cresciuta solo per i maschi seppur le donne continuino a essere le più penalizzate nella ricerca di un lavoro (con un tasso di disoccupazione del 5,1% contro il 4,0% dei maschi). Sempre su questo fronte i giovani (15-24 anni) continuano a pagare un prezzo molto elevato, con un tasso che corrisponde al triplo di quello medio. L'indicatore della disoccupazione appare progressivamente meno significativo in relazione all'avanzare dell'età, passando dal 14,5% dei 15-24enni, al 4,8% dei 25-44enni, fino al 2,3% dei 45enni e oltre. Da segnalare infine la relazione esistente anche con il titolo di studio laddove i laureati presentano un tasso di disoccupazione del solo 2,3% di contro al 4,2% dei diplomati e al 6,9% di quanti al massimo hanno la licenza di media inferiore. Anche l'ISTAT rileva un continuo incremento del lavoro temporaneo che nel 2011 arriva al 15,9% dell'occupazione dipendente. Se per i giovani la flessibilità costituisce ormai la porta d'ingresso nel mercato del lavoro (più della metà dei 15-24enni lavora a termine), desta preoccupazione l'incremento dell'incidenza di questa tipologia di lavoro nel corso dell'ultimo anno anche tra i meno giovani, ovvero le persone di 35-44 anni, fenomeno questo peraltro del tutto evidente anche sul fronte delle assunzioni.

Le iscrizioni ai Centri per l'Impiego
In merito al fenomeno della ricerca di lavoro, una visuale differente rispetto alla dimensione dell'ISTAT proviene dall'analisi dei dati amministrativi. A fine dicembre 2011 i soggetti iscritti alle liste dei Centri per l'impiego sono 35.328. Il 5,6% di queste iscrizioni sono motivate da una finalità diversa dalla ricerca di lavoro: poter accedere ad agevolazioni di ordine vario sul versante dei ticket sanitari, delle agevolazioni ITEA o quant'altro. Le iscrizioni che si accompagnano ad una dichiarazione di immediata disponibilità a lavorare sono pertanto la differenza, 33.355. Per 19.570 persone l'iscrizione si accompagna alla richiesta di un supporto nella ricerca di un'occupazione sul versante dei servizi per l'impiego. Questa modalità coinvolge il maggior numero di soggetti e incide per il 55,4% sul totale. Rispetto al dicembre dell'anno prima le iscrizioni aumentano di 3.157 unità per una variazione che sfiora il 10%. Detto del dato complessivo che registra la condizione di iscrizione in essere per tutti, indipendentemente dalla data in cui si è determinato l'evento, guardando al flusso degli ingressi in stato di disoccupazione avvenuto nel corso dell'intero anno 2011, si rileva che le posizioni risultano 22.017. In questo caso la comparazione con i dodici mesi del 2010 rileva un profilo di crescita del 4,4%, che riguarda sia gli inoccupati (da 2.804 passano a 3.005) che i disoccupati per perdita del posto di lavoro (da 18.288 a 19.012 unità). Così come per la disoccupazione di fonte ISTAT nel flusso degli ingressi in stato di disoccupazione prevale la componente femminile (il 57,5% dell'aggregato), la presenza di soggetti adulti tra i 30 e i 54 anni (il 55,1%, i giovani fino a 25 anni sono il 21,6% e i 25-29enni il 16,9%), e la cittadinanza italiana (66,2%).

Il ricorso agli ammortizzatori sociali
Poiché nel 2011 la crisi colpisce particolarmente le piccole imprese mentre le realtà più strutturate e quelle con un mercato orientato alle esportazioni danno segni di ripresa, sotto il profilo del ricorso agli ammortizzatori sociali l'anno si presenta sotto un duplice aspetto, caratterizzato da una minore richiesta di intervento sul fronte della cassa integrazione e da una crescita degli iscritti in mobilità provenienti dalle piccole imprese.
Complessivamente la Cig autorizzata nel settore industriale risulta in flessione di circa il 30%, sia sul fronte dell'intervento ordinario che su quello straordinario. In termini di lavoratori equivalenti, l'intervento della Cig ha coinvolto il 2,2% dell'occupazione dipendente del manifatturiero trentino contro il 3,6% nel Nord-Est ed il 5,4% a livello italiano. Anche sul fronte della Cig in deroga si registra una leggera flessione rispetto al 2010, con un calo di beneficiari del 6% circa e di ore autorizzate nell'ordine del 15%.
Sul versante dei licenziamenti, le presenze nelle liste di mobilità (4.956 iscritti) alla fine dell'anno appaiono stabili rispetto allo stock di fine 2010. Contrariamente all'anno precedente, si assiste a una flessione delle presenze nella lista 223/91, bilanciata da una crescita di iscritti nella lista 236/93 cui fanno riferimento le piccole imprese che non possono beneficiare della cassa integrazione straordinaria. Un peggioramento è tuttavia ravvisabile in termini di riduzione delle uscite dalle liste per una riassunzione con contratto a tempo indeterminato e anche dal calo di quanti, durante il periodo di iscrizione, hanno svolto un lavoro a termine (sospesi).

Gli interventi di politica del lavoro
In questo quadro la strategia delle politiche provinciali è stata rivista ed adeguata al fabbisogno di un mercato del lavoro in difficoltà, potenziando prima di tutto la linea delle politiche passive con quattro linee di finanziamento a cui in tutto o in parte concorre la Provincia (sostegno al reddito per lavoratori disoccupati, sostegno al reddito per lavoratori in mobilità, Cig in deroga e mobilità in deroga).
Anche le iniziative di politica attiva sono state indirizzate con priorità al fabbisogno di disoccupati e di inoccupati alla ricerca di un primo lavoro. Sia in termini di offerte formative che, ancor prima, in termini di servizi soprattutto informativi per l'impiego.
Un secondo target di attenzione si è rivolto al supporto per l'inserimento dei soggetti deboli e svantaggiati sul mercato del lavoro, coloro che anche al di là delle emergenze di un ciclo congiunturale negativo faticano a trovare un'occupazione perché spiazzati da soggetti più appetibili. In particolare è stato potenziato lo strumento delle opportunità lavorative per soggetti disabili o svantaggiati.
Particolare attenzione, per le difficoltà che caratterizzano la loro presenza sul mercato del lavoro, è stata poi rivolta ai giovani. Va ricordata in particolare l'attivazione di una cabina di regia che ha visto coinvolti i principali attori sociali e la previsione di incentivi specifici per sostenere sia l'apprendistato che la trasformazione dei rapporti di lavoro di carattere atipico. Vale la pena sottolineare che proprio da essi, dai giovani, si è poi ripartiti per definire le politiche per l'anno 2012 (il 60% delle risorse sono state stanziate verso misure rivolte alla componente giovanile).

I PRIMI SEI MESI DEL 2012
Dopo il cambiamento di trend rilevato nel quarto trimestre del 2011, nel primo semestre del 2012 si osserva un'accentuazione in negativo di tutti i principali indicatori lavorativi. Le maggiori nubi sembrano ancora una volta addensarsi sui comparti delle costruzioni e del manifatturiero e sulla componente maschile che in questi è più rappresentata.

Il contesto economico
L'andamento dell'economia nei primi dati riferiti al 2012 non evidenzia elementi di cambiamento in senso positivo e i segnali di difficoltà emersi nel l'ultimo scorcio del 2011 si confermano. Le 47.933 imprese che risultano attive alla CCIAA nel II trimestre del 2012 sono l'1% in meno dell'ammontare rilevato un anno prima: un ridimensionamento della base imprenditoriale che si ripropone, giacché anche nel I trimestre del 2012 la variazione percentuale delle imprese attive sull'analogo intervallo del 2011 si era caratterizzata in negativo (-0,8%).
Di segno sfavorevole anche le tendenze congiunturali rilevate dalla CCIAA. Nel I trimestre e ancor più nel II trimestre del 2012 la quota degli imprenditori che giudicano insoddisfacente la redditività e la situazione economica delle proprie aziende, sia attuale che prospettica, è in aumento e se nel I trimestre il fatturato complessivo delle imprese locali aveva mantenuto un profilo di sostanziale stazionarietà, (+0,5%), nel II trimestre cala in maniera più importante (-4,2%).
Per l'estrattivo e le costruzioni, colpiti già molto pesantemente, non si colgono segnali di ripresa dalla crisi strutturale che li vede coinvolti ormai da alcuni anni: in entrambi i trimestri la dinamica di produzione, fatturato e occupazione si associa solo a segni negativi.
Analoghe le considerazioni per il commercio al dettaglio che anche nei primi due trimestri del 2012 fatta salva, almeno parzialmente, la componente alimentare, conferma il perdurare di una condizione di crisi legata alle minori disponibilità di reddito delle famiglie.
In ragione del calo della domanda interna e della minore internazionalizzazione, dopo un I trimestre stazionario, emergono delle difficoltà anche per l'artigianato, soprattutto relativamente alla dinamica riferita alle imprese artigiane del manifatturiero: nel II trimestre il fatturato delle imprese artigiane cala dell'11,3%, la produzione del 10,2% e l'occupazione dello 0,7%.
Il manifatturiero invece mantiene una variazione positiva del proprio fatturato, dovuta principalmente all'attività sul mercato estero e ai risultati favorevoli conseguiti dalle aziende di grande dimensione.

La domanda di lavoro delle imprese
Le preoccupazioni che già sul finire dell'anno precedente si erano palesate in merito alla dinamica della domanda di lavoro, trovano puntuale conferma nel corso dei primi sei mesi del 2012. Nel primo semestre del nuovo anno, rispetto ai primi sei mesi di quello passato, il numero delle assunzioni effettuate dalle aziende cala di circa 2.100 unità, corrispondenti a una variazione negativa del 3,6%.
La dinamica delle assunzioni è negativa soprattutto per la contrazione della domanda di lavoro nel comparto delle costruzioni (-769 unità per una flessione del 17,9%), e soprattutto del manifatturiero (dove si contano 1.115 assunzioni per un -18,7%). Una flessione, ma limitata allo 0,6% (246 assunzioni in meno), si rileva anche nel terziario, laddove solo i pubblici esercizi (turismo) evidenziano una dinamica positiva delle assunzioni (1.085 in più rispetto allo stesso periodo del 2011).
La flessione delle assunzioni nei primi sei mesi del 2012 è imputabile quasi per intero agli uomini: 2.016 unità per un -7,3%. Anche le assunzioni delle donne diminuiscono, ma per sole 104 unità. Le femmine hanno potuto sfruttare soprattutto la dinamica turistica, mentre i maschi, più esposti nel secondario, hanno sofferto il cattivo andamento delle costruzioni e del manifatturiero.
Dopo la dinamica positiva dell'anno prima, nei primi sei mesi del 2012 sono gli stranieri i colpiti dal calo della domanda di lavoro(-1.148 unità per una variazione del 6,6%, mentre gli italiani contano 972 rapporti di lavoro in meno per una flessione pari al 2,3%. Anche i dati sui contratti non sono incoraggianti, laddove si rileva un calo superiore alle 1.200 unità dell'occupazione in forma stabile (contatto a tempo indeterminato in senso stretto). In effetti, la sola forma di lavoro che si conferma in fortissima espansione è ancora una volta quella della chiamata. Questa tipologia di lavoro è cresciuta in sei mesi di 1.879 unità con una variazione del 43,5% sull'anno prima. Infine l'analisi per età conferma quanto da tempo ormai noto in merito al calo delle assunzioni dei più giovani: (-1.703 per una variazione che sfiora l'8%). Un elemento di novità, che preoccupa perché riguarda lavoratori di una fascia centrale, è invece dato dal calo delle assunzioni tra i 30-54enni (-542 unità e -1,6%). Si conferma invece anche nei primi sei mesi dell'anno la crescita delle assunzioni delle persone con più di 54 anni: +125 unità per un +3,2%.

Il quadro del mercato del lavoro dai dati ISTAT
L'ultimo dato disponibile dell'ISTAT, relativo al secondo trimestre del 2012 rileva un peggioramento del quadro occupazionale (rilevato già dal quarto trimestre del 2011 e confermatosi anche nel primo trimestre del nuovo anno). L'aumento delle persone in cerca di lavoro nel periodo è stato particolarmente forte, 6.000 unità in più rispetto al secondo trimestre del 2011. Da segnalare come la disoccupazione più che da nuove entrate sul mercato (ex inattivi) si è alimentata da quanti hanno perso un lavoro.
La crescita delle persone alla ricerca di un lavoro fa sì che il tasso di disoccupazione salga dal 3,4% al 5,9%. Valore che comunque anche nel nuovo anno si conferma più basso rispetto a quello delle Regioni del Nord-Est e naturalmente dell'Italia.
Anche nel 2012 la dinamica si conferma più negativa per i maschi. La disoccupazione maschile cresce più di quella femminile (+3.600 unità e +2.400 femmine), ma soprattutto i maschi a differenza delle donne rilevano forti perdite sul versante dell'occupazione (-4.500 unità di contro un aumento di 1.100 occupate donne). Anche per la fonte dell'ISTAT la flessione dell'occupazione rispetto al secondo trimestre del 2012 si deve per larga parte al settore secondario (-1.800 unità) e all'interno di questo al comparto del manifatturiero (-1.500 unità). Il terziario nel suo insieme perde circa 900 occupati e ciò nonostante l'ottima performance rilevata, anche qui in analogia con i dati sugli avviamenti, per il comparto del commercio, alberghi e ristoranti (+3.400 unità).

Le iscrizioni ai Centri per l'Impiego
Anche il flusso delle iscrizioni nei primi sei mesi del 2012 rileva le difficoltà sul fronte del lavoro. Nel primo semestre dell'anno le "entrate in disoccupazione"si sono attestate alle 11.095 unità, di contro alle 9.765 dei primi sei mesi del 2011. I giovani pesano per il 38%. Gli oltre 54enni per il 7,6%: rispetto alle entrate dei sei mesi dell'anno prima questa componente però è aumentata di +32%, contro un +12% che accomuna le classi centrale e dei più giovani. La crescita delle iscrizioni delle persone più anziane rappresenta l'altra faccia di quella invece particolarmente positiva rilevata per le assunzioni di questa componente. I soggetti più anziani spinti dalla crisi a entrare sul mercato (perché il coniuge l'ha perso, perché il figlio non l'ha ancora trovato o per la necessità di essere in due a lavorare) di norma si impiegano in lavori altamente flessibili e di breve durata, al termine dei quali non ritornano alla condizione di inattività ma certificano la loro permanenza sul mercato andando a iscriversi ai Cpi. I flussi in entrata continuano a riguardare prevalentemente le persone che hanno perso il lavoro: 9.474 iscrizioni, di contro alle 1.621 iscrizioni di persone inoccupate (prive di esperienze lavorative pregresse). Per dimensione il terziario è naturalmente il settore dal quale provengono il maggior numero di disoccupati (7.252 soggetti) ed è anche quello che rileva il maggior aumento in valore assoluto degli iscritti rispetto all'anno prima (+824 per un +12,8%). Peraltro il secondario che è il settore più in crisi, con 293 iscritti in più, fa segnare un incremento percentuale anche più elevato pari al +18,1%.. Infine, per tipologia di contratto precedente allo stato di disoccupazione, prevale il tempo determinato (59,6%) e tuttavia le persone che si sono iscritte dopo un lavoro in forma stabile (tempo indeterminato in senso stretto) e che rappresentano il 32% del totale del flusso dei disoccupati nei sei mesi del 2012, sono cresciute rispetto alle entrate a tempo indeterminato dell'anno prima di ben 525 unità, rappresentando così quasi la metà dell'intero aumento.

Il ricorso agli ammortizzatori sociali
Dopo un 20111 di sostanziale tenuta, i primi sei mesi del 2012 rilevano una dinamica di tipo negativa per gli ammortizzatori sociali.
Sul fronte della cassa integrazione da gennaio a giugno, nel ramo industria, sono state autorizzate 1.130.562 ore, cioè il 10,7% in più rispetto al primo semestre 2011. Infatti, dopo un primo trimestre in calo, il secondo ha fatto invece registrare una ripresa delle richieste. Su base annua cresce maggiormente il monte ore Cigo (+29,1%) anche se è lo strumento straordinario che continua a determinare la maggior parte dell'intervento pubblico, con il 63,4% delle ore autorizzate nel semestre.
Sul fronte dei licenziamenti, sempre nella prima parte del 2012, si conferma la diminuzione di iscritti all'interno della lista 223/91 che trae la propria consistenza dai licenziamenti effettuati nell'ambito delle imprese industriali soggette alla Cigs. Al 30 giugno gli iscritti a questa lista sono 1.228, con un calo del 10,9% su base annua. D'altro canto non smettono di crescere gli iscritti alla lista 236/93, provenienti principalmente dai licenziamenti delle piccole imprese. I 4.003 iscritti di giugno 2012 rappresentano il 20,9% in più dello stock presente un anno prima. Per effetto di questi andamenti contrapposti, gli iscritti complessivi in mobilità a metà 2012 risultano 5.257, ossia l'11,0% in più di un anno prima.

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