Martedì, 19 Giugno 2012 - 02:00 Comunicato 1836

Stamani la cerimonia, presenti i presidenti di Alto Adige e Tirolo. Il testo integrale dell'intervento
DELLAI A VIENNA: L'ATTUALITÀ EUROPEA DEL PROGETTO AUTONOMISTICO

VIENNA - "Siamo qui oggi per celebrare una tappa importante di una storia di successo. Un successo non facile e per nulla scontato". Lorenzo Dellai, presidente della Provincia autonoma di Trento, ha iniziato così il suo discorso alla Nationalratsitzungsaal del Parlamento di Vienna dove oggi si è celebrato il ventennale della cosiddetta "quietanza liberatoria", l'insieme delle misure a tutela della popolazione altoatesina di madrelingua tedesca, che entrarono a far parte del Secondo Statuto di Autonomia del Trentino Alto Adige. La manifestazione, introdotta dal presidente della Camera dei Deputati del Parlamento austriaco Barbara Prammer e dal vicencancelliere e ministro degli esteri austriaco Michael Spindelegger, ha visto la presenza dei tre presidenti dell'Euregio, Lorenzo Dellai per il Trentino, Luis Durnwalder per l'Alto Adige e Günther Platter per il Tirolo, presenti molte autorità, dall'ambasciatore italiano a Vienna, Eugenio d'Auria, al presidente della Commissione dei Dodici, Mario Malossini, a rappresentanti della Giunta provinciale altoatesina e del Comune di Bolzano presente col suo sindaco, Luigi Spagnolli. Nel suo intervento Dellai ha ricordato "la saggezza di statisti italiani ed austriaci, nel solco di Alcide De Gasperi e Karl Gruber, la pazienza coraggiosa e lungimirante delle leadership locali, la fede e la determinazione delle popolazioni: insieme hanno fatto vincere il dialogo, la mediazione, il rispetto delle diversitá", non nascondendo gli errori commessi in passato ma rilanciando con forza il progetto di collaborazione, che ora più che mai vede vicini i tre territori alpini. "Come cittadino italiano, penso che il nostro Paese abbia anche bisogno di tutto questo per ritrovare se stesso e recuperare il senso del proprio cammino interrotto ed scorgere il profilo di un orizzonte verso il quale ha perduto la bussola. Come cittadino europeo - ha aggiunto Dellai - penso che l'Europa non abbia bisogno solo di difendere la sua moneta comune imponendo sacrifici, ma anche e soprattutto di riscoprire "l'anima" e la "ragione sociale" della costruzione comune".-

Nel 1960 l'Austria portò la questione sudtirolese alle Nazioni Unite. Dopo lunghe e difficili trattative venne infine rilasciata la cosiddetta "quietanza liberatoria", contenente tutta una serie di misure a tutela della popolazione altoatesina di madrelingua tedesca, che entrarono a far parte del Secondo Statuto di Autonomia del Trentino Alto Adige. Dopo vent'anni, il 19 giugno del 1992, si giunse alla conclusione dell'applicazione di tali misure; fu così depositata presso il segretario generale delle Nazioni Unite, a New York, la quietanza liberatoria che pose fine alla vertenza.
Oggi l'Autonomia del Trentino Alto Adige è considerata in tutto il mondo un modello di soluzione pacifica di tensioni e conflitti di natura etnica; altrettanto esemplari sono le politiche di sviluppo regionale poste in essere grazie ad essa e la collaborazione nata all'interno dell'Euroregione fra i tre territori che componevano il Tirolo storico (gp).

Il testo integrale dell'intervento del presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai

"Sono onorato di portare la testimonianza del Trentino e la sua piena e consapevole partecipazione a questa cerimonia.
Siamo qui oggi per celebrare una tappa importante di una storia di successo. Un successo non facile e per nulla scontato.
La storia poteva prendere (e in certi momenti ha preso) una strada diversa e drammatica, come altrove in Europa é accaduto, quando hanno prevalso nazionalismi ed estremismi.
La saggezza di statisti italiani ed austriaci, nel solco di Alcide De Gasperi e Karl Gruber, la pazienza coraggiosa e lungimirante delle leadership locali, la fede e la determinazione delle popolazioni, hanno invece fatto vincere il dialogo, la mediazione, il rispetto delle diversitá.
Noi trentini siamo stati, siamo e saremo parte integrante di questa storia, in forza del nostro ruolo specifico nell'ambito della speciale relazione che lega Trento, Bolzano, Innsbruck, Roma e Vienna.
Senza uno di questi pilastri, l'intera costruzione si indebolisce.
Non sempre noi trentini siamo stati all'altezza di questo ruolo e coerenti con questa radice della nostra stessa Autonomia.
Per un lungo periodo, abbiamo dimostrato di non voler capire l'intima sofferenza dei sudtirolesi, costretti ad accettare uno Stato che non sentivano come proprio, a parlare una lingua diversa da quella dei loro padri, a vedere italianizzati i nomi dei luoghi simbolici della loro Heimat.
Eppure, avremmo dovuto ricordare quanto noi stessi, a parti invertite, avevamo sofferto per mantenere la nostra cultura ed usare la nostra lingua.
Venne il "Los von Trient" e, di nuovo, venne l'opera saggia e coraggiosa di veri leaders, che seppero faticosamente riannodare la trama spezzata, creando di nuovo le condizioni per il successo che oggi celebriamo.
Siamo grati a Silvius Magnago, Bruno Kessler, Alcide Berloffa, e a quanti, con loro, si spesero per ricostruire il dialogo e garantire cosí alle generazioni successive libertá, autonomia e benessere.
Noi abbiamo lavorato a partire da queste solide basi ed oggi siamo qui, come trentini, ben consapevoli del nostro ruolo e del nostro dovere, che intendiamo esercitare in modo solidale e indissolubile con Bolzano e con Innsbruck.
Con loro stiamo costruendo una vera e propria Regione Europea del Tirolo storico, che vogliamo sia emblema di pluralismo culturale e linguistico e che, soprattutto, vogliamo sia utile ai nostri giovani per essere "cittadini del mondo globale" senza perdere i valori delle nostre tradizioni alpine.
Celebriamo dunque oggi un successo: ne assumiamo, per il futuro, piena responsabilitá e ne siamo orgogliosi.
Questa storia comune è un patrimonio prezioso per le nostre popolazioni e per tutti i gruppi linguistici, compreso quello dei sudtirolesi di lingua italiana, che pure ha vissuto una condizione del tutto particolare, non priva di disagi e di contraddizioni, ma che oggi si riconosce pienamente nel progetto autonomistico. Ma lo è anche per le nostre due nazioni e per l'Europa.
Ne siamo pienamente consapevoli, non vogliamo banalizzare queste nostre vicende, non le vogliamo appiattire in una dimensione solamente utilitaristica. Perció lavoreremo ancora piú intensamente assieme per alimentare un'idea alta ed esigente delle nostre Autonomie e per difendere questo patrimonio prezioso contro ogni insidia del centralismo e contro ogni tentazione di egoismo localistico o di micronazionalismo. Siamo e vogliamo rimanere profondamente europei, poiché questo è il respiro della nostra storia comune ed assieme è anche il nostro futuro.

Autorità, Signore e Signori,
in questo tempo di inquietudini e paure, la nostra piccola grande storia ci aiuta a sviluppare gli anticorpi contro i rischi della demagogia, del populismo, dello svuotamento della democrazia.
Perché la nostra è storia di responsabilità, di pace, di laboriosità, di solidarietà, di impegno concreto. Nelle nostra valli alpine ancora si vive la "comunità" come dimensione collettiva; le persone non sono "numeri"; l'economia non è il luogo dei pirati senza scrupoli e senza etica; la sobrietà non è uno slogan ma un valore antico e vissuto; le regole e la legalità non sono parole vuote ma punti fermi della convivenza civile; l'autogoverno è il frutto della voglia di fare da sé, di non chiedere sempre agli altri ma - semmai - di "dare".
Come cittadino italiano, penso che il nostro Paese abbia anche bisogno di tutto questo per ritrovare se stesso e recuperare il senso del proprio cammino interrotto ed scorgere il profilo di un orizzonte verso il quale ha perduto la bussola.
Come cittadino europeo, penso che l'Europa non abbia bisogno solo di difendere la sua moneta comune imponendo sacrifici, ma anche e soprattutto di riscoprire "l'anima" e la "ragione sociale" della costruzione comune.
E questa operazione fondamentale non può che essere fatta "dal basso", a partire da quei territori di cerniera tra le nazioni europee, come sono state e sono le Alpi, come è stato il Tirolo storico, come vogliamo continuare ad essere noi a Bolzano, ad Innsbruck e a Trento.

Foto a cura dell'ufficio stampa -