Domenica, 03 Giugno 2012 - 02:00 Comunicato 1626

I mercati del lavoro di Europa e Usa a confronto
DALE MORTENSEN: DOPO LA CRISI, RIPRESA O STAGNAZIONE?

E' toccato a Dale Mortensen, economista vincitore del Nobel nel 2010 assieme a Pissarides - che ha parlato al teatro Sociale giovedì - chiudere la settima edizione del Festival dell'Economia di Trento, dedicata al tema dei cicli di vita e del rapporto fra le generazioni. Al centro del suo intervento, la stagnazione occupazionale in Europa, contrapposta alla lenta, graduale ripresa che si registra negli Stati Uniti, anche se pesa l'incognita delle prossime elezioni. Per Mortensen, la ricetta "giusta" per l'Europa è quella di una crescita finanziata dall'indebitamento. Quest'ultimo dovrebbe essere negoziato dal paese più forte della Ue, la Germania, capace di spuntare tassi di interesse non dissimili da quelli statunitensi. Auspicabile, in prospettiva, anche l'emissione di eurobond e soprattutto una comune politica fiscale. In quanto alle tutele per i lavoratori, Mortensen è dell'idea che il mercato, e con esso i lavoratori, necessitino soprattutto di flessibilità. La protezione dei lavoratori non crea di per sé disoccupazione ma ha un impatto negativo sulla crescita. Mortesen ha detto però che i contratti a termine non sono stati, in Italia, uno strumento efficace contro la disoccupazione giovanile; dunque bisognerebbe poter offrire contratti di lavoro a più lunga scadenza, ma non a tempo indeterminato.-

Ad introdurre Mortensen, Tito Boeri, che ha spiegato l'apporto fondamentale delle ricerche del Nobel nella comprensione delle dinamiche del mercato del lavoro, con particolare riferimento agli interessi distinti dei due attori fondamentali, lavoratori e datori di lavoro, e alla definizione dei livelli salariali. "Un altro insegnamento importante del lavoro di Mortensen - ha sottolineato Boeri - deriva dalla sua capacità di coniugare gli aspetti microeconomici con quelli macro, sempre confrontandosi con i dati reali, con la statistica."
Mortensen ha cominciato il suo intervento esponendo la "teoria dei flussi", basata sull'idea della coesistenza, apparentemente anomala, fra offerta di lavoro e disoccupazione, spiegabile con il tempo necessario affinché si trovi il giusto equilibrio fra le parti. Passando al dato di realtà, il mercato del lavoro americano ha conosciuto una crisi profonda fra il 2007 e il 2009, per poi risalire (grazie ad esempio alla crescita di offerta nel settore sanitario). In generale, la possibilità di trovare un lavoro cresce quando aumentano i posti vacanti. "L'offerta occupazionale da parte dei datori di lavoro -ha proseguito Mortensen - dipende in parte dalle loro previsioni sul futuro. Il futuro però è incerto, non lo conosciamo. I datori di lavoro quindi devono assumersi un rischio quando decidono di assumere. La crisi economica è stata determinata dallo scoppio della bolla immobiliare, prima negli Usa e di riflesso in Europa. Le famiglie hanno reagito contenendo i consumi, il che ha depresso la produzione e l'occupazione. Due dei settori più colpiti sono stati quello dell'edilizia e quello finanziario. In questa situazione, i datori di lavoro dovrebbero prepararsi per la ripresa. Ma i datori di lavoro sono condizionate dalle aspettative riguardo al futuro. Nell'incertezza, solitamente accumulano capitale, quando è possibile, che reinvestono. Restando sul piano del lavoro, si è notato che nella fase della ripresa è necessaria una disponibilità di lavoro maggiore." In quanto alle protezioni, esse per Mortensen non creano necessariamente disoccupazione ma hanno un impatto negativo sulla crescita. Al contrario,la crescita economica necessita in primo luogo di flessibilità.
Per quanto riguarda i giovani, se c'è offerta di lavoro di solito i giovani in epoca di crisi accettano di tutto, anche a livelli salariali bassi. Questo determina delle conseguenze anche a livello macroeconomico, sul piano delle mancate entrate dello Stato, attraverso le tasse. "In Italia - ha detto l'economista - dopo l'inizio della crisi la disoccupazione giovanile è crescita più che in Usa e Ue. Ciò significa che l'occupazione giovanile è un problema strutturale, non ciclico. La soluzione passa necessariamente attraverso una riforma del mercato del lavoro.
Quali politiche governative sono auspicabili? Negli Usa la Fed ha agito rapidamente per tamponare la crisi finanziaria. Successivamente è stato varato il Job Bills, il cui impatto è stato però relativo. Lo stesso dicasi per l'utilizzo della leva fiscale (si consideri che in precedenza c'era stato un taglio consistente delle tasse in corrispondenza dell'avvio di due guerre, il che ha provocato una crescita consistente del debito)."
Per Mortensen, dunque, negli Usa sarebbe auspicabile far crescere l'indebitamento per stimolare la crescita e creare occupazione. La situazione però è condizionata dalle imminenti elezioni; sia che vincano i Repubblicani sia che si confermi Obama, lo studioso si dice non del tutto ottimista.
Venendo all'Europa, "senza crescita non si possono risolvere i problemi. Ma la crescita comporta investimenti pubblici, che determinano a loro volta una crescita del deficit. Perciò il mio consiglio è di continuare a indebitarsi. L'Italia da sola non può farla, i tassi sarebbero troppo alti, ma l'Europa non è l'Italia. In particolare c'è un paese, la Germania, che può spuntare tassi simili agli Usa. La Germania dovrebbe dunque prendere a prewtito denaro, poi prestarlo all'Italia, ad un tasso doppio (2,5%): Entrambe le parti ne trarrebbero beneficio sul lungo periodo."
Riguardo alla Bce, per Mortensen sarebbe importante per l'Europa avere un sistema bancario più simile a quello americano. Sarebbe necessario avere anche una politica fiscale comune. Le riforme, comunque, in Europa del Sud, rimangono fondamentali, se non altro per rilanciare l'occupazione. "I contratti a termine non hanno sconfitto la disoccupazione e non hanno accresciuto il capitale umano. C'è la necessità di offrire rapporti di lavoro a lungo termine, ma ciò non accadrà se il datore di lavoro penserà che questo lavoro durerà tutta la vita."
Infine, quale settore può essere più suscettibile di crescita in Italia? Per Mortesen, quello del design.
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