Domenica, 04 Giugno 2017 - 10:59 Comunicato 1498

Cultura è salute e benessere

Le disuguaglianze in ambito sanitario si combattono anche grazie alla partecipazione e alla pratica di arte e cultura.
Se n’è parlato ieri nel tardo pomeriggio a Trentom all’ Ex Convento Agostiniani, sede OCSE, durante l’incontro "Cultura, salute e benessere", curato da OCSE LEED per lo Sviluppo Locale, TSM – Trentino School of Management, servizio attività culturale della Provincia autonoma di Trento.
Il confronto, moderato da Stefano Barbieri, capo del Centro OCSE LEED di Trento, ha coinvolto Paolo Grigolli, direttore Trentino School of Management, Annalisa Cicerchia, direttrice OIS - Osservatorio Internazionale della Salute, Luca Dal Pozzolo, responsabile ricerca e consulenza della Fondazione Fitzcarraldo e responsabile scientifico dell’ Osservatorio culturale del Piemonte, Ola Sigurdson, professore di Filosofia e Teologia, direttore Centro per la Cultura e la Salute dell’Università di Göteborg.

La 12a edizione del Festival dell’Economia di Trento apre il dibattito alla cultura come importante fattore di stimolo per una vita sana e per l’elaborazione di strumenti alternativi a favore di pratiche mediche, sociali, assistenziali. Cultura come fonte di benessere psico-fisico, arte e creatività per nuovi approcci terapeutici, miglioramento dello stile di vita grazie alla fruizione di musica, teatro, arte e danza, queste le tematiche che hanno animato la discussione e coinvolto il numeroso pubblico in sala.
Ola Sigurdson ha aperto il ragionamento dando delle definizioni a supporto della correlazione fra salute e cultura: “la salute è multidimensionale nel senso che coinvolge lo spirito, la mente, il corpo, mentre cultura è la somma dei valori e delle abitudini significative per una comunità”. Già nel Medioevo le specifiche farmaceutiche contemplavano terapie per lo spirito. La modernità deve puntare sempre di più all’interdisciplinarietà attraverso pratiche terapeutiche basate sulla cooperazione di professionisti di ambiti diversi. Il Centro per la Cultura e Salute dell’Università di Göteborg si basa proprio sulla collaborazione di professionalità complementari.
La partecipazione diretta alle varie manifestazioni artistiche ha effetti positivi sullo stato di salute delle persone, trent’anni di Osservazioni da parte dell’OIS lo confermano. La difficoltà riscontrata nell’elaborazione dei dati per giustificare nuove politiche a sostegno di questa tesi è insita nella natura poco controllabile e quindi incerta delle pratiche artistiche che aprono quindi a nuovi sistemi di analisi prettamente qualitative.
In base ad analisi ISTAT sulla salute percepita degli italiani, il 66% delle persone che svolgono inattività culturale - il 30% degli Italiani – dichiarano stati di salute cattiva o molto cattiva, il 10% coloro che affermano avere un’intensa attività culturale. La sfida e l’impegno dell’OIS è puntare su analisi quantitative a supporto della correlazione cultura/salute.
“Il malessere è dovuto alla rottura dei rapporti sociali”, ha esordito così Luca Dal Pozzolo, che ha spiegato come “le Istituzioni culturali hanno un compito molto importante, attraverso la loro attività, agli stimoli e alle motivazioni che regalano possono lavorare sulla prevenzione ospedaliera e sull’assistenzialismo”. Molti gli esempi in Piemonte portati alla luce come case history: "l’Ospedale Sant’Anna ha invitato artisti e architetti a migliorare 20 locali, altri 10 in cantiere, adibiti ai degenti, ma anche 'Vitamine Musicali, sempre al Sant’Anna, progetto grazie al quale attraverso la musica si alleviano i sintomi da stress dei medici, oppure 'Nato Cultura' un passaporto valido un anno a tutti i neonati per incentivare la frequentazione dei musei alle famiglie e ai bambini di giovanissima età, programmi rivolti alle donne rifugiate dove i Musei sono fonte di integrazione e conoscenza. Questi sono solo degli esempi - ha aggiunto Dal Pozzolo - per far capire che parlare di cultura in certi ambiti non è new age, ma vuole dire costruire nuovi ragionamenti". Infine Paolo Grigolli nel rivolgersi ai policy makers, ha concluso: “Non è una questione di budget, economia, bilanci ma di pensare al futuro”.

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