Tema particolarmente sentito – quello delle criptovalute – dal pubblico del Festival. Sala delle Marangonerie al Buonconsiglio stracolma, con i più giovani che si sono accomodati per terra pur di ascoltare la macroeconomista svizzera Beatrice Weder Di Mauro, docente a Magonza in Germania e ora a Singapore. «Criptovalute, bitcoin e blockchain: nuova bolla o futuro del denaro?» il titolo del seguitissimo appuntamento.
Ma cosa sono i bitcoin? Sono forse la più conosciuta delle circa 1500 criptovalute o monete virtuali, digitali, esistenti attualmente al mondo, a fronte di 160 valute ufficiali statali. A fine dicembre 2017 un bitcoin valeva ventimila dollari. Oggi ne vale settemila ed è dato in discesa. Le banche centrali di tutto il mondo sono preoccupate del fenomeno. Beatrice Weder Di Mauro non ritiene che questo sia il futuro del denaro. La sua risposta alla domanda di fondo, quindi è no. Un no argomentato, però, prima del vivace dibattito finale con le domande del pubblico.
Trento e Rovereto sono felici eccezioni in cui i bitcoin sono davvero spendibili. Ma altrove non è così. Rimane una moneta di scambio e speculazione. E non sono nemmeno così difficili da rubare, nei wallet (portafogli) elettronici. Con i bitcoin sono possibili dalle 3 alle 7 transazioni al secondo. Con la carta di credito Visa ben 24.000. E «minare» bitcoin richiede grandi quantità di energia e processori potenti. L’80% delle criptovalute, ha spiegato la Weder, non viene mai negoziato. Si tratta perlopiù di frodi. Attenzione, dunque, alle ICO, Initial coin offering. La Cina le ha vietate. Le blockchain sono liste di transazioni. Un registro con numeri e codici da verificare per maturare altri bitcoin. Le banche centrali si sono chieste se tuffarsi nel mondo dei bitcoin: ma sono apparsi subito molto alti i rischi. Anonimato, instabilità, difficoltà di controllo, scarso potere di scambio.