Sabato, 05 Giugno 2021 - 15:54 Comunicato 1420

Covid, distruzione creativa e il futuro del capitalismo

Philippe Aghion, esperto dell’impatto della tecnologia sul mercato del lavoro, ha presentato il libro dal titolo “Il potere della distruzione creatrice”, frutto di una lunga ricerca collettiva e di anni di lezioni al College de France, che hanno portato alla costruzione di un modello di crescita.
“Per distruzione creativa si intende il processo in base al quale le nuove innovazioni scalzano quelle vecchie - ha spiegato l’economista francese - Spesso si crede che le nuove tecnologie siano dannose e portino alla perdita di posti di lavoro, ma questa è una convinzione sbagliata, come ci insegna la storia”.
Oggi la crisi creata dalla pandemia ha reso ancora più evidenti i mali profondi del capitalismo nel mondo. Per ridurre le crescenti disuguaglianze, la precarietà del lavoro e il degrado ambientale occorre riformare il capitalismo attraverso un mix tra il modello americano e il modello europeo, mettendo insieme il lato buono dell’uno (l’innovazione) con il lato buono dell’altro (protezione).

Il libro di Aghion è una sorta di guida per ripensare il capitalismo e si basa sul concetto di “distruzione creativa” di Joseph Schumpeter.
“L’economista austriaco era pessimistico sul futuro del capitalismo, ma io credo che esso possa continuare ad essere un elemento positivo - ha detto Aghion - Nel testo affrontiamo questo aspetto, sostituendo il pessimismo con l’ottimismo della volontà”.
L’esperto, collegato in videoconferenza durante l’incontro tenutosi al Muse, ha posto agli ascoltatori alcuni enigmi storici. “Perché l’industrializzazione è partita dall’Europa e non dalla Cina, terra di grandi invenzioni? Perché in Oriente l’imperatore non vedeva di buon occhio gli innovatori”.
L’economista francese ha poi parlato anche di tassazione, sostenendo che tassare eccessivamente le macchine robot sarebbe sbagliato. “L’automazione può creare posti di lavoro, perché consente alle aziende di diventare più produttive. Bisogna creare una situazione di equilibrio, evitando sia una tassazione eccessiva che una troppo bassa”.
Investire è allora la parola d’ordine, anche nell’istruzione, per evitare il fenomeno degli “Einstein persi”, cioè coloro che pur essendo preparati e intelligenti non hanno la possibilità di studiare. “Investire nell’istruzione è positivo per la crescita, aumenta il pool di potenziali innovatori e fa bene nella società nel suo complesso”.

(ao)


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