Venerdì, 31 Maggio 2019 - 12:29 Comunicato 1211

Corsi e ricorsi della Globalizzazione nella Storia Economica

C’è una connessione tra la le politiche commerciali internazionali e la spinta verso fenomeni come la globalizzazione o il nazionalismo economico? Cosa possiamo imparare dalle lezioni forniteci dalle conseguenze della Grande Depressione degli Anni ’30 e dai conflitti commerciali nel periodo tra le due guerre mondiali? E, venendo all’attualità, quali possono essere gli effetti della guerra commerciale in atto tra USA e Cina? Se ne è parlato questa mattina a Palazzo Geremia con Kevin Hjorstøj O’Rourke, professore di Storia Economica presso lo All Saints College di Oxford, con il contributo di Marco Bracconi, giornalista de "La Repubblica".

“A volte politici, giornalisti ed analisti di mercato tendono un po’ ad esagerare – esordisce il professor O’Rourke – e un esempio possono essere i dazi commerciali degli Stati Uniti: nonostante Trump, nella storia economica del Paese questi non sono mai stati così bassi. In ogni caso la guerra commerciale in atto tra Stati Uniti e Cina è preoccupante”. O’Rourke passa poi ad analizzare con una serie di grafici gli effetti della liberalizzazione del commercio internazionale sulla produzione della ricchezza a livello mondiale nella storia economica. “E’ innegabile che il primo forte impulso al commercio internazionale è stato determinato sia dall’imperialismo britannico del XIX secolo – spiega O’Rourke -, sia dai progressi tecnologici della rivoluzione industriale. Con riferimento invece al periodo tra le due guerre mondiali, è stata la Grande Depressione a generare il protezionismo e non viceversa”. Ma secondo l’esperto di storia economica, le lezioni del passato sono state presto dimenticate.

L’attenzione di O’Rourke si volge poi all’attualità ed in particolare alle politiche dell’Unione Europea e inevitabilmente alla Brexit. “Non si può affermare che le performance dell’Europa post crisi del 2008 siano state buone – sottolinea O’Rourke – e nell’UE l’Italia è uno di quei Paesi che in termini di PIL non ha ancora recuperato gli effetti della crisi; in termini di PIL pro-capite la situazione è anche peggiore”. E’ sulla Brexit è abbastanza chiaro: “Il voto della Brexit – sostiene O’Rourke – è strettamente connesso sia all’austerity imposta ai cittadini britannici, sia alla concorrenza delle importazioni cinesi, non certo all’immigrazione”.

Quali sono dunque  i provvedimenti che i governi nazionali possono intraprendere per evitare una reazione alla globalizzazione che si traduce di fatto in una spinta nazionalista? “Intervenire sul mercato per disinnescare queste tensioni con strumenti di protezione può avere dei costi – evidenzia O’Rourke -, ma questi costi sono comunque più bassi rispetto ai rischi a cui si va incontro in assenza di interventi. In ogni caso ogni governo può agire come meglio crede, purché paghi di tasca propria gli interventi di protezione sociale”. In conclusione, sollecitato dal moderatore Bracconi su un suo parere circa gli strumenti di protezione sociale messi recentemente in atto dal governo italiano, il professor O’Rourke molto diplomaticamente decide di glissare.

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