
In apertura Samaden ha spiegato il motivo per cui Fondazione Franco Demarchi ha iniziato a lavorare su questo progetto di ricerca, sottolineando come un individuo in una società deve impegnarsi nel curare la vita per contribuire a costruire una comunità educante: “Ci vuole impegno nel gestire i processi educativi. Per questo come Fondazione Demarchi abbiamo iniziato ad interrogarci sulla possibilità di individuare degli strumenti, un indice e degli indicatori della Comunità educante.” A seguire Bortolamedi ha presentato il progetto, definendolo un percorso di co-costruzione di un senso comune di “Comunità educante”, che sia condiviso e nasca dai territori, i quali si potranno riconoscere, maturando il desiderio di migliorare e di fornire agli/alle loro giovani abitanti l’occasione di trovare quel terreno fertile e utile a far crescere le proprie competenze per realizzare sogni e visioni di futuro condivisi.
“L’esito finale di questo percorso – aggiunge Bortolamedi - sarà la definizione di uno strumento attraverso il quale i singoli territori potranno testare il proprio grado di sviluppo come comunità educante e attingere ad un repertorio di indicazioni per migliorare le proprie performance in questo campo, nell’ottica di creare una comunità di pratiche, una rete dei territori educanti che possa essere un fucina di idee e alimentare uno scambio di buone pratiche.”
Infine il maestro di strada Salvatore Pirozzi, è intervenuto rivolgendosi ai numerosi giovani presenti in sala per farli riflettere su come loro debbano essere parte attiva per vincere la scommessa dei processi educativi, che devono partire da un processo di valorizzazione della persona e sulla possibilità di esprimere i bisogni di crescita e di sviluppo dei singoli poiché, come ha sottolineato, “i processi educativi devono per forza nascere dai processi di de stigmatizzazione.”