Sabato, 07 Maggio 2022 - 17:16 Comunicato 1258

A EDUCA una serie di panel
Competenze non cognitive per il futuro degli studenti

Esperti di discipline differenti, ma anche testimonial di esperienze innovative oggi a EDUCA per una serie di panel sulle “competenze non cognitive”. L’investimento su questi aspetti dà risultati postivi sia sull’apprendimento, ma anche sul benessere complessivo, la salute, la qualità delle relazioni e della partecipazione sociale, i livelli di civismo, e poi sugli impatti lavorativi e professionali di bambini e ragazzi.
EDUCA, il festival dell'educazione e Educa Immagine, il festival dell’educazione ai media –“scegliamo il futuro” 6. 8. maggio 2022 (incontro tra Esperti di discipline differenti sulle “competenze non cognitive” per il futuro degli studenti)

Oggi a EDUCA una serie di panel, curati dal Dipartimento Istruzione della Provincia Autonoma di Trento e da IPRASE, dedicati alle cosiddette competenze non cognitive fondamentali per accompagnare bambini e ragazzi verso il loro futuro. Tema su cui anche il legislatore nazionale si sta misurato con un disegno di legge in discussione al Senato e già approvato alla Camera, che ne prevede la sperimentazione triennale nelle scuole.

Componenti non cognitive, che alcuni definiscono anche socio-emotive, possono significare molte cose: aspetti emotivi sicuramente, ma anche sociali e relazionali, le capacità di fronteggiare la realtà e l’identificazione di soluzioni ai problemi quotidiani, una partecipazione attiva e responsabile alla vita quotidiana, la pianificazione del futuro, e i sempre importanti aspetti motivazionali.

Anche se definite da una negazione (non cognitive), esse sono in maggior parte frutto di una attività educativa e formativa esplicita, intenzionale e prevalentemente gestita dai docenti insieme ai propri studenti.

Roberto Ceccato. dirigente generale del Dipartimento Istruzione: «Come sistema scuola ci siamo focalizzati per molto tempo, anche qui in Trentino, in maniera molto solida sugli aspetti più “cognitivi” delle competenze legati all’apprendimento del curricolo e ai contenuti disciplinari. È vero che il passaggio epocale dei piani di studio provinciali, ormai quasi un quindicennio fa, aveva già spostato la logica dai contenuti del “programma” allo sviluppo delle competenze, anche trasversali, ma il focus sugli aspetti cognitivi è rimasto.

La complessità attuale, e anche gli interrogativi sul ruolo che la scuola dovrà sempre più avere in futuro nella vita dei nostri giovani, ha aperto nuove strade di approfondimento anche per quanto riguarda l’applicazione pratica e operativa, verso le componenti “non cognitive”».

Nei diversi panel organizzati a EDUCA sono state presentate alcune delle evidenze emerse dalle ricerche, ad esempio il fatto che un investimento educativo precoce, e il successivo mantenimento nel corso della vita, sulle competenze non cognitive ha impatti positivi su molti aspetti della vita quotidiana: dal benessere complessivo, alla salute, alla qualità delle relazioni e della partecipazione sociale, ai livelli di civismo, e poi sugli impatti lavorativi e professionali, ecc.

Il professor Franco Fraccaroli dell’Università di Trento ha presentato uno studio del Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive mette in evidenza il forte legame tra la percezione che studenti e studentesse hanno della loro bravura e l’esito delle prove Invalsi. I risultati pubblicati sulla rivista “Contemporary Educational Psychology” «Sebbene il cosiddetto “successo scolastico” – ha sottolineato Fraccaroli - venga spesso ricondotto ai voti o alla prestazione scolastica, negli ultimi anni la ricerca in psicologia dell’educazione ha sottolineato come anche altri tipi di “risorse psicologiche” possano essere altrettanto importanti nella buona riuscita di un percorso scolastico. Una tra tali risorse è il “concetto di sé scolastico”, cioè il modo in cui lo/a studente vede sé stesso/a in rapporto alle diverse discipline di studio: “sono bravo/a in italiano”; “sono una persona appassionata di letteratura”; “mi risulta facile capire la matematica”».

La professoressa Luisa Ribolzi della Fondazione per la Sussidiarietà ha invece affrontato il tema da una prospettiva sociologica descrivendo ciò che teoria e prassi operative evidenziano rispetto al ruolo dei sistemi sociali e comunitari nel processo di formazione e si è in particolare soffermata sul fondamentale ruolo degli insegnanti rispetto alla qualità del processo formativo e sull’importanza che la formazione continua sviluppi le competenze socio-emotive.

Il professor Giorgio Vittadini dell’Università Milano Bicocca ha presentato gli esiti principali delle ricerche sugli impatti dei progetti educativi sulle competenze non cognitive nei contesti scolastici, confutando alcune possibili obiezioni sull’introduzione delle competenze non cognitive.

Il dottor Damiano Previtali del Ministero dell'Istruzione, partendo dalle indicazioni presenti nel disegno di legge attualmente in discussione in parlamento, ha delineato il possibile sistema di attivazione delle scuole italiane nel caso di attivazione di un processo di sviluppo delle competenze non cognitive degli studenti. E dunque quale approccio preferibilmente avere (ad esempio la ricerca-azione), quale diffusione (ad esempio il coinvolgimento dei consigli di classe) e quali metodi (curare l'aspetto dell'integrazione con il curricolo, ma allo stesso tempo l'integrazione con la comunità educante di riferimento).

Sono state poi presentate diverse esperienza innovative tra le quali, oltre a quelle maturate in Trentino promosse dalla Provincia, quella della Fondazioni Sussidiarietà e San Paolo, il progetto sull’OM 172 per l’USR Toscana, gestito dalla LUMSA, e quello del centro Me.Te di Tione.

In un altro panel, moderato dal  dottor Luciano Covi, direttore di IPRASE, i professori Anna Maria Ajello dell’Università La Sapienza e Gianluca Argentin della Cattolica di Milano si sono soffermati invece sulle competenze in relazione all’orientamento, ovvero come si sostiene la capacità di decidere dei bambini e dei ragazzi; capacità che richiede loro di saper contestualizzare le informazioni e le nozioni, scegliere tra le varie opzioni possibili e assumersi la responsabilità di tali scelte, anche quelle piccole della vita quotidiana. Un quarto panel si è concentrato su riconoscimento e valorizzazione delle competenze partendo dalla consapevolezza che esse maturano non soltanto in contesti formali, ma anche informali, ad esempio attraverso esperienze sportive, di volontariato e coltivando hobby e arti. Nell’incontro sono stati presentati progetti che sostengono in questa direzione i giovani, come i percorsi per la certificazione curati dalla Provincia Autonoma di Trento con la supervisione dell’economista del lavoro Mauro Frisanco e la piattaforma che sta sviluppando la Fondazione Franco Demarchi e il progetto Skilland del Consorzio Filo da Tessere di Biella.

(sdv)


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