Martedì, 02 Maggio 2017 - 13:25 Comunicato 1005

Al Trento Film Festival lo scrittore incontra gli studenti
Cognetti: "Vado in Nepal per scrivere un libro di viaggio"

Dopo il successo delle "Otto montagne" il ritorno al reportage

Paolo Cognetti al Trento Film Festival. Lo scrittore milanese che al suo esordio nel romanzo, con “Le otto montagne”, ha fatto il botto, tradotto già, mano a mano, in una trentina di Paesi , ha incontrato alla Caritro gli studenti di alcuni istituti superiori cittadini. Già autore di diversi libri di viaggio, in particolare su New York, metropoli che conosce bene, Cognetti tornerà al “primo amore”. In autunno partirà infatti per il Nepal. E ne scriverà.

Riflette sulla montagna, Cognetti. Lui, nato cittadino, a Milano, dove ha vissuto per tanti anni prima di trasferirsi in una baita a 2000 metri che ogni tanto abbandona per ridiscendere in pianura. Lo scrittore de “Le otto montagne”, successo di pubblico e critica che potrebbe entrare nella cinquina dello Strega, non fa sconti. “La montagna a volte mi intristisce – afferma – Perché lassù c’è anche povertà culturale, razzismo e maschilismo, bisogna pur dirlo. E’ per questo che è necessario “ricoltivarla” di arte, letteratura, di cultura. E sto cercando di farlo”. Poi parla del premio Strega. “C’entra tanto il potere degli editori – sottolinea – Non dipende certo da me riuscire a vincerlo. Però, se succedesse, entrando nella cinquina, sarebbe bello che uno scrittore di montagna vincesse un premio di pianura”.
Lo scrittore milanese “rivendica” come modelli personaggi quali l’alpinista Ettore Castiglioni e Mario Rigoni Stern: “Sono stati grandi uomini. Ad un certo punto, durante il fascismo, hanno preso una strada precisa, hanno scelto da che parte stare”. A proposito del ruolo dello scrittore, di quanto possa o meno “succhiare” dalla realtà, facendo riferimento a “Le otto montagne” dice che “nello scrivere, si mischia realtà e invenzione, nel mio romanzo ci sono parecchi elementi raccolti dalla vita di ogni giorno”. Ritorna poi alla montagna. “Scriverne – sottolinea – è stata un’urgenza perché la montagna ha fatto irruzione nella mia vita. Certo, osservo quel che vi succede e noto anche dei paradossi. Capita che chi vive in montagna voglia piloni e funivie mentre i cittadini che salgono chiedano natura e marmotte. Sono due sguardi che hanno entrambi diritto di esistere. La soluzione sta nella dialettica”. “Città e montagna – conclude lo scrittore – sono certo due opposti ma che dialogano e si alimentano. Entrambi fanno parte della mia vita”.



Immagini