In totale, la “Casa” può accogliere 125 persone ma, a partire dal 28 febbraio, vi hanno trascorso almeno una notte in cinquecento. Qui, prima dell’emergenza Covid, trascorrevano i pranzi e lunghi pomeriggi gli anziani indigenti del quartiere. Ora la Stella bianca della Val di Cembra finanzia ogni i mese decine di borse della spesa destinate ai poveri. I bambini moldavi continuano invece a frequentare l’asilo e il campetto poco distante. “Siamo orgogliosi di aver potuto fare la nostra parte. Desideriamo continuare a rimanere accanto alla struttura guidata suor Rosetta. Qualora fosse necessario, noi ci saremo” ha sottolineato Giovannini. Per i vigili del fuoco volontari e permanenti si è trattato di un grande lavoro di sinergia, oltre che fisico: i bancali di materie prime sono stati trasportati manualmente all’interno della struttura. L’incontro con suor Rosetta è stato davvero emozionante. In particolare per il cembrano Pilzer.
La maggior parte degli ospiti della ‘Casa’ provengono da Odessa e Nicolaev, il centro che sta proteggendo la città sotto attacco dalle navi russe. I piccoli Maxim e Veronika giocano con il pupazzo di un dinosauro, seduti accanto alla finestra sotto la quale sono stesi i panni. Nel palazzo a fianco, gestito dal Centro Fides, alcune donne stanno facendo colazione assieme. Un ragazzo segue invece le lezioni in didattica a distanza, garantite da molti insegnanti ucraini. Flash di una nuova ‘normalità’. Ci sono anche quattro generazioni di un’unica famiglia: bisnonna, nonna, mamma e un bebè di tre mesi. Gli uomini non possono varcare la frontiera. Sono chiamati a difendere il loro Paese.
La direttrice della struttura, Elena Adjer, sta organizzando un supporto psicologico per le persone che hanno trovato nella Provvidenza di suor Rosetta un rifugio. “Se l’Ucraina cade, cadiamo anche noi. Le persone che stanno con qui con noi hanno perso tutto. E questa insicurezza ti uccide” sospira la direttrice.
Il ringraziamento del presidente Fugatti agli operatori trentini in Moldavia