Cos’è l’economia rigenerativa? Lo ha spiegato al Festival arancione il presidente della Illy Caffè Andrea Illy, che è anche co-fondatore della Fondazione per una società rigenerativa: «Ci siamo chiesti cosa possiamo fare per una decarbonizzazione della nostra azienda, ma anche per influire sul mondo agricolo. Ridurre le emissioni, ma anche destinare carbone organico per arricchire il suolo. Operazione che è molto di più che riforestare. Significa rendere i suoli più fertili e i cibi più sani» ha spiegato Illy. Che ha aggiunto: «Da 3.6 miliardi di anni l’energia della Terra viene dal sole. Da lì la natura prende tutta l’energia che serve. I cicli di biosintesi rappresentano un’economia circolare. Non creano squilibri e non lasciano residui». Per Illy la forza vincente dell’economia rigenerativa è la capacità di coniugarsi «con le nostre tasche»: costi più bassi, meno rischi, valore reputazionale più alto, con conseguenze positive sui margini.
«Le imprese – ha detto l’imprenditore – rappresentano i due terzi dell’economia mondiale e possono cambiare il mondo». Nel corso dell’incontro al Teatro Sociale un gruppo di 5-6 ragazzi ha esposto uno striscione sulla transizione ecologica, ha lanciato qualche volantino e una lettera per il ministro Cingolani e gridato qualche slogan. Alla fine della conferenza si sono scusati per «l’azione di disturbo» e sono stati invitati dall’organizzazione a intervenire: hanno espresso perplessità per la lentezza della transizione ecologica e non considerano il bypass ferroviario di Trento come operazione green, anzi: c’è il sito inquinato della Sloi, ci sono le risorse idriche della Marzola e ci sono le aree agricole. Ha concordato con loro Jeffrey Sachs, professore alla Columbia University: «Abbiamo perso tempo, siamo in ritardo di 50 anni. Dobbiamo aiutare i paesi in via di sviluppo con un patto verde, attraverso le banche nazionali di investimento. La crisi climatica peggiora e manca cooperazione. Serve un’etica della solidarietà e della responsabilità».
«L’Africa sarà decisiva – ha aggiunto il professor Paolo Vineis dell’Imperial College – perché se seguirà un’economia estrattiva peggiorerà la situazione globale. Dobbiamo portare in Africa anche un’agricoltura di filiera». Saturazione dei terreni e troppe proteine animali aggravano l’insostenibilità ambientale per il manager Illy: «Oltre il 50% dell’agricoltura mondiale è rappresentato da solo tre coltivazioni: riso, mais, grano. Ma esistono ben 4.000 piante edibili».