Il recupero dei “limno” rappresenta non solo un’operazione di pulizia, ma anche un passo fondamentale verso la riqualificazione dello specchio d’acqua. Gli impianti furono installati alla fine degli anni Settanta come parte di un intervento pionieristico, ispirato a tecnologie sperimentate in Svezia.
Queste strutture sono state cruciali per l’ossigenazione dell’acqua, contribuendo a rimuovere i liquami che minacciavano l’ecosistema lacustre. La loro rimozione segna la fine di un’era di interventi per la salvaguardia del lago che oggi “respira” autonomamente dopo lo stop agli scarichi nel lago scattato con la realizzazione della cosiddetta “cicumlacuale” che ha servito gli impianti fognari di diverse località: Pergine Valsugana, Calceranica, Caldonazzo e Tenna. Oggi è in funzione un solo impianto di rimescolamento dell’acqua presente alla foce del fiume Brenta.
Alti circa 4 metri, i “limno” si ergevano con la loro forma a campana sul fondale all’altezza della località “Cà Rossa” e verso il centro del lago. La loro rimozione richiede operazioni piuttosto delicate, con l’impiego di lance termiche subacquee per il taglio dei cavi d’acciaio di ancoraggio al fondale (dove si registra una temperatura di 6 gradi e la visibilità molto ridotta) e l’impiego di appositi palloni di sollevamento. Costituiti principalmente da vetroresina, gli ossigenatori vengono trainati da un’imbarcazione e portati a riva per mezzo di una gru. Verranno smaltiti in discarica.
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