In Italia, l'amministrazione della Giustizia si muove lungo due grandi direttrici: la prima riguarda l'organizzazione e il funzionamento dei servizi amministrativi della Giustizia (art. 97 e 110 della Costituzione), la seconda fa riferimento alle funzioni specificamente giurisdizionali e, dunque, al processo. Tradizionalmente è stato privilegiato il momento funzionale o giurisdizionale, dimentichi del fatto che l'efficienza processuale è anche il frutto di una efficacia amministrativa che investe, cioè, gli uffici giudiziari nella loro struttura amministrativo-organizzativa. Questa dimensione è stata per troppo tempo poco considerata e solo di recente ci si è resi conto che il miglioramento nella risposta giudiziaria richiede un cambiamento organizzativo, una modifica di atteggiamenti, di concezione, di processi di lavoro, di modi di intendere l'Amministrazione e il suo funzionamento.
Le Regioni e le Province autonome, il Ministero della Giustizia e quello della Funzione Pubblica hanno sottoscritto nel 2008 un Protocollo d'intesa al fine di favorire, all'interno dei loro territori, l'innovazione organizzativa e dei servizi facilitando forme di collaborazione e di integrazione tra sistemi, obiettivi da conseguirsi attraverso la realizzazione di un progetto interregionale/transnazionale, cofinanziato dal Fondo sociale europeo nell'ambito del Programma Operativo - obiettivo 2 "Competitività regionale e occupazione periodo 2007- 2013", denominato "Diffusione di best practices presso gli uffici giudiziari italiani".
Il progetto al quale hanno aderito il Tribunale e la Procura della Repubblica di Rovereto e realizzato con la collaborazione della società Pricewaterhousecoopers Advisory S.p.a., ha avuto inizio nel settembre 2011 e si è recentemente concluso producendo alcuni importanti risultati: la realizzazione delle Carte dei Servizi e dei Bilanci Sociali per l'anno 2012, l'implementazione dei siti web del Tribunale e della Procura della Repubblica di Rovereto (www.tribunale.rovereto.giustizia.it e www.procura.rovereto.giustizia.it) e la creazione di sportelli virtuali per la richiesta di certificati "on-line; il conseguimento della Certificazione di Qualità ai sensi della norma UNI EN ISO 9001:2008; l'istituzionalizzazione del processo di rilevazione della "customer satisfaction; l'unificazione di Cancellerie e Segreterie in ottica di razionalizzazione dei processi di lavoro e condivisione delle competenze tra più risorse di personale; la sostituzione della modulistica precedentemente in uso con nuovi moduli, resi disponibili anche sul sito internet; la razionalizzazione degli orari di apertura al pubblico delle Cancellerie; la formazione del personale amministrativo sui principali applicativi office.
Inoltre, sono state avviate ulteriori attività, che saranno portate a compimento nei prossimi mesi: per il Tribunale l'adozione del processo civile telematico (PCT), lo sportello iscrizione a ruolo e deposito atti per il contenzioso civile e l'adozione delle notifiche telematiche penali; per la Procura della Repubblica l'adozione della procedura massiva per l'elaborazione dei certificati del casellario richiesti dalle pubbliche amministrazioni.
Ad osservare da vicino questa (virtuosa) realtà, è arrivato oggi a Rovereto anche Antonio Mungo, vice capo del Dipartimento nazionale dell'Organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi, che al convegno ha portato un aggiornamento su quanto sta facendo il Ministero per rendere più efficiente la macchina della giustizia italiana. Una macchina talvolta elefantiaca, poco trasparente nei confronti del cittadino, gravata da procedure dispendiose e spesso illogiche, caratterizzata da tempi biblici nei processi e nelle sentenze, e sottoposta a drastici tagli di personale, uffici e risorse. "Il Ministero sta facendo scelte forti per favorire la riorganizzazione degli uffici giudiziari" ha detto Mungo, annunciando novità, in sede di conversione del decreto sviluppo, relativamente all'obbligo di utilizzo nei tribunali delle procedute telematiche. "Occorre però che le iniziative promosse sul territorio non vadano ognuna per conto proprio: il Ministero sta cercando di indirizzare tutti i progetti di best practices in un'unica direzione, tenendo presenti anche le peculiarità dei territori". Per l'alto funzionario del Dipartimento Organizzazione giudiziaria, l'effetto migliore prodotto dalla diffusione delle buone prassi è stata l'idea che quando si migliora una procedura, si rende un servizio al cittadino.
Oggi è la tecnologia che può dare una grossa mano per far girare meglio la giustizia italiana, "ma il sistema deve poter contare su una omogeneità tecnologica sul tutto il territorio nazionale, che piaccia o meno". Si risparmia? Certo: "Il sistema informatizzato dei registri per il Civile - assicura Mungo - ha già fatto risparmiare 5 milioni di euro, per il processo Eternit di Torino migliaia di notifiche sono state inviate in soli due giorni".
Dopo i saluti portati da Nicoletta Clauser, dirigente del Servizio Europa della Provincia autonoma di Trento ("Abbiamo preso le mosse dalle buone prassi sperimentate presso il Tribunale di Bolzano e le abbiamo applicate al Trentino, prima nel capoluogo e poi a Rovereto") il tema delle "buone pratiche e dell'esperienza roveretana è stato introdotto da Corrado Pascucci: "Il tribunale - ha detto tra l'altro il presidente del Tribunale di Rovereto - non è una torre segreta ma uno spazio fisico di esercizio della cittadinanza, la qualità delle decisioni giudiziarie si misura anche in termini di tempi ragionevoli e di tempestività delle decisioni, il lavoro di magistrati e giudici non si esaurisce e non termina con la sentenza ma investe la pianificazione del lavoro". Per Pascucci, che ha annunciato l'imminente operatività della banda larga al Tribunale della città della quercia, "è possibile conseguire miglioramenti ed economicità di risultati anche senza incidere sulla legislazione di sistema".
Ai lavori - conclusosi in tarda mattinata con una tavola rotonda alla quale hanno partecipato i giudici roveretani Luca Perilli e Michele Cuccaro, l'avvocato Carlo Lupatini ed Angela Casadio, dirigente amministrativo del Tribunale di Ravenna - è intervenuto anche Rodrigo Merlo, già procuratore della Procura della Repubblica roveretana ed ora procuratore aggiunto a Firenze. Anche Merlo si è concesso una battuta: "Le buone prassi sono la "forza della disperazione", invenzioni che consentono di far passare come regolari procedure border line, leggermente fuori legge". Un banale esempio? L'estensione a tutti i funzionari della password di accesso ai registri telematici, cosa niente affatto scontata; oppure la registrazione unica dei fascicoli che passano dal Tribunale alla Procura, l'accesso diretto da parte della Pubblica amministrazione alla banca dati del casellario giudiziario, risparmiando tempo e passaggi burocratici. Cosa si deve fare oggi? "Si deve passare dalle parole ai fatti, vincere la pigrizia - risponde Merlo -: questa produzione e riversamento di idee deve diventare pratica quotidiana". (cz)
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