Martedì, 18 Marzo 2014 - 02:00 Comunicato 616

Tempi di vita e tempi di lavoro: i benefici sociali ed economici in un convegno a Trento. Il certificato base Family Audit a 13 nuove organizzazioni
CONCILIAZIONE: UNO STRUMENTO CONTRO LA CRISI

La risposta più facile alla crisi? Il lavoro delle donne, capace di generare altri posti di lavoro, servizi e nuova domanda di prodotti. Purchè sia un lavoro "conciliante", che lasci spazio al tempo di vita delle donne, che non può essere solo il tempo speso nella cura della famiglia, bambini o genitori anziani che siano. Una conciliazione tra tempi di vita e tempi lavorativi che deve diventare prima di tutto una nuova cultura sociale e manageriale, uno strumento che orienti da un lato la distribuzione degli impegni domestici e dall'altro l'organizzazione del lavoro nelle aziende private e in quelle pubbliche e che, intrecciandosi con le politiche di pari opportunità, diventi un'occasione di crescita per tutti i lavoratori, donne e uomini. Un lavoratore o lavoratrice che "sta bene" nel proprio posto di lavoro, lavora meglio e produce di più, sviluppa un maggiore senso di appartenenza all'azienda o ente per il quale lavora, ha migliori relazioni personali con i propri figli e il coniuge, è più disponibile a partecipare attivamente alla vita della propria comunità. In una parola: conviene. Non lo sanno ancora, nel nostro Paese, la maggior parte delle organizzazioni, sia pubbliche sia private, ma ne sono convinte sostenitrici le oltre 100 aziende italiane, 75 delle quali trentine, che hanno avviato un percorso di tre anni per arrivare alla certificazione Family Audit. Tra loro anche le 13 "new entry" trentine - associazioni, casse rurali, comuni, imprese, cooperative ed enti pubblici - alle quali, al termine di un convegno sui benefici sociali ed economici della conciliazione che si è svolto stamane alla Sala Belli del Palazzo sede della Provincia a Trento, è stato consegnato il certificato base Family Audit. "Realtà" - ha affermato l'assessore alle pari opportunità Sara Ferrari - "alle quali va dato un riconoscimento che sia spendibile negli appalti e nei bandi pubblici, prevedendo punteggi aggiuntivi premianti".-

Il Trentino, e lo hanno confermato oggi Giuseppe Di Donato e Francesca Petrossi del Dipartimento per le Politiche della famiglia presso la Presidenza del Consiglio dei ministri - fa da battistrada a livello nazionale, ed è anzi il punto di riferimento del governo, che sulle politiche di conciliazione ha avviato nel 2011, in collaborazione con l'Agenzia per la famiglia del Trentino, una sperimentazione per l'applicazione a livello nazionale dello standard Family Audit. Lo stesso Di Donato ha prefigurato nel suo intervento un prossimo intervento normativo del governo per attivare, mutuandolo dal progetto trentino, un sistema premiante per le imprese che si certificheranno.

A livello locale - ha fatto sapere Luciano Malfer, dirigente dell'Agenzia per la Famiglia - le organizzazioni che hanno avviato il lungo (3 anni) e impegnativo processo di certificazione sulla conciliazione sono cresciute nel 2013 del 2,6 per cento; complessivamente i lavoratori trentini coinvolti sono il 5,23 per cento degli occupati. In generale non c'è però ancora una reale consapevolezza degli strumenti conciliativi. "Le politiche familiari - ha sostenuto Riccardo Prandini dell'Università di Bologna, autore di una ricerca sull'impatto sociale, vale a dire il benessere aziendale dal punto di vista dei dipendenti, i cui risultati saranno presentati in un seminario a maggio - vanno indirizzate non all'assistenza ma alla crescita economica e culturale, cosa che si è fatta qui in Trentino. Per stare al passo della velocità dei cambiamenti in atto, i contratti base non bastano più, occorre che si introducano i contratti relazionali: l'80 per cento della produttività tedesca, ad esempio, è riconducibile alla contrattazione di secondo livello".

Ma la conciliazione riverbera anche un impatto economico sull'azienda: "I miglioramenti - sostiene Mariangela Franch dell'Università di Trento, che ha curato un'altra ricerca sulle aziende che hanno terminato il percorso Audit - si hanno su quattro fronti: la razionalizzazione dei flussi produttivi, la redistribuzione delle responsabilità in base alla valorizzazione delle competenze specifiche, il miglioramento del clima aziendale, una più elevata soddisfazione dei dipendenti." Le azioni di conciliazione adottate hanno riguardato due ambiti in particolare: l'organizzazione del lavoro e la diffusione della cultura della conciliazione. "La maggiore consapevolezza maturata dalle imprese - ha affermato Franch - le ha portate ad investire in misure che migliorano l'organizzazione interna e in esse si è riscontrato da un anno all'altro un deciso miglioramento del clima aziendale e dei rapporti tra i dipendenti e il vertice; dove non si è investito, invece, è nella formazione della cultura della conciliazione rivolta ai vertici aziendali".

Il sistema trentino della conciliazione si va via via evolvendo e implementando di nuovi strumenti. Una prospettiva futura è ad esempio la predisposizione di un modello di rilevazione dei dati che permetterà alle aziende di operare una verifica del proprio posizionamento e performance confrontandosi con aziende analoghe per dimensione e tipo di attività, potendo misurare con precisione costi e ricavi legati alle azioni di conciliazione introdotte.

Moderato dalla giornalista Adele Gerardi, il successivo confronto a più voci tra sindacato, Confindustria Trento, Dipartimento nazionale per le Politiche della famiglia, Consigliera di parità, Agenzia del lavoro, Forum delle associazioni familiari del Trentino e Commissione Pari opportunità, ha focalizzato la riflessione su alcuni degli strumenti conciliativi, a partire dal part time. Se per Claudia Loro (Cgil, Cisl e Uil) "il part time è uno strumento emergenziale che crea una nuova segregazione nei confronti delle donne, riducendo il salario, il livello pensionistico e impedendo avanzamenti di carriera", la Consigliera di parità Eleonora Stenico fa notare che sono proprio le donne a chiedere il part time: "Le criticità del part time sono indubbie ma dal punto di vista psicologico è la misura più di successo tra le donne e che non piace molto nemmeno alle aziende; meglio puntare su altre misure, quali la rimodulazione degli orari e l'offerta di servizi, distinguendo tra servizi interni all'azienda ed esterni, che fanno capo alle istituzioni quali asili nido, case di cura per anziani, assistenza domiciliare. Non utilizzare le donne - questa la sua conclusione - è uno spreco di risorse per le aziende"
Secondo Simonetta Fedrizzi (Commissione Pari opportunità), "la scelta dello strumento di conciliazione non deve dare per scontato che la cura della famiglia stia solo in capo alle donne, il rischio è di confinare le donne in lavori di minore responsabilità; occorre dunque molta attenzione a come si fa conciliazione ed a come si comunica".
In Francia - dove le politiche di conciliazione hanno portato ad un aumento del tasso di occupazione femminile e ad un contestuale aumento del tasso di natalità - non si possono più svolgere riunioni aziendali dopo le ore 18; più o meno la stessa cosa ha fatto ad esempio la Cassa rurale di Cadine, il primo istituto di credito cooperativo trentino ad aver avviato il processo di certificazione Family Audit. Gli strumenti conciliativi vanno calibrati sulla dimensione aziendale, sulla tipologia di dipendenti e sulle loro esigenze. "Difficile dire quali sono quelli di maggiore successo" afferma Silvia Peraro Guandalini del Forum delle associazioni familiari del Trentino: "Va bene qualsiasi cosa, purchè non venga penalizzato l'aspetto economico".

Quanto la conciliazione ha a che fare con la crisi economica in atto? "I paesi che sono più in crisi - ha detto Antonella Chiusole, dirigente dell'Agenzia del lavoro - sono quelli che hanno un capitale umano che non sfruttano e che è rappresentato dalle donne. Abbiamo le donne, abbiamo gli strumenti ma non li stiamo sfruttando. E abbiamo organizzazioni del lavoro che sono cucite su un unico modello, quello del lavoratore maschio; una società inclusiva deve aprirsi invece a tutti".
Ma ci sono uomini che invece sono sensibili, che accettano di buon grado di farsi carico dei lavori domestici o della cura dei figli. Per loro c'è ad esempio il congedo parentale: funziona? "Moltissime aziende non li concedono anche se sono obbligatori" si è lamentata a questo proposito Francesca Petrossi, dirigente del Dipartimento per le Politiche della famiglia. "Il Family Audit - ha poi aggiunto - non è solo un modo per avere un bellissimo ritorno di immagine ma ha un ritorno in termini di business. A volte gli investimenti da fare non sono troppo gravosi. Le politiche di conciliazione non sono solo un sostegno al lavoro femminile ma sono politiche che riducono il rischio povertà".
"Certo, la conciliazione conviene - ammette anche Roberto Busato di Confindustria Trento - ma dobbiamo investire molto nella cultura del lavoro. Stiamo entrando in un nuovo Rinascimento industriale, dobbiamo cambiare totalmente la mentalità sul lavoro, dobbiamo cercare nuovi valori, e abbiamo bisogno che ente pubblico, parti sociali e terzo settore giochino insieme: il primo mettendo a disposizione misure potendo contare sull'autonomia, le seconde trovando accordi come quello che Confindustria Trento ha sottoscritto recentemente con i sindacati, il terzo aiutando le imprese con i servizi offerti dalle cooperative sociali". (c.z.)

Le 13 organizzazioni che hanno conseguito il certificato base Family Audit:
APPM Associazione provinciale per i minori - onlus
AM.IC.A Società cooperativa sociale onlus
Casa Mia APSP - Azienda pubblica di servizi alla persona
Cassa rurale d'Anaunia B.C.C. con sede legale a Taio
Cassa rurale di Mezzocorona B.C.C.
Cassa rurale di Tuenno-Val di Non B.C.C.
Comune di Cles
Comune di Riva del Garda - Uffici amministrativi, biblioteca, museo
Comunità Murialdo
F.A.I. Società cooperativa sociale
Ginevra Communications srl
MUSE - Museo delle scienze di Trento
Risto 3 s.c.

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