Giovedì, 21 Marzo 2013 - 02:00 Comunicato 758

L'annuncio di Bressan stamane al presidente Pacher e all'assessore Rossi: "Vogliamo fare di più per i nostri 170 dipendenti e le loro famiglie"
CONCILIAZIONE: ANCHE L'ARCIDIOCESI DI TRENTO ADERISCE ALLO STANDARD "FAMILY AUDIT"

Anche la Curia vescovile di Trento vuole adottare politiche di gestione del proprio personale orientate al benessere dei propri dipendenti e delle loro famiglie secondo lo standard per la conciliazione famiglia e lavoro "Family Audit". La decisione di avviare l'impegnativo percorso che entro tre anni porterà la Caritas, l'Istituto di sostentamento per il clero, la Fondazione Comunità solidale, il settimanale "Vita Trentina" e il Centro missionario alla certificazione familiare è stata annunciata oggi dallo stesso arcivescovo Bressan al presidente della Provincia autonoma Alberto Pacher. Attualmente sono ben 120 le organizzazioni (70 trentine e 50 nazionali) che si sono certificate o che stanno per esserlo con lo standard introdotto in Italia dalla Provincia di Trento, ma è la prima volta, ad eccezione di Caritas Italia, che tale processo coinvolge una organizzazione ecclesiastica. "Vogliamo confrontarci sul modello proposto dalla Provincia, migliorando dove possiamo, in modo da essere un modello per ogni altra azienda, gruppo di lavoro o di interesse, non solo per far del bene globalmente ma per guardare anche al bene delle famiglie coinvolte perchè dietro ogni persona che lavora con noi c'è una famiglia" ha spiegato Bressan incontrando stamane in piazza Dante il presidente Pacher, l'assessore alla salute e politiche sociali, Ugo Rossi e il dirigente dell'Agenzia per la Famiglia, Luciano Malfer.-

La richiesta di aderire al "Family Audit" è nata dopo il settimo Meeting Mondiale delle Famiglie che si è tenuto lo scorso anno a Milano. Complessivamente, sono 170 i dipendenti della diocesi trentina interessati all'iniziativa. Il processo Audit dell'arcidiocesi prenderà il via in aprile con un primo step che si concluderà entro l'anno con l'approvazione da parte del Comitato Audit di un "piano aziendale" delle attività che saranno promosse sul fronte della conciliazione famiglia/lavoro e che riguarderanno in particolare l'organizzazione del lavoro: turni, orari personalizzati, permessi, banca delle ore, orari flessibili in entrata-uscita, pausa pranzo flessibile, part-time, congedi di paternità, riorganizzazione di mansioni e competenze, telelavoro, eccetera.
Ma il processo investirà anche altri campi, quelli della promozione al proprio interno della cultura della conciliazione, della formazione e comunicazione, dei benefit e servizi per i dipendenti e le loro famiglie, del riorientamento di tali servizi secondo le logiche e le finalità del Distretto famiglia per arrivare, infine, alle nuove tecnologie.
Al termine di questa fase verrà rilasciato un "certificato base" e solo dopo un periodo di tre anni si arriverà al certificato finale "Family Audit".

Grande apprezzamento per la scelta dell'Arcidiocesi trentina è stata manifestata a Bressan dal presidente Pacher: "La decisione della nostra diocesi farà da acceleratore e moltiplicherà l'interesse, sia locale che nazionale, verso i percorsi di attenzione alla famiglia che il Trentino ha avviato con lo standard Family Audit".
"La famiglia è il luogo dove si sviluppa la personalità dell'individuo e la sua possibilità di essere protagonista del proprio futuro - commenta l'assessore Rossi - e quindi è chiaro che le organizzazioni lavorative hanno tutto l'interesse a sviluppare modelli che tengano conto del benessere delle famiglie e dei lavoratori che vi appartengono. Ciò consente loro di migliorare il modo di lavorare, quindi di essere anche più produttive, ed alla società di guardare con più fiducia al futuro. Anche in un periodo di crisi dobbiamo fare riferimento ai valori più veri e alle cellule più sane che sono appunto le nostre famiglie. Il ruolo della pubblica amministrazione è di favorire questi contesti, attraverso azioni che siamo di stimolo, anche di incentivazione se serve, ma soprattutto di trasmettere un cambiamento culturale alla nostra società mettendo in campo azioni che valorizzino ciò che la società già di buono ci offre".

Si conferma dunque la validità dell'assunto, che diede non a caso il titolo al Festival della Famiglia che si tenne nell'ottobre dello scorso anno a Riva del Garda, che "se cresce la famiglia, cresce la società". E proprio dal Festival sono emerse alcune "tesi", poi sviluppate in questi mesi, una delle quali riguarda il rapporto tra la conciliazione intesa come questione etica riconducibile alla responsabilità sociale dell'impresa e gli obiettivi di business aziendale. "E' chiaro che la conciliazione potrà realmente diventare una priorità dell'impresa - afferma Luciano Malfer - solo se essa non impedirà all'impresa stessa di continuare a perseguire efficientemente la propria mission aziendale. L'orientamento dell'autorità pubblica centrale sarà sempre più rivolto a introdurre sistemi premianti nei confronti delle aziende che hanno accolto processi volti alla certificazione familiare". Un orientamento, per altro, che in Trentino ha già iniziato ad essere tradotto in indicazioni concrete, ad esempio con l'inserimento in alcune gare d'appalto di specifici requisiti relativi allo standard "Family Audit" con il riconoscimento di un punteggio ad hoc.

Nel 2012 il numero delle organizzazioni coinvolte nel processo Family Audit è cresciuto in modo sensibile (+ 105 %): a livello nazionale sono la Lombardia, il Veneto, il Lazio, la Sardegna e la Sicilia le regioni che si stanno muovendo di più e che hanno sottoscritto specifici accordi con l'Agenzia per la Famiglia trentina. Le organizzazioni aderenti sono per lo più private (71 %); guardando alla dimensione aziendale, si scopre che a livello locale ben il 63 per cento delle organizzazioni pubbliche coinvolte hanno più di 100 dipendenti (52 % a livello nazionale) e il 23 % tra 50 a 100 dipendenti (35 % a livello nazionale), di cui 6 con più di mille dipendenti, mentre quelle private con oltre 100 dipendenti sono il 58 % in Trentino e 25 % sul territorio nazionale, di cui 3 con più di mille dipendenti. Complessivamente si tratta di 12.109 lavoratori coinvolti nel Family Audit in Trentino (il 5,2 % sul totale dei lavoratori in provincia, che erano 231.147 al 31 dicembre scorso), e oltre 56 mila sul territorio nazionale. (cz)

Immagini a cura dell'Ufficio Stampa
In allegato video interviste all'arcivescovo Bressan e all'assessore Rossi
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