Olivia S. Mitchell, docente alla Wharton School e professore della University of Pennsylvania, si occupa di pensioni da più di trent'anni, e da sempre sostiene che pensione non voglia dire necessariamente inattività. "Per i nostri genitori – ha dichiarato – andare in pensione voleva dire passare il tempo a giocare a golf", mentre oggi è più comune intenderla come l'inizio di una nuova vita, come il momento di dedicarsi alla propria comunità o come un nuovo inizio lavorativo. Tuttavia, tutto ciò è possibile solo se si è pianificata bene la propria stabilità economica, dal momento che a causa del poco risparmio spesso lo status di pensionato si trasforma in una condizione di precaria sussistenza.
Le principali fonti di rischio individuate da Mitchell sono quattro: scarse conoscenze individuali, i diversi sistemi pensionistici, le regolamentazioni della politica e il contesto globale. E' quindi necessario conoscere e individuare ed evitare le fonti di rischio, ricorrendo a soluzioni di tipo assicurativo come rendite vitalizie, assicurazione sulla vita e assistenza medica a lungo termine. Tuttavia, le criticità a riguardo sono molte.
Secondo Mitchell, la gestione dei rischi di pensionamento dovrebbe essere una priorità per tutti i lavoratori, ma non è sempre la gestione del risparmio si rivela semplice per chi non conosce adeguatamente il linguaggio degli strumenti finanziari.
Da uno studio condotto negli Stati Uniti infatti l'analfabetismo finanziario colpisce circa il 60% della popolazione, con un dato che aumenta in proporzione all'avanzamento dell'età (in Italia il dato è addirittura peggiore). La gestione dei propri risparmi viene quindi affidata a manovre approssimative che non tengono conto di molti fattori, ad esempio calcolandole sul dato assolutamente teorico della speranza di vita, a cui molti sopravvivono anche per decenni anni ritrovandosi ad aver speso troppo prima dei 75 anni. Come conseguenza, chi pianifica adeguatamente le proprie risorse si trova a risparmiare quasi il triplo rispetto a chi ignora gli strumenti finanziari, con conseguenze importanti sull'ultima fase della propria vita.
E' quindi importante avere coscienza delle proprie strategie, diversificando il portafoglio e bilanciando i rischi, ma a causa dell'ignoranza o dell'inerzia la tendenza a tralasciare questi aspetti ha provocato danni enormi ai pensionati di tutto il mondo. In questo contesto, gli effetti della crisi finanziaria si sono rivelati ancor più drammatici, al punto che il sottofinanziamento delle pensioni è ad oggi un problema globale. Molti fondi pensionistici infatti facevano riferimento a capitali azionari o al mercato immobiliare e hanno risentito in modo devastante degli effetti della crisi.
Dal punto di vista politico non mancano poi altri motivi di preoccupazione. Il sistema pensionistico attuale è strutturato in modo che le generazioni successive prendano in carico i costi di quelle precedenti, ma in mancanza di una crescita uniforme e costante le generazioni più giovani si sono trovate a vedere eroso progressivamente il proprio margine. A ciò si aggiunge l'"esplosione dei costi per le pensioni" dovuto a motivi demografici: a causa dell'allungamento della durata media della vita e del sempre maggiore numero di ultrasessantacinquenni che si apprestano alla pensione, il numero di pensionati è aumentato fino a portare il sistema a un livello di totale insostenibilità.
Cosa si può fare quindi per gestire al meglio il rischio pensionistico? "Innanzitutto – ha concluso Mitchell – investendo nelle proprie conoscenze finanziarie, per risparmiare di più e investire con più accortezza, diversificando gli investimenti e scegliendo la migliore forma assicurativa". Ma allo stesso tempo, visto il sostanziale miglioramento delle condizioni di vita rispetto al passato, non è da escludere la possibilità di continuare a lavorare, magari seguendo le proprie inclinazioni e mettendo a disposizione le proprie conoscenze, come avveniva in fondo non più tardi di un secolo fa.
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