Lunedì, 02 Giugno 2014 - 02:00 Comunicato 1364

COME E QUANDO SI ACCEDE ALLA CLASSE DIRIGENTE IN ITALIA

Quanto contano le regole del mercato del lavoro per l'occupazione? Esiste mobilità sociale in Italia? E il livello di istruzione e soprattutto di competenze è adeguato alla richiesta attuale? Sono le complesse domande a cui si è cercato di dare una risposta nella tavola rotonda tenutasi presso il Dipartimento di Sociologia e ricerca sociale dell'Università di Trento, a cui hanno partecipato Enrico Giovannini, già Ministro del lavoro del governo Letta ed ex presidente dell'ISTAT, i sociologi Antonio Schizzerotto e Paolo Barbieri e il docente di economia del lavoro alla Statale di Milano Daniele Cecchi.-

Partendo dagli spunti suggeriti dalla moderatrice dell'incontro, la giornalista Roberta Carlini, sono state delineate alcune caratteristiche della classe dirigente italiana e indicate le attuali modalità di ingresso e di carriera nel nostro Paese, evidenziando anche i problemi dovuti all'immobilità sociale e alla scarsa formazione di tutti i lavoratori e in modo particolare dei dirigenti nel corso della vita lavorativa.
Paolo Barbieri ha sottolineato che in Italia esiste un elevato livello di diseguaglianza economica e che il lavoro precario è più che raddoppiato nella generazione 1975-1985 rispetto ai nati del decennio precedente. L'analisi condotta su vari studi e indicatori conferma inoltre che il lavoro a tempo indeterminato oggi è più protetto di quello a tempo determinato, nonostante si ritenesse di migliorare l'efficienza del mercato riducendone la presenza delle istituzioni.
Daniele Cecchi ha mostrato i risultati di un'indagine condotta sulle competenze della popolazione adulta in 24 Paesi, che rivelano come la classe dirigente, cioè quella composta da persone che raggiungono una posizione sociale di prestigio e un alto riconoscimento economico, tendenzialmente in Italia è meno istruita, più anziana e con minori competenze. A sorpresa, però, le donne possiedono una probabilità marginalmente più elevata di accedervi rispetto agli uomini. È stato evidenziato anche che l'accesso agli ordini professionali è la via maestra in Italia per la dirigenza e che i meccanismi di ricambio e di rimozione dagli incarichi praticamente non esistono.
Ma chi sono i dirigenti? Secondo Antonio Schizzerotto la classe dirigente è composta da politici, dirigenti sindacali, imprenditori, liberi professionisti e dirigenti della Pubblica amministrazione e delle imprese. E volendo cercare una ragione dell'invecchiamento del corpo dirigente italiano, il sociologo ha anche evidenziato che i nati negli anni Settanta e Ottanta scendono più facilmente di livello sociale e che in sostanza i figli fanno meno il lavoro dei padri rispetto al passato, elemento da non considerare del tutto negativamente. Esiste però una drammatica dispersione degli investimenti nella formazione del capitale umano.
Anche secondo Enrico Giovannini il nostro sistema produttivo non riesce a valorizzare il capitale umano, un problema serissimo che si accompagna al fatto che le nostre imprese, in genere di piccole dimensioni, investono molto poco nella formazione. Il successo di un'impresa invece, come anche il rapporto annuale Istat ha dimostrato, è molto legato al titolo di studio elevato dell'imprenditore. Ciò che si investe nella formazione ha sicuramente un ritorno, ma secondo Giovannini serve la creazione di un mercato unico del lavoro in Italia. In quest'ottica il progetto Garanzia Giovani è un primo passo, che tra l'altro ha suscitato un grande interesse, con 67.000 iscrizioni di giovani in cerca di orientamento e formazione al lavoro anche al di fuori della propria regione.

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