Martedì, 22 Maggio 2012 - 02:00 Comunicato 1380

Laurea honoris causa all'università di Verona, alla cerimonia il vicepresidente della Provincia, Alberto Pacher
CESARE MAESTRI DA OGGI È DOTTORE IN SCIENZE MOTORIE E SPORTIVE

Una cerimonia per la consegna della Laurea "honoris causa" trasformata in un momento dove commozione, orgoglio e memoria l'hanno fatta da padrone. E' accaduto oggi, all'università di Verona, dove al "Ragno delle Dolomiti" - così l'ambiente dell'alpinismo ha battezzato Cesare Maestri, scalatore dal 1948 - il rettore Alessandro Mazzucco ha conferito all'alpinista e scrittore, la laurea "honoris causa" in Scienze motorie e sportive. Dedizione allo sport, all'ambiente e ai giovani, le motivazioni per cui la facoltà di Scienze motorie dell'Università ha deciso di consegnargli la laurea. Una laurea che Maestri, con le lacrime spesso a fare capolino, ha significativamente deciso di dedicare "a tutte le guide alpine", rivendicando la passione per la montagna, per l'ambiente, contro le tentazioni del facile successo e della carriera a tutti costi. Non solo: ha ricordato, tra gli applausi, la giovane Melissa uccisa nell'attentato di Brindisi e ha ricordato la lettera della nipote Carlotta, portata sull'Himalaya insieme ad una bandiera della pace: "Ricordati nonno che a qualsiasi altezza tu porterai questa bandiera, sarà sempre una vittoria". Nell'aula magna del Polo Zanotto ha portato il saluto dell'intero Trentino il vicepresidente della Provincia autonoma di Trento, Alberto Pacher, che a Maestri ha consegnato anche una lettera del presidente Lorenzo Dellai, impossibilitato a prendere parte alla cerimonia : "Il tuo, caro Cesare - ha detto Pacher - è un patrimonio di serietà, preparazione e senso del limite, ed è facilmente intuibile quanto servirebbero oggi al nostro Paese queste doti. Non possiamo che dirti: grazie".-

Molti i momenti significativi della cerimonia, specie quando Cesare Maestri ha voluto chiamare accanto a sè, al momento della consegna della laurea honoris causa - assegnata con "parsimonia e cautela per meritata fama e singolare perizia" - gli amici di una vita, le guide, gli alpinisti, gli uomini delle "sue" montagne: Armando Aste, Egidio Bonapace, Carlo Claus, Roberto De Martin, Mariano Frizzera, Franco Giovannini, Umberto Martini, Piergiorgio Motter, Ferruccio Vidi, Claudio Zeni. Così come non è mancato il saluto e il grazie a Bruno Sanguanini, il sociologo di Trento che per anni è stato docente proprio alla facoltà di Scienze Motorie e che istruito la pratica che ha portato al prestigioso riconoscimento odierno.
Dopo i saluti del Rrttore Alessandro Mazzucco e del vicepresidente della Provincia autonoma di Trento, Alberto Pacher, sono intervenuti Carlo Morandi, preside della facoltà di Scienze Motorie mentre la tradizionale laudatio è toccata ad Alessandro Pastore, professore ordinario di Storia Moderna della facoltà di Lettere e Filosofia che presentato la carriera di alpinista, guida, scrittore ma al tempo stesso ha efficamente inquadrato la figura di Maestri anche nella sua vita personale e sociale.
 
Un atleta straordinario. Temperamento, coraggio e resistenza eccezionali, uniti ad una notevole originalità tecnica, hanno portato Maestri sulle vette più alte e impervie delle Dolomiti. Alpinista dal 1948 e guida alpina dal 1953, lo scalatore nato a Trento nel 1929 non si è limitato alle montagne della sua terra ma ha partecipato a spedizioni in Patagonia, sull'Himalya, e in Africa, che sono entrate nella cronaca giornalistica, immortalate da reportage d'autore, documentari e film. Durante la sua lunga carriera si è distinto come campione di scalata ed è stato pioniere dell'arrampicata in solitaria. I Club Alpini d'Italia, Francia e Germania e altri Paesi considerano le sue imprese sportive una delle espressioni più nobili della "vocazione allo sport e alla cultura della montagna".
 
Un impegno civile e sociale. A quella dello sportivo si aggiunge in Maestri la vocazione dell'ecologista unite al talento per la scrittura. La lotta per la difesa della montagna, nell'ottica di un turismo ecosostenibile, l'ha indotto a descrivere la sua vita di alpinista in svariati libri. Già tradotti in molte lingue, le opere autobiografiche del Maestri trasmettono lo spirito delle sue imprese grazie alla narrazione dinamica tipica dello stile giornalistico. Molto amate le sue riflessioni sui valori della montagna, sul suo personale dialogo con le vette inviolate e con se stesso, sulle condizioni estreme di vita che la natura oppone all'iniziativa umana. La montagna è anche palestra di umanità e umiltà. Maestri lo ha dimostrato additando alla pubblica ammirazione non i suoi meriti, ma il coraggio dei compagni. Lo scalatore trentino si è molto impegnato anche a favore dei giovani attraverso le attività didattiche di escursionismo alpino e attività motoria in montagna delle scuole di alpinismo e roccia. Come riporta la delibera di facoltà,"cifra delle sue pagine è la narrazione dinamica, lo stile giornalistico e la misura con cui trasmette l'emozione delle sue imprese. Particolarmente meritori sono l'impegno profuso nella direzione di corsi e scuole di alpinismo e roccia e l'attività didattica sull'escursionismo alpino e sulla motricità in montagna a favore di migliaia di giovani".

Ancora emozione nel finale: Cesare Maestri circondato dagli studenti di Scienze Motorie, tutti in maglietta azzurra, per la foto di gruppo. Con il "neo dottore" a chiedere scusa: un filmato d'epoca proiettato in aula magna grazie al Filmfestival della montagna e dell'avventura di Trento mostrava un giovanissimo Cesare Maestri che, per esigenze filmiche, coglieva un fiore dalla roccia. "Non lo rifarei mai più" ha detto ai ragazzi "i fiori si devono lasciare dove sono". E i ragazzi lo hanno riempito di applausi quando, ancora solido come una roccia benché appoggiato ai bastoni (di quelli da passeggiate in montagna...) ha scherzato: "Mi hanno dato la laurea in Scienze Motorie ma il motore è in panne". E negli occhi che brillavano c'erano tutte le montagna della sua lunga, straordinaria esistenza: quella di un alpinista che oggi ha rivendicato soprattutto l'orgoglio di essere guida alpina e di avere avuto accanto a sè tante persone che gli hanno voluto bene e a cui ha voluto bene. Parola di chi ha fatto tremila scalate, delle quali almeno mille in solitaria. (cm)

Immagini a cura dell'ufficio stampa -