Sabato, 28 Luglio 2012 - 02:00 Comunicato 2318

Al Passo Selle, in Val di Fassa, l'omaggio allo scrittore bellunese
CEDERNA E GUERRINI, RICORDANO BUZZATI

Uno spettacolo a più voci e personaggi ha riportato, oggi, tra le cime delle Dolomiti molte pagine dello scrittore. Con lui anche alpinisti, viaggiatori e "cercatori" ripescati e raccontati da Giuseppe Cederna con l'accompagnamento sonoro di Mirko Guerrini-

Si è mosso leggero e veloce Giuseppe Cederna tra le pagine di Dino Buzzati, allo stesso modo in cui lo sguardo corre sulle cime delle Dolomiti, sui profili che si stagliano nel cielo. A Passo Selle, era proprio lo scenario ideale per farlo. All'orizzonte i saliscendi ripidi dei Monzoni e le pareti del Catinaccio. Quelle stesse montagne le avrà osservate chissà quante volte anche Dino Buzzati, che è stato ricordato in un coinvolgente spettacolo che ha visto protagonisti Giuseppe Cederna e Mirko Guerrini. Ad introdurre l'appuntamento de I Suoni delle Dolomiti è stato il giornalista Andrea Selva, che ha tracciato un ritratto del giornalista e scrittore - autore tra l'altro di romanzi indimenticabili come "Il deserto dei Tartari", "Barnabo delle montagne", "Il segreto del bosco vecchio", partendo da una lettera del 1920 che il giovanissimo Buzzati scrisse a un amico di Milano, raccontando le prime ascensioni in Marmolada e sul Pizzocco.
Un amore, quello per le Dolomiti, che non è venuto mai meno, eterno in un certo senso se si pensa che le sue ceneri sono state disperse proprio sulle crode. A quarant'anni dalla sua morte, l'omaggio doveva avere luogo necessariamente tra i paesaggi che aveva amato. E così Cederna ha messo in scena una vera e propria salita in quota, che ha visto via via giungere vari personaggi. Si è cominciato ovviamente con lo stesso Buzzati e con l'indimenticabile descrizione delle Dolomiti, mentre Mirko Guerrini si è alternato tra sax e flauti per rendere al meglio i suoni e i rumori della natura: vento, animali, pietre...
Cosa sono le Dolomiti? Dopo la lettura di Cederna sembra più facile dirlo. Sono tutto quello che vogliamo vedere. Sì perché i colori della roccia, bianca, rossa, gialla – "passaggio maledetto dicono gli scalatori" scriveva Buzzati – lasciano il posto a voci, fragilità, architetture, ma anche forme alle quali noi uomini diamo un volto e persino una storia: rifugi di nani, caverne, altari, bacini di ciclopi, occhi di teschio, facce di cane, vergini, guerrieri del Duecento, monaci incappucciati e altro ancora. E da valle? A chi guarda da valle rimane solo la domanda Sono pietre o sono nuvole? Sono vere oppure un sogno? E a rendere tutto più vero e appunto "sognante" ci ha pensto l'intervento sonoro di Guerrini, che ha proposto una rivisitazione di "Over the Rainbow".
Proprio il brano jazz del 1939 offre lo spunto a Cederna per effettuare un salto a ritroso nel tempo, a inizio degli anni Trenta, quando Buzzati si confronta con il problema delle risalite di sesto grado e definisce la differenza tra l'alpinismo e gli altri sport. Una differenza che si basa sull'elemento morale. Difficilissimo da descrivere e da capire, ma che esiste. Scrive: "Cosa ci sia nel cuore degli alpinisti mentre stanno per affrontare il 6' grado non si potrà mai sapere con precisione".
Il tempo poi corre veloce e sulle note del sax ci si ritrova catapultati nel 1971. Buzzati conosce allora e racconta la figura di Bonatti. Non solo un alpinista ma un narratore e un uomo sicuro di sé, pieno di fede nei valori morali dell'alpinismo e con in più la capacità di descrivere le montagne come pochi altri sanno fare. Bastano poche righe lette da Cederna per capire cosa intendesse lo scrittore di Belluno. Bonatti sta risalendo il Monte Bianco, ha superato quota quattromila ed è sotto le pareti sud. Ai suoi piedi si allarga il ghiacciaio della Brenva che lui descrive con una scrittura e immagini uniche. Lì, guardando in basso, quell'alpinista capisce meglio se stesso e le cose importanti e dice "amo cercare me stesso" oppure "sono geloso della mia solitudine spirituale" e ancora "ho capito che le difficoltà non mettono alla prova il valore della forza, ma quello della debolezza". In questo preciso momento, dice Cederna, Bonatti non è solo un alpinista, ma un cercatore di verità come cent'anni prima lo era stato Zarathustra. E al termine di un altro breve brano in cui Buzzati saluta Bonatti, che lascia le montagne e l'alpinismo, la conca ai piedi del Berg Vagabunden Hütte si riempie della melodia di "Signore delle cime". Prima della fine c'è ancora spazio per un altro personaggio. "Una sorpresa" ha svelato Cederna. "Perché tra gli articoli di Buzzati ho trovato anche la descrizione di mio padre, Antonio, e del suo libro Vandali in casa".
Proprio nel libro di quello che fu uno dei primi e convinti difensori dell'integrità ambientale della montagna, si dice che i "vandali prosperano sul silenzio dei ragionevoli" e verso i vandali auspicava una diffusa rivolta morale.
Allo stesso modo, ha concluso l'attore, stupisce in questo momento difficile sentire parlare tutti fuorché i ministri della cultura e dell'ambiente.

Info: www.isuonidelledolomiti.it -