Sabato, 25 Maggio 2024 - 13:49 Comunicato 1331

Beni pubblici globali: le sfide in campo tra Usa, Cina ed Europa

Al Cinema Vittoria, confronto su "Beni pubblici globali, dalla sanità al clima" con Angelo Arcelli, Franco Bassanini, Daniel Hamilton, Paola Subacchi, Nicolàs Véron e Maristella Vicini. Le tensioni fra Usa e Cina e il ruolo di mediazione dell'Europa al centro dell'attenzione. Ma anche i paesi emergenti come l'India che guardano ad un nuovo futuro.
Beni pubblici globali, dalla sanità al clima: politiche nazionali o cooperazione? Nella foto: Maristella VICINI, Daniel S. HAMILTON, Paola SUBACCHI, Angelo Federico ARCELLI, Franco BASSANINI, Nicolàs VÉRON [ Nicola Eccher - Archivio Ufficio Stampa PAT]

Al Festival dell'Economia ci si è interrogati sul dilemma tra protezionismo e cooperazione internazionale per la gestione di beni pubblici globali quali la sanità pubblica e il controllo del clima. Maristella Vicini, Ceo ISEA ha evidenziato in apertura, come il termine bene pubblico sia emerso in diversi incontri del Festival. Il tema è certamente di grande interesse. "Quello che spesso non emerge - ha detto Vicini - è che la produzione di beni pubblici coinvolge anche il settore privato. Data l'importanza per il futuro, molti Paesi intervengono per sostenere la produzione in vari modi. La gestione dei beni pubblici però, oggi richiederebbe politiche più cooperative, che competitive in un'ottica di maggiore collaborazione".

Franco Bassanini, docente e presidente Fondazione Astrid, si è soffermato sulla situazione internazionale: "Da una lato aumentano le sfide globali - ha ribadito - dall'altro è crescente l'inadeguatezza di beni pubblici locali perché si è degradato il quadro della cooperazione internazionale. I beni pubblici sono sempre più globali per cause oggettive, come il cambiamento climatico che riguarda il pianeta nel suo insieme. L'Europa è maestra nella capacità di indirizzare mediante regole e incentivi, la produzione di beni pubblici. L'elezione di Trump, potrebbe imporre all'Europa di fare scelte che oggi non sa fare, come quella di finanziare beni pubblici europei, con il debito pubblico Ue. In Europa però, serve una forte leadership. Occorre una riforma istituzionale europea, ma si deve affrontare anche la questione Cina".

Daniel Hamilton, presidente Transatlantic Leadership Network da profondo conoscitore della realtà americana e internazionale, ha ricordato quanto è stato fatto in termini di rapporti internazionali con la Cina: "Circa 10 anni fa, abbiamo perso però chiaramente la nostra scommessa. Ce ne siamo accorti come Onu in particolare. Stiamo ridefinendo i termini della nostra interdipendenza con la Cina. Siamo molto coinvolti in termini di relazioni internazionali. Stiamo cercando di diminuire i rischi. Ma stiamo cercando anche di creare alleanze alternative. In America si scommette su tariffe, si punta su comparti strategici e i nostri consulenti parlano sempre di più di 'un giardino piccolo ma con un recinto molto alto', per tutelare i nostri punti di forza. Il mondo è in grande rivoluzione. Cambiamento climatico, lotta alle droghe, stabilità finanziaria, sono temi che possono essere alla base dei rapporti con la Cina. Ue e Usa hanno cercato di mettere in campo strumenti nuovi per proteggersi: dazi, tariffe, ma non solo. America ed Europa devono creare nuove collaborazioni e insieme far sentire il loro peso".

Nicolàs Véron, Senior Fellow, Bruegel & PIIE, ha portato la sua grande esperienza europea e internazionale: "Lavoro tra Washington e Bruxelles, meno in Asia. Oggi è molto forte la rivalità fra Cina e Usa e il rapporto non è certamente positivo. Non voglio dire chi ha iniziato. C'è forte ostilità reciproca. Questa è una situazione che si deteriora giorno dopo giorno con antagonismi partiti nel 2018 con Trump, non si sono sopiti nemmeno con Biden. Adesso abbiamo un nuovo ciclo di tariffe, dazi. Penso che non ci sia un piano, in Cina o in Usa e quindi le cose potrebbero andare molto male. Noi europei siamo alleati con gli americani ma dobbiamo essere indipendenti nel caso della Cina. Per entrambi i blocchi l'Europa sta al centro e diventa estremamente importante".

La professoressa Paola Subacchi, Incoming Chair in Sovereign Debt Sciences, si è soffermata invece sul ruolo dei paesi in via di sviluppo. Come entreranno in questa competizione? "I beni pubblici - ha sottolineato - si evolvono all'interno della società. Cambia anche il modo con il quale vengono protetti. L'auto elettrica ad esempio, è uno degli strumenti che servono per mitigare il cambiamento climatico. Chi coglie le nuove opportunità anticiperà il futuro con ricerca, investimenti e talenti. Usa, Europa e Cina sono al centro di questo cambiamento sistemico".

Angelo Federico Arcelli, Center for International Governance Innovation CIGI ha concluso la mattinata parlando di moneta europea, commercio internazionale e di rapporti e competizioni tra i vari blocchi. "Creare le convenienze - ha concluso -, è il modo per creare nuove prospettive". L'incontro si è chiuso con le domande di alcuni studenti presenti in sala, che hanno spaziato dalla cooperazione internazionale ai rapporti fra Stati, ma anche sul problema della sicurezza a livello internazionale e della sostenibilità. Altri infine, hanno chiesto chiarimenti sul posizionamento dell'India, che oggi si confronta con moltissime problematiche interne da affrontare, prima di trovare nuove alleanze internazionali.

(Cz)


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