Domenica, 14 Ottobre 2018 - 16:57 Comunicato 2491

Basket, il roster dei record

Per vincere serve essere squadra. Nessuna rivalità. Nessuna gelosia. Tanta complicità, grinta, determinazione. Un coach unico e inconfondibile, Dan Peterson. Ragazzi dai 17 anni di Riccardo Pittis, cresciuto nel vivaio, ai 37 di Dino Meneghin e ai 36 dell'ex stella NBA Mc Adoo. E' l'Olimpia MIlano del grande slam: Campionato, Coppa Italia, Coppa Campioni. Era la stagione 1986/87. Peterson, Meneghin, Mc Adoo, Pittis e Roberto Premier sul palco del Festival dello Sport di Trento sono sembrati ancora sul parquet di oltre trent'anni fa. Dove si scherza, si ride, si fa spogliatoio e forse proprio per questo si vince. Entrando nella storia della palla a spicchi. Il roster dei record ha strappato sorrisi, applausi e l'entusiasmo del popolo del Festival.

Insieme hanno fatto epoca. La loro Olimpia Milano resterà sempre nella storia. C’è naturalmente l’en plein del 1987: Scudetto, Coppa Italia e Coppa Campioni. Ma c’è soprattutto uno spirito di squadra che è rimasto intatto ed evidente anche per il folto pubblico del Festival dello Sport che ha riempito Sala Depero per vedere e sentire scherzare con spirito cameratesco Dino Meneghin, Bob Mc Adoo, Roberto Premier, Riccardo Pittis e l’intramontabile coach Dan Peterson. Dai 68 anni di oggi di Meneghin ai 50 di Pittis. Se il tema del Festival è stato il record, qui i record non sono certo mancati: Milano, la squadra del basket italiano più titolata, con i suoi 28 scudetti. E le scarpette rosse sono state anche la prima squadra italiana a vincere la Coppa Campioni, nel 1966. Sul palco di Trento c’era quel Dino Meneghin che con 12 scudetti (cinque vinti a Milano e sette a Varese) è il più titolato del basket nazionale. Battute e complicità si sono sprecate nella «reunion» felicemente creata dal Festival: Meneghin mattatore, Premier spalla sorniona, acuti gli affondi di Pittis, sorridente e complice Mc Adoo, incontenibile come sempre Dan Peterson. Il coach crea lo schema e i suoi giocatori lo eseguono, ma a modo loro. Si scherza sull’accento italiano di Mike D’Antoni, altro protagonista di quella squadra-mito, intervenuto via videomessaggio: «Ma in inglese parla ancora peggio – scherzano Peterson e Premier – perché è del West Virginia!». Il roster dei record ha vinto perché non c’erano invidie né rivalità. «Non abbiamo mai massacrato l’avversario – ricorda coach Peterson – perché abbiamo vinto le tre finali sempre di soli due punti. In campionato contro Caserta, in Coppa Italia su Pesaro, in Coppa Campioni sul Maccabi Tel Aviv». Premier, 9140 punti in serie A, otto anni a Milano, grande tiratore e lottatore, ricorda con modestia: «Venivo da Gorizia. Arrivai a Milano, il posto giusto, nel momento giusto. In campo ci parlavamo con gli occhi e ci capivamo». Dino Meneghin strappa risate e applausi quando annuncia: «Grazie a compagni come loro ho potuto comprarmi un appartamento a Milano. Quando oggi ci siamo abbracciati, è come se il tempo non fosse passato». Pittis ricorda che in quella squadra d’oro lui aveva solo 17 anni e si sentiva un garzone di bottega: «In allenamento c’era lo stesso agonismo che in gara: botte da orbi». Bob Mc Adoo viene lodato per essere arrivato in Italia dopo 14 stagioni in NBA con lo spirito di un ragazzino, non di una superstar qual era: «Fu coach Peterson a convincermi a venire a Milano. Mai scelta fu più azzeccata».



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