Domenica, 01 Giugno 2014 - 02:00 Comunicato 1347

BANKITALIA FUCINA DELLA CLASSE DIRIGENTE ITALIANA

La Banca d'Italia ha dato al paese un presidente della Repubblica, 2 primi ministri e svariati ministri, alti funzionari e dirigenti di primissimo livello. Insomma, si tratta di una vera e propria fucina della classe dirigente, in un panorama altrimenti povero. Lo hanno spiegato, in occasione dalla terza giornata del Festival dell'Economia di Trento, Valeria Sannucci, vicedirettore generale della Banca d'Italia, e Gianni Toniolo, docente di scienze politiche alla LUISS di Roma.-

"La nostra è la classe dirigente più vecchia, meno istruita, e più maschilista classe dirigente d'Europa – ha sottolineato Toniolo – Se si deve giudicare la nostra classe dirigente negli ultimi 20 anni, bisogna dire che i risultati non sono stati eccelsi. Il punto è che in Italia manca un canale formale, "ufficiale", di formazione della classe dirigente: nel Regno Unito c'è Eton e poi le università di Oxford e Cambridge, negli Stati Uniti ci sono i college della Ivy League, in Francia ci sono le grandes écoles, e in particolare l'ENA."
Secondo Toniolo, al posto di un canale "ufficiale" di formazione della classe dirigente, si può parlare di "scuole" e "luoghi" che in alcuni momenti storici hanno svolto un ruolo di primo livello. "Dopo il 1866, quando il Veneto diventa parte del Regno d'Italia, a Venezia si crea la prima scuola d'economia d'Italia, la Ca' Foscari. Negli anni Trenta sono i due politecnici a essere fucina di una parte della classe dirigente, fatta da ingegneri. C'è poi il momento dell'IRI, che fino agli anni Sessanta forma manager e tecnici di prim'ordine. La Chiesa cattolica di conserva con la DC ha i suoi centri di formazione, ad esempio le scuole dei gesuiti, e il PCI ha le famose Frattocchie".
All'episodicità e temporaneità degli esempi citati Toniolo contrappone il Servizio Studi della Banca d'Italia, "creato sotto il fascismo e che riceve un grandissimo impulso da Guido Carli, governatore dal 1960 al 1975." Quanto detto da Toniolo è stato confermato dalla Sannucci: "Il primo ingrediente necessario a costruire e manutenere il capitale dei dirigenti della Banca d'Italia è stato la presenza di grandi personaggi, figure lungimiranti che hanno fatto tesoro della loro esperienza. Pensiamo appunto a Guido Carli, a Carlo Azeglio Ciampi, a Tommaso Padoa-Schioppa, a Pierluigi Ciocca".
A parere della Sannucci, un altro ingrediente del successo in questo senso della Banca d'Italia è "il lavoro minuto, amministrativo di chi organizza i bandi di concorso, cerca di attirare i talenti, di selezionarli e poi di trattenerli. Il nostro è una faticosissima ricerca di equilibrio tra la natura pubblica della nostra istituzione e le sfide del mondo privato. D'altra parte nella Banca d'Italia non c'è una competizione sfrenata, siamo un piccolo universo di specialisti che lavorano insieme, galvanizzati dall'idea di essere al servizio dell'interesse generale. Il nostro obiettivo è formare dirigenti con una buona preparazione scientifica ma anche competenze manageriali".
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