Il caso Mondadori - Rizzoli offre l’occasione per tornare a parlare di editoria al Festival Economia di Trento. L’analisi del professor Marco Gambaro è stata di fatto l'occasione per il pubblico di conoscere le logiche e le strategie dell’editoria italiana, che regolano i rapporti tra editori e distribuzione, la relazione con il pubblico, e le logiche finanziarie che muovono un settore “piccolo” (vale un ventesimo delle telecomunicazioni o del mercato dell’automobile) ma strategico per la crescita culturale e civile di una nazionale. “Il libro - ha sottolineato Gambaro - è sì un bene di largo consumo che va sul mercato ma è anche uno strumento di cultura, conoscenza e contribuisce in maniera sostanziale alla formazione della consapevolezza e della capacità critica del Paese. Per questo motivo l'editoria non è un settore come un altro”.
Gambaro ha risolto alcuni luoghi comuni sul mercato italiano: “Non è vero che gli italiani leggono poco. Nell’intrattenimento gli indici di lettura degli italiani sono in linea con le percentuali dei paesi europei”. Dove manchiamo è nella lettura di libri utili alla formazione professionale e al lavoro (“In Italia si entra in azienda e ancora oggi si impara sul campo. Ciò che aiuta è, magari, essere il nipote del titolare…") e sul numero di diplomati, quindi di potenziali grandi lettori (“Coloro che leggono più di 15 libri all’anno”). A questo si aggiunge il ruolo di internet che ha ridimensionato fortemente la mission storica dell’editore, ovvero di cacciatore di talenti letterari: "Oggi ognuno può pubblicare un libro e pubblicarlo su un sito.
Con precisione, il docente ha spiegato i criteri su cui l’Antitrust ha svolto l’indagine ed ha maturato la decisione favorevole all’acquisizione: segmenti e quote di mercato (con la somme dei relativi quadranti), la rete di distribuzione dei libri (“Dove Mondadori e Rizzoli controllano oltre il 50%”), la promozione dei libri, l’acquisizione tra editori dei diritti d’autore (“Più favorevole ai big”). Gambaro ha anche elencato i “rimedi” dettati dall’Antitrust alla Mondadori per ridurre il rischio di posizione dominante dopo l’acquisizione di Rizzoli. Questi si dividono tra rimedi strutturali (cessione di Marsilio e Bompiani, oltre alla rinuncia nel mercato degli autori di clausole di preferenza e prelazione) e rimedi comportamentali (obbligo di mettere a disposizione il catalogo ebook delle piattaforme terze a condizioni eque e orientate ai costi, oltre all’obbligo per le librerie Mondadori di dare spazio ai libri di altri editori con turnazione tra gli stessi).
“Si poteva fare di più?” si è chiesto Gambaro. “L’antitrust avrebbe potuto essere più stringente su alcuni rimedi”, ha riconosciuto il docente, facendo però capire che questi ulteriori vincoli non avrebbero di fatto inciso in maniera determinate sulla decisione e sugli stessi rimedi.
“Preoccupato”, si è detto invece Stefano Feltri, giornalista del Fatto Quotidiano e moderatore dell’incontro: “Da giornalisti assisto in questi mesi a concentrazioni importanti nel settore dell’editoria. Dopo Rizzoli-Mondadori registro la fusione Repubblica e la Stampa, e alla scalata del gruppo francese Vivendi, già azionista di maggioranza di Telecom Italia, di Mediaset Premium”. Sarà - a detta di Feltri - una tendenza dettata dalla necessità di ridurre e razionalizzare i costi, ma l’editoria sta oggi vivendo un momento particolarmente delicato: stretta tra digitale e mercato globale, da obiettivi di business e non (solo) di settore.
In definitiva, l'editoria italiana è rimasta (forse) per troppo legata a logiche rigide, oggi messe in discussione da una società, e quindi da un mercato, oltremodo liquidi.