
L'applicazione della Direttiva Quadro Acque (DQA), che esplicita i principi europei del recupero dei costi ambientali, del “chi inquina paga” e della massima efficienza nell’utilizzo della risorsa idrica, comporta anche un’adeguata politica dei prezzi, alla quale deve concorrere il canone di concessione. Il canone costituisce infatti una delle leve finanziarie per il recupero (anche se parziale) dei costi delle misure che anche la Provincia autonoma di Trento sostiene per assicurare un buono stato di qualità dei corpi idrici.
L’attuale riforma dei canoni delle utenze di acqua pubblica è stata predisposta con il supporto scientifico del Dipartimento di Economia e Management dell'Università degli Studi di Trento. Sulla base di questo studio è stata prospettata una riforma complessiva dei canoni, che si articola su un arco temporale di più anni ma che per la sua attuazione necessita di modifiche normative e informatiche al sistema gestionale delle concessioni. Tenuto conto della necessità di introdurre già da quest’anno una parte della riforma, quella che introduce la componente ambientale nel canone demaniale, la Provincia ha approvato la delibera di oggi, rimandando la completa attuazione della riforma stessa a successivi provvedimenti. Seguiranno infatti disposizioni per riconoscere ad ogni uso premialità e penalità, e per tendere a far pagare tutti secondo l’impatto che l’uso dell’acqua genera sull’ambiente acquatico.
Nel concreto si è previsto di aggiungere al canone demaniale delle concessioni d’acqua pubblica, escluse le grandi concessioni idroelettriche che sono disciplinate da specifica normativa, la componente ambientale, così da recuperare almeno in parte i “costi ambientali”, ovvero i costi che sostiene e sosterrà la Provincia per la realizzazione delle misure riportate nei Piani di gestione delle acque distrettuali e nel Piano di Tutela delle Acque da poco approvato, per il mantenimento ed il raggiungimento degli obiettivi di qualità della DQA. La quota parte di recupero del costo delle misure a riforma completamente attuata sarà prossimo a 500.000 Euro (tendente al 5% dei costi annuali complessivi delle misure ambientali), ritenuta sostenibile per il sistema socio economico.
Poiché gli ultimi anni sono stati caratterizzati da una generale e difficile situazione economica e geopolitica che ha avuto ripercussioni anche a livello provinciale, e non da ultimo dalla siccità, si è deciso di non recuperare la medesima componente ambientale per le annualità 2021 e 2022 come era previsto dai programmi di riforma dei canoni avviati negli anni scorsi con precedenti delibere.
Per il settore agricolo inoltre, di concerto con Dipartimento Agricoltura , si è ritenuto di ridurre la componente ambientale del canone operando una riduzione pari al 25%, in considerazione dei benefici ambientali, le cosiddette esternalità positive che l’agricoltura esercita sull’ambiente.
In sintesi con l’applicazione della riforma in questa particolare fase, a partire dal 2023 le maggiori entrate per la Provincia di Trento ssono state stimate a circa 388.000 Euro all'anno.